15 Novembre 2014, 06:15
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PALERMO – “A vostro buon cuore”, diceva Natale Bruno. A giudicare dalle cifre raccolte dai nuovi mafiosi di Brancaccio il pizzo serve più per controllare il territorio che per fare soldi. Non a caso sono ripresi i traffici di droga.
Le intercettazioni dell’ultimo blitz antimafia di Palermo, inserite nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudcie per le indagini preliminari Lorenzo Matassa, svelano storie di sopraffazione, paura, ma anche connivenza. Nella nuova mappa del racket sono finiti parecchi commercianti. Una ventina in tutto. Molti sono ancora da identificare, di altri i poliziotti della Squadra mobile sanno già tutto. A cominciare dal fatto che nessuno di loro si sia deciso di denunciare. Nei prossimi giorni saranno convocati in Questura. Saranno di fronte ad un bivio: ammettere di avere pagato o negare e beccarsi una denuncia per favoreggiamento.
C’era un gran viavai nel magazzino di via Gaetano Di Pasquale, sede operativa di Natale Bruno, considerato l’uomo forte nel feudo dei Graviano. Gli incontri con il fratello Giuseppe, Maurizio Costa e Giuseppe Furitano erano all’ordine del giorno. I nomi di chi avrebbe pagato sono lì, nei nastri magnetici: dal titolare “forno De Luca” alla “salumeria Vercio”, da soggetti menzionati per cognome – “Baiamonte, Li Bassi, Faia” – a “quello del cane”, dal “supermercato” a “quello dei detersivi”. Ed ancora, bar, negozi e cantieri edili ancora da identificare.
Spesso i mafiosi si accontentavano di piccole somme. “Quelli che mi devono dare trecento euro il bar e duecento euro il De Luca…”, spiegava Furitano. “Perché ti sta dando trecento euro?”: Bruno si meravigliava per l’esigua somma pagata dal titolare del bar. Secca la risposta. “Questi può dare”. Stessa cosa per il minimarket De Luca di corso dei Mille che non era puntuale nei pagamenti. “Dice ‘ti do altri duecento’ – raccontava Furitano – perché ha avuto la spesa della saracinesca, mi ha fatto vedere la fattura dice mille e duecento euro con tutto il coso…”. Bruno non voleva sentire ragioni: “Faglieli uscire, domani ci puoi andare, e gli puoi dire che c’è urgenza”.
Non gli era andata bene, invece, con gli imprenditori che gestivano un cantiere edile, ancora da individuare. Furitano spiegava come fossero andate le cose: “… il padre con i figli stanno lavorando. Ci sono andato e gli ho detto ‘il capocantiere’… il capocantiere non c’è, io sono il proprietario con i miei figli. Dice cerchi lavoro? Gli ho detto sì, una volta che mi dice così che gli devo dire, ti devi mettere a posto che mi scippa la testa”.
C’era chi chiedeva tempo. Non perché non volesse pagare, ma perché diceva che gli affari andavano male e per mettersi a posto doveva aspettare di incassare la pensione. “Dice no, non te li posso dare perché io prendo la pensione dice giorno dieci”, riferiva Furitano al termine di una visita nella bottega di un salumiere di via Pecori Giraldi. E Furitano si sarebbe finto postino per incassare. Come già avvenuto altre volte: “Ou te lo immagini, vestito da postino, sono salito, ho aspettato che passasse il postino, ci sono salito deve firmare, gli devo consegnare un pacco”.
E c’era chi, invece, come Salvatore Rosario Esposito, il pizzo lo avrebbe pagato con lo sconto grazie alle sue conoscenze. Gli misero la colla nel lucchetto della saracinesca del suo negozio di tessuti a Bagheria. A quel punto si sarebbe rivolto ad un amico, Giulio Matranga, pregiudicato che chiese aiuto a Natale Bruno. Il commerciante abita a Brancaccio. Bruno mise a posto le cose con la famiglia bagherese: il commerciante ebbe lo sconto e i soldi li avrebbe incassati direttamente lui.
Una soluzione che piaceva al commerciante: “Ma non è che devi venire solo a Pasqua ed a Natale. Tu quando vuoi salire sai dov’è che sono. Ti vuoi venire a fare una passeggiata. Mio compare mi dice vedi che sta salendo l’amico tuo. A Pasqua a Natale ti ripeto di nuovo. Vieni tu. Io li do a te e tu te li porti e te la sbrighi tu. L’importante è una cosa sola che ti voglio dire qua davanti tuo compare, ‘cacamenti di minchia’ io non ne voglio da nessuno. E questo che sia chiaro, è una cosa importantissima. Domani che si presenta qualcuno… è giusto… perché alle volte uno può anche sbagliare anche innocentemente perché magari tu non sai come, chi sono, come parlare, chi si presenta chi non si presenta! Bene o male so che Natale mi ha detto devi fare così. Natale mi ha detto devi fare così. Chiaro quello che ti dico”.
Vittima del racket sarebbe stata pure la Me.di.Ser con sede nella zona industriale di Brancaccio che si occupa del commercio di pollame e selvaggina. In questo caso, però, la cifra della messa a posto non è stata quantificata.
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15 Novembre 2014, 06:15