La protesta in Pescheria:| “Uccidono il centro storico”

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13 Aprile 2013, 19:00

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La manifestazione di questa mattina

CATANIA – Siti archeologici a rischio, edifici demoliti, copertura in plexiglass sugli archi della marina, anni di cantiere per una città che verrebbe distrutta e divisa in due. Sarebbe questo il disegno della nuova Catania firmato dal gruppo Ferrovie dello Stato, per un progetto, l’RFI, che ai catanesi continua a non piacere.

“Noi non siamo come i No Tav – commenta Fabrizio Carbone, responsabile dell’associazione Merito e Cambiamento questa mattina in protesta per le vie del centro storico – infatti non siamo contro un raddoppio ferroviario, a non starci bene sono le modalità proposte da Ferrovie dello Stato e appoggiate dalla Regione. Con la protesta di oggi vogliamo, anzi, dobbiamo creare coscienza, sensibilizzare i catanesi affinché si tuteli il nostro patrimonio che altrimenti verrebbe distrutto”.

Alcuni palazzi che scomparirebbero con il raddoppio ferroviario

La società del gruppo Ferrovie dello Stato ha previsto, infatti, nel suo piano RFI per la realizzazione del raddoppio ferroviario della tratta Stazione centrale – Acquicella l’abbattimento di numerosi edifici nella zona del Castello Ursino con conseguente demolizione di appartamenti e negozi specie nelle zone di via Auteri e piazza Currò.

La petizione

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E così, questa mattina con petizione in mano, i membri del gruppo hanno girato per le vie del centro storico in zona pescheria e distribuito volantini alla gente. “Ci sono molte valide alternative – ha proseguito Carbone – un esempio potrebbe essere l’idea prospettata nel PRG di Catania predisposta dall’ amministrazione comunale guidata dal sindaco Stancanelli, la quale prevede l’interramento dei binari e lo sfruttamento della colata lavica del 1669 che scorre proprio sotto il centro storico, quindi nessuna demolizione”.

Del resto, negli ultimi mesi sono state ferme e decise le tante opposizioni all’ RFI. “Siamo fiduciosi. L’amministrazione comunale è dalla nostra parte – conclude Carbone – come la Soprintendenza ai Beni Culturali e persino l’Unesco. Il nostro prossimo passo sarà un presidio all’ARS di Catania, dopo di che, se non dovessimo avere risposta, andremo a Palermo”.

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13 Aprile 2013, 19:00

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