Qui ci vuole Superman

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12 Settembre 2010, 00:48

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Quest’uomo nei suoi sogni più lievi e densi di raggi di sole è Superman. Nella realtà terribile è un disoccupato, si chiama Pasquale. Gira per le strade di Palermo col vestito azzurro e rosso, abbandondando le nubi nere in un ripostiglio interiore, per protestare e per regalare una speranza.
La protesta: “Ci stanno fregando – dice Pasquale Clark Kent – ma la Sicilia non è dei politici, è nostra. Mi vedi così perchè sottolineo il mio malessere, il dolore di ognuno. Lo scrivi? Devi essere un supereroe per sopravvivere”. La speranza: “Possiamo volare anche noi se vogliamo. Dobbiamo riappropiarci di ciò che era nostro”.
Pasquale Putignano è stato a Roma, un paio di volte per incontrare Berlusconi, senza esito. Un mancato summit tra supereroi. Lo hanno trattenuto in caserma dai carabinieri, “e non avevo disturbato nessuno”. E’ tornato a Palermo e ha un’idea bislacca: “Voglio candidarmi a sindaco. Potrei fare molto”. Bislacca, dunque? Sì, per l’ortodossia. Ma se uno guarda al sindaco pro tempore di Palermo – il mitico Diego Kid – se uno sfoglia le biografie di assessori e consiglieri comunali, perfino Super-Pasquale appare come una confortante soluzione. O come una luce che rischiara le nostre contraddizioni. Abbiamo sbagliato a credere alle panzane dei politici di professione. Confessiamolo. Scarsi, incompetenti e corrotti loro, incauti noi.

I politici di professione sono solitamente refrattari al contatto umano, fuorché nel periodo elettorale. Sotto le urne gli abbracci fioriscono, le occhiate mielose si moltiplicano, come le pacche sulle spalle con la rincorsa di cento metri. Accadrà pure per la prossima poltroneide di Palazzo delle Aquile. Il padrone parla all’elettore-servo della gleba con inusitata condiscendenza in quei frangenti. Lo rimira come Paperone al cospetto di un sacchetto di dollari, con un riflesso dorato nella pupilla. Finge di interessarsi di biografie, salute e figli. La finzione si dissiperà come neve al sole col voto in saccoccia.

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Forse dovremmo lasciarci governare da uno che ha sofferto la fame. Da uno che non sa nulla di pubblica amministrazione, eppure ha il coraggio civile di indossare un costume da supereroe, il suo dito puntato contro il mondo a rovescio. Anche indossare un costume da palermitano e portarlo in giro ogni sacrosanto giorno è un’impresa da Nembo Kid. Super-Pasquale lo dice, nel corso di una chiacchierata a Villa Filippina: “I miei fratelli palermitani potrebbero cambiare davvero se solo lo volessero. Lo vogliono?”.

E noi lo vogliamo? E noi che facciamo, vestiti vuoti venduti al potente Lex Lutor di turno? Magari non voteremo questo Superman che non viene da Kripton, però è utile porgergli l’orecchio e gli occhi, ascoltare la sua lezione che arriva dal basso e da una non insana stranezza. E’ pazzia migliore della nostra normalità.  
Certo,  possiamo scuotere la testa e andare avanti sulla nostra strada di polvere e miseria con le scarpe sporche di fanghiglia e rimpianti. Oppure possiamo imitare quel bambino che ha visto un uomo vestito di azzurro e rosso a Villa Filippina, durante la presente chiacchierata. Si è avvicinato, come se fosse la cosa più naturale del mondo.  Gli ha chiesto: “Superman, mi insegni a volare?”. Impareremo mai?

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12 Settembre 2010, 00:48

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