31 Marzo 2022, 11:15
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CATANIA – Qualcosa sembra muoversi davvero. Dopo trent’anni in cui la Catania-Ragusa è stata immaginata, progettata e poi rimandata all’infinito, il presidente della Regione Nello Musumeci ha annunciato ieri la pubblicazione del bando di gara per selezionare le aziende che lavoreranno ai cantieri della nuova autostrada. La struttura sarà realizzata interamente con fondi pubblici.
Una lunghezza totale di 68 chilometri divisi in quattro lotti diversi, con una spesa complessiva di un miliardo e 267 milioni di euro, sono i numeri dell’autostrada Catania – Ragusa. Il tracciato seguirà, in larga parte, quello della statale 414 di Chiaramonte e della 115, la sud occidentale sicula, e prevede la realizzazione di 11 viadotti, per un totale di 2,3 chilometri a carreggiata, di una galleria a doppia canna da 800 metri e di un attraversamento ferroviario.
Lungo l’autostrada saranno presenti 10 svincoli: quelli in corrispondenza delle provinciali 7 e 5 e di Licodia Eubea, Grammichele, Vizzini Scalo, Vizzini, Francofonte est e ovest, Lentini e degli innesti con le statali 115 e con l’autostrada Catania – Siracusa.
Ad annunciare lo sblocco della procedura per realizzare la Ragusa – Catania era stata, quindici giorni fa, l’approvazione del progetto da parte del Cda Anas, a cui Musumeci chiederà di costituirsi come stazione appaltante dell’opera. La gestione da parte di Anas sottolinea la gestione pubblica del progetto e dei lavori, che saranno finanziati con fondi dello Stato e della Regione. Una scelta a cui si è arrivati proprio dopo che un’altra impostazione, che faceva capo a una società privata, non ha funzionato.
In un primo momento, infatti, a realizzare l’autostrada doveva essere la Sarc, Società autostrada Ragusa – Catania. Come si può leggere sul sito della società, da tempo non aggiornato, la Sarc nasce nel 2014 per progettare, realizzare e gestire il corridoio autostradale, e nello stesso anno firma la convenzione di concessione con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La convenzione è poi stata approvata, ed è diventata efficace, nel 2016.
Nel 2018 però iniziano i primi problemi. Il ministero dell’Economia, infatti, espresse delle riserve sulla fattibilità dell’opera. Come dichiarò all’epoca l’assessore alle infrastrutture Marco Falcone, “Il ministero dell’Economia ha forte perplessità sulla sostenibilità finanziaria dell’operazione, perché ritiene il pedaggio abbastanza alto e perché considera l’opera sottostimata, così come il ministero delle Infrastrutture mostra perplessità sulla fattibilità del progetto stesso”.
Uno dei problemi principali di quello schema era che, a strada realizzata, per rendere sostenibile l’investimento il pedaggio avrebbe dovuto aggirarsi intorno ai 20 euro per singola tratta, con 40 euro per un viaggio andata e ritorno da Catania a Ragusa. Troppo, soprattutto se paragonato alle tariffe delle altre autostrade siciliane, e con il più il nodo che essendo l’unico tragitto possibile tra le due città difficilmente l’Unione Europea avrebbe fatto passare la cosa.
La Regione, in quel caso, aveva messo sul piatto quattro milioni di euro all’anno per abbattere i costi di pedaggio fino a un massimo di 10 euro, ma neanche così i due ministeri interessati si convinsero a dare il via libera all’operazione. Ci fu un tentativo del ministro Toninelli, allora alla guida delle Infrastrutture, di creare una società mista pubblico – privato in cui includere anche Sarc, ma il ministro dell’Economia Tria non accettò. La decisione, quindi, fu di fare diventare l’opera completamente pubblica.
L’ultimo atto è quindi l’entrata in scena di Anas, con finanziamenti in arrivo sia dalla Regione che dallo Stato. La tabella di marcia è stata annunciata oggi dallo stesso Nello Musumeci: entro l’estate dovrebbero essere noti i nomi delle imprese che lavoreranno ai quattro lotti, ed entro l’anno dovrebbero aprire i cantieri.
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31 Marzo 2022, 11:15