23 Giugno 2015, 19:14
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CATANIA – Può una città rimanere sotto choc? Ebbene, Catania oggi l’ho è. L’arresto del presidente del Calcio Catania, Nino Pulvirenti, e dell’amministratore delegato, l’argentino Pablo Cosentino, hanno gettato una città nello sconforto. Non è ancora prevedibile cosa decideranno la giustizia civile né tanto meno quella sportiva. L’estate che si è appena aperta si annuncia rovente sul fronte dell’attesa. Intanto la tifoseria, nonché la popolazione catanese, vive queste ore con forte senso di frustrazione se non addirittura di imbarazzo.
Una sensazione palpabile sia nei bar, negli uffici e ovviamente nei social. “Oggi è una giornata di Merda, di quella che rimani deluso e sconvolto. Roba da non crederci, il Catania si è comprato le partite per salvarsi, che vergogna!!! Noi catanesi preferivamo una triste retrocessione invece di truffare”, questo è il commento di Dario G. su Facebook. Rilancia Antonio C.:“Ci aveva promesso la promozione – riferendosi al patron Pulvirenti – ha scritto invece la pagina più nera della storia del Calcio Catania”.
La mente torna immediata a quando il Catania, nel 1993, subì il tentativo di radiazione da parte dei vertici federali. Allora il club rossazzurro pagò un prezzo altissimo, quello cioè di ripartire dall’Eccellenza. La questione, allora, fu semplicemente economica. La voragine che rischia di aprirsi oggi ha tinte che nulla hanno a che vedere la bellezza del gesto sportivo. Ed è così che viene postata dei websupporter di Facebook la foto di Angelo Massimino. Il prossimo anno, per altro, saranno i vent’anni dalla sua scomparsa, avvenuta in un tragico incidente stradale.
“Cavaliere proteggici tu”, è l’invocazione digitale. Del resto, nel dibattito catanese le vicende di quell’estate ritenuta ormai lontanissima, nell’ultimo anno, sono ritornate a galla a più riprese. Sia perché fanno da sfondo al caso editoriale di Quando saremo tutti nella nord, testo scritto a quattro mani dal giornalista Luigi Pulvirenti e del capo ultras Michele Spampinato; ma anche per le polemiche che riguardanti il murales tinto di rosso e azzurro che l’Amministrazione comunale ha dedicato a Candido Cannavò, storico direttore della Gazzetta dello sport.
C’è poi chi resta nella tradizione, rispolverando la santuzza e l’acronimo “N.o.p.a.q.u.i.e.” Ovvero: “Non offendere la patria di Agata perché ella è vendicatrice delle offese”. Insomma, si è aperta una ferita che supera di gran lunga il Calcio. E se c’è chi sottolinea che “siamo sempre a Catania”, un po’ per ricordare che questa città è afflitta da molti mali difficili da estirpare, quasi connessi al codice genetico di questo territorio; c’è chi replica: “Non dimentichiamoci che l’inchiesta è pur sempre partita dalla nostra Procura”. Questo per mettere assieme pesi e contrappesi.
Tuttavia, gli effetti della tempesta che si è abbattuta sul club che ha come quartier generale quella Torre del Grifo che è uno dei fiori all’occhiello della presidenza Pulvirenti, devono essere ancora metabolizzati. E il problema di come spiegare ai propri figli quanto accaduto, soprattutto se sognano d’indossare un giorno la maglia che fu un tempo di Mariano Cipriani, Giuseppe Mascara e Claudio Ranieri, circola in rete e si pone come un problema di coscienza dei più seri.
Ma la città ha intenzione di reagire. I tifosi della Curva Nord hanno infatti indetto un’assemblea cittadina per domani sera in Piazza Dante. Per sabato, in oltre, è già fissato un corteo per “l’orgoglio” rosso azzurro. “Onore a noi che non ci siamo venduti. Che non ci siamo girati dall’altra parte. Che abbiamo denunciato il disastro Catania già un anno fa. Che nonostante le critiche di molti siamo andati avanti lo stesso”, fanno sapere in un post quelli di A sostegno di una fede, il gruppo portante del settore Nord.
“Oggi è un giorno triste – continua – ma dobbiamo avere la consapevolezza che ci siamo comportati secondo coscienza. Perché difendere i nostri colori è anche denunciare quello che non va, non chiudere gli occhi”. Il riferimento è alla lunga querelle dei mesi scorsi tra la tifoseria e la società, sfociata nello sciopero del tifo proclamato in autunno in coincidenza delle dimissioni dell’allenatore Giuseppe Sannino, uscito di scena in aperta polemica con le scelte gestionali di Pablo Cosentino. E per quanto la sfera di cristallo non è concessa a nessuno, c’è chi non è affatto stupito da quanto accaduto oggi: “Allibito ma non sorpreso, questo è il calcio moderno e questi sono i suoi figli e i suoi risultati”.
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23 Giugno 2015, 19:14