Ragazza morta carbonizzata | Mistero sull’incidente

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07 Febbraio 2011, 13:17

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Una ragazza perbene e una fine atroce. Su questo sono tutti d’accordo: conoscenti, amici, inquirenti. Antonella Alfano, 34 anni, è morta carbonizzata sabato scorso, dentro la sua fiat 600, in via Papa Luciani, ad Agrigento. La sua auto è finita in un dirupo, che porta a un piccolo boschetto. Quello che hanno trovato, polizia e carabinieri, è stato la carcassa di un auto, semidistrutta dalle fiamme, con all’interno il corpo della giovane donna. Un incidente o qualcos’altro? Se lo chiedono gli uomini della compagnia dei carabinieri di Agrigento, così come quelli della squadra mobile, che hanno unito le forze per fare luce su un dramma, che al momento pare avere molteplici sfumature. Perchè l’automobile di Antonella è precipitata? Un malore, una svista, la velocità elevata? Sono tutte cause al vaglio degli investigatori, che, però, si domandano anche come mai, nella strada che sormonta la boscaglia, non vi siano tracce di frenate.
Le ipotesi si accavallano e l’una non esclude l’altra. Non si scarta quella principale, ossia l’incidente stradale, dovuto a errore umano, ma non si scarta neppure quella del pirata della strada o peggio ancora l’ombra di un ragione dolosa. La procura della Repubblica di Agrigento ha disposto, immediatamente, l’autopsia, che si svolgerà nel pomeriggio. La perizia necroscopica potrebbe risolvere definitivamente il caso, chiarendo i dubbi più atroci dei familiari della vittima. Antonella, infatti, potrebbe avere avuto un malore improvviso e da lì essere precipitata nel boschetto, senza avere avuto neppure la lucidità per tentare una frenata.
Intanto la gente che la conosceva, parla di lei definendola una ragazza tranquilla, garbata, dedita al suo lavoro da commessa al centro commerciale Le Vigne, a Castrofilippo e ancora di più al suo “mestiere” di mamma. Antonella, infatti, lascia una bimba di dieci mesi, avuta dal compagno, carabiniere in forze nell’Arma di Agrigento.
Il giorno della sua morte, Antonella, secondo ricostruzioni, sarebbe stata in giro per il centro città a fare acquisti, quindi il ritorno fatale verso Villaggio Mosè, dove la donna viveva con il compagno e la piccola. Rientro a casa che, però, non è mai avvenuto, bloccato da un destino che gli inquirenti stanno cercando, in tutti i modi, di chiamare con il nome giusto.

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07 Febbraio 2011, 13:17

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