10 Aprile 2011, 15:20
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Sino a pochi mesi addietro il presidente della Regione Raffaele Lombardo prendeva le distanze dai comportamenti del fratello Angelo (nella foto). “Ciascuno- riferiva alla stampa – risponde delle proprie azioni”. Dopo il ricevimento dell’avviso di garanzia, Lombardo intervistato da Livesicilia ha cambiato opinione difendendo il fratello. Adesso, proceduralmente, le loro posizioni sono equiparate, restano 19 giorni per presentare memorie e produrre documenti.
Ecco cosa ipotizzano i PM.
Raffaele e Angelo Lombardo sono accusati di “aver concorso, pur senza esserne affiliati, nell’associazione mafiosa denominata della Cosa Nostra etnea, associazione operante in sinergia con le altre famiglie di Cosa Nostra attive nel territorio siciliano, contribuendo a violare l’ordine pubblico…
-”sollecitando direttamente o indirettamente i vertici della predetta organizzazione a reperire voti per gli stessi indagati e per i partiti nei quali gli stessi indagati militavano e in tal modo ingenerando il coinvolgimento circa la propria completa disponibilità ad assecondare le esigenze della consorteria mafiosa negli specifici settori del controllo diretto e indiretto di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e di servizi pubblici mediante la strumentalizzazione della propria attività pubblica e dell’attività politico amministrativa di esponenti della stessa area, collocati in centri di potere istituzionali e sub istituzionali, determinavano e comunque rafforzavano il proposito criminoso dei capi e dei partecipi della medesima associazione di commettere delitti, di acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche e comunque di realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé e per altri, di ostacolare il libero esercizio di voto e di procurare direttamente o indirettamente, anche per il tramite delle altre famiglie di Cosa Nostra attive nel territorio siciliano, voti per sé e per altri;
-contribuivano sistematicamente e consapevolmente, con l’esercizio del loro potere personale e mediante le relazioni derivanti dalla loro pregressa militanza in più partiti politici -alle attività e al raggiungimento degli scopi criminali dell’associazione mafiosa negli specifici settori del controllo direto o indiretto di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, di appalti, di servizi pubblici alla ricerca del consenso in occasione di consultazioni elettorali, mediante la strumentalizzazione della propria attività politica, nonché delle attività politico-amministrative di esponenti della stessa area, collocati in centri di potere istituzionali e sub-istituzionali onde agevolare la distribuzione di appalti, concessioni, licenze, finanziamenti anche ad imprese a disposizione dell’associazione mafiosa, posti di lavoro e altre utilità in favore di membri di organizzazioni criminali di stampo mafioso; e tra l’altro accordandosi con la famiglia catanese di Cosa Nostra i un arco temporale particolarmente esteso per ricevere voti in numerose competizioni elettorali (elezioni europee 1999; elezioni provinciali 2003; elezioni europee 2004; elezioni comunali e regionali 2008), per loro e per i partiti politici in cui militavano, con la promessa di attivarsi in favore della stessa organizzazione mafiosa nell’adozione di scelte politico amministrative e affidando a soggetti notoriamente legati a Raffaele Lombardo, tra cui il fratello Angelo e il geologo Giovanni Barbagallo, intraneo alla medesima associazione mafiosa, il ruolo di diretti intermediari nei rapporti con gli esponenti dell’associazione mafiosa, intenzionalmente ingeneravano, mantenevano e rafforzavano il diffuso convincimento circa la loro completa disponibilità alle esigenze della concorteria predetta, in tale modo accrescendo il prestigio criminale e la capacità di infiltrazione della organizzazione mafiosa medesima nella politica e nell’economia, così consentendo all’organizzazione di avvicinare a sé numerosi imprenditori e politici i quali a loro volta, accrescevano, in modo esponenziale, le capacità operative ed economiche dell’organizzazione nei rispettivi settori. Con le aggravanti di avere concorso in un’associazione armata e che assumeva e manteneva il controllo delle attività economiche, finanziandole intutto o in parte con il profitto dei delitti commessi. In Catania e in altre parti del territorio siciliano dal 1999 fino all’aprile del 2009”.
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10 Aprile 2011, 15:20