08 Agosto 2012, 14:09
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“Il nostro è un tuffo nell’acqua fredda. Ma sono certo che i siciliani la riscalderanno”. Il linguaggio di Mariano Ferro è chiaro, diretto, colorito. Il leader del movimento dei Forconi, a metà dell’incontro organizzato all’Hotel Addaura, nel quale è stato presentato il nuovo logo e annunciata la “discesa in campo” alle elezioni Regionali, viene persino acclamato dalla platea. “Devi essere tu il nostro candidato alla presidenza della Regione”. Lui dribbla la questione, ma fino a un certo punto. Già, il candidato quasi certamente sarà lui. Una candidatura obbligata, necessaria. “Non abbiamo alternative – spiega Ferro – visto che dalla nostra protesta di gennaio non abbiamo ricevuto nessuna risposta da questo governo regionale. Se Lombardo si fosse mosso in qualche modo, non ci sarebbe stato bisogno del nostro impegno diretto in politica. Ma ha fatto poco o nulla. Quindi, è giunto il nostro momento”.
E l’obiettivo di Ferro è chiaro, ma anche molto ambizioso: “Noi non dobbiamo prendere parte a questa competizione elettorale solo per partecipare. E nemmeno per fare opposizione: noi dobbiamo vincere e governare”. Ma al di là dell’ambizione e dei proclami, Ferro è convinto anche che il quadro politico, il “clima” attorno ai Palazzi respirato in questi mesi, stia creando “una condizione storica unica. I partiti tradizionali stanno affondando, i politici cercano di riciclarsi nei movimenti, e c’è persino qualche candidato alla presidenza che di vergogna di presentare il simbolo del suo partito, il Pd”. Il riferimento, ovviamente, va a Rosario Crocetta. “Noi – prosegue Ferro in un intervento scandito dai frequenti e calorosi applausi della platea – siamo poveri ma belli. E non si pensi che il Movimento sia tutto qua, in questa sala. Gran parte è a casa, e aspetta di impegnarsi per queste elezioni: si tratta di imprenditori, operai, studenti, impiegati. Qualcuno – puntualizza – continua a indicarci come un movimento di agricoltori. Noi invece rappresentiamo tutti i siciliani stanchi”.
Eppure, al di là del dialogo rivolto ai siciliani, resta da superare una soglia di sbarramento del 5% che in qualche modo potrebbe spingere i Forconi a cercare alleanze in Sicilia. Un’ipotesi al momento messa da parte da Ferro: “La nostra porta è aperta a tutti – dice – ma soprattutto ai siciliani. Se poi qualche movimento civico, fatto di gente davvero nuova e onesta decide di condividere un progetto con noi, potremo discutere”.
Ma bisogna far presto. Le elezioni potrebbero essere molto più vicine di quanto previsto nel giorno delle sue dimissioni dal presidente Lombardo: “Questa storia di andare a votare i primi di ottobre – dice Ferro – è l’ennesima fregatura di Lombardo. Non ci vuole dare il tempo di organizzarci, di lavorare a una campagna elettorale adeguata. E si toglie ai cittadini la libertà di votare con consapevolezza, in un quadro chiaro. Quella di anticipare ulteriormente le elezioni sarebbe, in un certo senso, un colpo di Stato”. Già, col presidente uscente non corre buon sangue. Nonostante una prima fase di dialogo, ai primi dell’anno, alla quale è seguito poco altro. Anzi, il rapporto è culminato con un acceso incontro all’Ars, qualche mese fa, infarcito, pare, di urla e accuse. “Lombardo ci ha deluso”, conferma Ferro.
E in quel momento, uno dei forconi poggiato nei pressi del palco, cade lasciando un tonfo sordo. “Appena ha sentito il nome di Lombardo è caduto”, scherza uno degli attivisti del Movimento, seduto in prima fila. Una prima fila verso la quale s’era avviato il generale Antonio Pappalardo, leader del movimento civico “Il Melograno”. Ma gli è stato chiesto di sedersi nelle retrovie: “Nelle prime file – spiegano alcuni militanti dei Forconi – deve sedere la gente umile, quella che ha davvero lottato per il Movimento”. E Pappalardo, che ha incontrato i Forconi in una specie di “coordinamento dei movimenti sicilianisti” pochi giorni fa all’Ars? Ferro fa spallucce. Della serie, “oggi è il giorno dei Forconi, Pappalardo al momento non ci interessa”.
E tanto meno interessa ai militanti la presenza di Rossella Accardo. “Accusata” dai presenti di far parte degli “altri” Forconi, quelli di Martino Morsello. “Ma io – spiega la Accardo – sono qui per i siciliani. Si vince solo se siamo tutti uniti. O ci ribelliamo o affondiamo. La Sicilia deve presentarsi compatta, coesa, orgogliosa di un passato straordinario. Deve riconquistare la propria dignità vilipesa da chi viene da fuori solo per sfruttarci, insieme a chi ha usato il clientelismo arricchendosi e curando solo i propri interessi personali”. “La Accardo non fa parte dei Forconi”, si affrettano però a precisare alcuni attivisti. È in quel momento che Rossella Accardo sfodera una bandiera della Trinacria, fa con le dita il segno di “tre” e annuncia: “Dovrò farmi una chiacchierata con Mariano Ferro”. Che a stretto giro di posto replica ai cronisti: “Non mi interessa”. Già, oggi è il giorno dei Forconi. Che abbracciano i pastori sardi, “padri putativi del Movimento”, rifiutano per il momento di essere accostati a Cateno De Luca, a Vittorio Sgargi, a Forza Nuova, “già mi sento male”, dice Ferro, già pronto a tuffarsi nell’acqua gelida di queste elezioni regionali.
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08 Agosto 2012, 14:09