06 Maggio 2013, 06:15
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PALERMO – “Esito negativo”. Il risultato della nuova tornata di ricerche sta tutto nelle parole scritte in calce all’informativa dei carabinieri. Non c’è traccia di Salvatore Coletta, 15 anni, e dell’amico Mariano Farina, di 12, spariti il 31 marzo 1992 a Casteldaccia.
Su input dei pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Marzia Sabella i militari hanno passato al setaccio le ville sul lungomare del paese in provincia di Palermo. Hanno controllato pozzi, cisterne, serbatoi, vecchie piscine in disuso, anfratti e quant’altro potesse ospitare tracce, seppure sbiadite dal tempo, di presenza umana. Alle operazioni hanno partecipato anche i vigili del fuoco e i sommozzatori. Il risultato sta tutto nelle parole, “esito negativo”, con cui si conclude la relazione consegnata dal Nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo ai magistrati che hanno riaperto il caso ventuno anni dopo. “Spero che non trovino nulla, credo ancora di potere abbracciare nostri figlio”, aveva detto Carmela La Spina, la mamma di Salvatore. Una speranza comprensibile.
Le ricerche si sono concentrate nella zona di contrada Celso che ospita una dozzina di ville. Alcune delle quali abitate in passato da pezzi da novanta della mafia palermitana. Un pentito ha raccontato che nelle residenze di Masino Spadaro, Michele Greco e Filippo Marchese, all’inizio degli anni Novanta, si svolgevano summit alla presenza di Bernardo Provenzano. Sono le stesse abitazioni davanti a cui sono stati visti per l’ultima volta Salvatore e Mariano.
Il verbale del collaboratore di giustizia è agli atti dell’inchiesta riaperta nel 2011 su istanza dei familiari di Colletta, assistiti dall’avvocato Marco Lo Giudice. Non contiene circostanze precise, ma si parla di una voce che circolava con insistenza negli ambienti di Cosa nostra. Bernardo Provenzano radunava i capimafia per stabilire le strategie. L’incarico delle convocazioni era affidato al suo braccio destro, Ciccio Pastoia, boss di Belmonte Mezzagno morto suicida in carcere. Casteldaccia si trova nel cuore della provincia palermitana che per due decenni ha protetto la latitanza del padrino corleonese.
Dunque, la pista investigativa è stata definita plausibile. I due ragazzini potrebbero avere visto qualcuno che non avrebbero dovuto vedere. Oppure le loro irruzioni, per gioco, nelle case non sarebbe state gradite dai capimafia. Nel frattempo esiti negativi arrivano anche dal lavoro dei uomini del Reparto investigazioni scientifiche di Messina. L’ex moglie di un personaggio contiguo alla mafia bagherese, alcuni mesi fa, ha raccontato che il marito, nel 1992, ricevette una misteriosa telefonata notturna. Era stato incaricato di seppellire due corpi. Ha indicato pure il punto dove sarebbero stati seppelliti. Lungo il muro di cinta di una strada a Bagheria i carabinieri hanno trovato un’intercapedine. Gli uomini del Ris hanno prelevato alcuni campioni di terriccio. Finora gli esami di laboratorio hanno escluso la presenza di tracce umane.
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06 Maggio 2013, 06:15