11 Novembre 2023, 06:50
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PALERMO – Storie di mafia e di misteri. Di padrini latitanti, arrestati e deceduti come Matteo Messina Denaro, e di altri carcerati a vita come Domenico Raccuglia, boss di Altofonte. E storie di gente ammazzata di cui probabilmente non si conosce l’identità. Il blitz che ha svelato il perdurare dell’asse fra le famiglie mafiose di Palermo e New York accende i riflettori su vecchie vicende zeppe di interrogativi.
Nel novembre del 2009 in una casa di via Cabasino a Calatafimi, in provincia di Trapani, finiva la fuga di Domenico Raccuglia, soprannominato “il veterinario”. Di lui pochi mesi fa parlavano Giacomo Palazzolo e Giovan Battista Badalamenti, due dei diciassette fermati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Era Prestigiacomo a riferire dell’insofferenza di Matteo Messina Denaro quando seppe, a cose fatte, che Raccuglia aveva deciso di trascorrere la latitanza in provincia di Trapani: “Quando è andato a finire a Trapani, i trapanesi non sapevano niente. Messina Denaro (pronuncia il nome abbassando il tono della voce) si siddiò, dice: ‘Ma questo docu che ci faceva senza che io ne so niente?’ E lui invece gli è andato a dire dice: ‘A posto, io qua, dice, posso…’. Quando poi lo hanno preso, dice: ‘Ma questo qua che ci faceva, dice, senza che io so niente’. ‘Come tu non sai niente? Dice: ‘Io non so niente, dice, di questa cosa’. E ci eravamo visti qualche quattro, cinque giorni prima“. Con chi si era visto? Con Matteo Messina Denaro. Un altro enigma sulla latitanza del padrino morto dopo l’arresto.
Anche Badalamenti aveva un retroscena da rivelare sulla latitanza di Raccuglia: “Io una volta sono andato a trovarlo e sono andato a trovarlo agghiri docu… a Segesta fu penso… in una cantina. Minchia s’asciucò i cristiani, non ci metteva… non ci pensava proprio Salvatò”. Il macabro riferimento è gente assassinata.
Quindi confrontavano la figura di Messina Denaro a quella di Vito Vitale, capomafia ergastolano di Partinico. Il padrino trapanese “non lo conosceva nessuno. Là… a Castelvetrano… passeggiava”. Altra pasta rispetto a “quel folle di mio padrino. Folle totale… che doveva comandare in tutto il mondo. In Italia dice devono fare quello che dico io. Noialtri, i napoletani, i romani, dice, i milanesi, dice… o fate quello che dico io, dice, a tutti vastutu. Dice, vastututu a tutti”.
Metodi e stili diversi di due capi altrettanto forti e di cui, così emerge dalle intercettazioni, i mafiosi di oggi sentono la mancanza. A Palermo come negli Stati Uniti dove oggi c’è un nuovo vuoto. Tra i Gambino di New York si era fatto largo l’italo-americano, Joseph Lanni, 52 anni, soprannominato “Joe
Brooklyn”. Avrebbe preso il posto che fu di Frank Calì, ucciso nel 2019 da un giovane per una banale lite. Ora anche lui è stato arrestato dai poliziotti del Servizio ventrale operativo e della squadra mobile coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.
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11 Novembre 2023, 06:50