15 Luglio 2016, 11:28
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RANDAZZO. Dopo quasi tre anni e soluzioni più o meno tampone prospettate solo pochi mesi fa che facevano prevedere la riapertura entro l’estate, resta ancora chiusa a Randazzo la Biblioteca comunale “Don Virzì”. Da quel decreto sindacale datato 14 novembre 2013, che disponeva la chiusura della sede originaria di Palazzo Fisauli per mancanza dei requisiti di sicurezza, ad oggi non è infatti possibile consultare i suoi diciottomila volumi ospitati nell’Istituto di Santa Caterina. Doveva essere il piano terra di quest’ultimo a diventare la nuova biblioteca, ma ad inizio anno scolastico 2014 un ammaloramento del tetto nella sezione cosiddetta Cappuccini della scuola materna che appartiene al De Amicis e la necessità di ulteriori locali per il Don Milani hanno fatto sì che l’Istituto venisse invece messo a disposizione di alcuni classi.
“Il progetto rimane sempre lo stesso. C’è stata un’evoluzione dal punto di vista tecnico per quanto riguarda le questioni di bilancio, perché allora pensavamo di presentare un bilancio”. A parlare è il sindaco, Michele Mangione, che a febbraio aveva dichiarato l’impegno di sessantamila euro per potere intervenire sul tetto della scuola materna e, avanzando invece una soluzione definitiva, anche la volontà di reperire le somme necessarie per dotare tutti gli edifici scolastici di pertinenza comunale, e quindi anche i Cappuccini, delle Schede di vulnerabilità sismica. Documento base questo per partecipare ai bandi sull’edilizia scolastica e potere così mettere a nuovo gli edifici e garantire a questi un’agibilità completa. Due soluzioni che avrebbero permesso di liberare i locali del Santa Caterina e alle quali se n’era aggiunta anche una terza, ovvero l’abbattimento delle barriere architettoniche al piano superiore, così da rendere disponibile anch’esso per ospitare o le classi o la biblioteca.
Nulla di fatto, invece, in un Comune che si avvia verso lo stato di predissesto e senza nemmeno il bilancio di previsione 2015. Una mancata approvazione questa che ha portato all’arrivo di un commissario ad acta, il quale ha suggerito il ricorso alla procedura di riequilibrio pluriennale per ripianare debiti pari a sette milioni di euro, di cui tre e mezzo fuori bilancio e quattro potenziali o futuri. Debiti la maggior parte dei quali “dovuti ad espropri e contenzioso con sentenze passate in giudicato già qualche anno fa” per i quali “si poteva cercare una soluzione prima”. “È vero – continua Mangione – io dichiaro sicuramente il ritardo attribuibile anche alla mia amministrazione nel certificare questi dati, però era un’operazione che non era mai stata fatta e c’è voluto un tempo non breve per potere fare emergere tutta questa situazione debitoria. Finalmente ci si è riusciti con l’attestazione da parte dei dirigenti dei vari settori che hanno certificato questo debito”.
“Quelle somme di cui parlavamo”, spiega il primo cittadino riferendosi ai sessantamila euro, “erano delle somme non spese che abbisognano per renderle utilizzabili di essere riscritte in bilancio”. Quindi per poterle sbloccare, e in generale per qualsiasi tipo di impegno di spesa, necessaria sarà l’approvazione di un bilancio. L’auspicio di Mangione è che questa verrà fatta “congiuntamente all’adozione del piano” di riequilibrio dei conti decennale “che ancora deve avvenire da parte del Consiglio”. La proposta della Giunta è infatti adesso al vaglio delle Commissioni, in attesa di arrivare, in ultima battuta, all’Assemblea consiliare. Ad essere prospettati sono pertanto anni di duro rigore, ma “posso dichiarare sin da subito – afferma il primo cittadino – che l’intenzione dell’Amministrazione è quella di non toccare assolutamente al rialzo i tributi e quindi si opererà su tutti gli altri fronti possibili”.
Per chi intanto si domanda quando sarà finalmente possibile tornare a consultare i volumi della biblioteca, Mangione avanza un’altra soluzione tampone a cui ricorrere se i tempi dovessero allungarsi ulteriormente, senza possibilità di utilizzare somme. “Trovare uno spazio per la sala lettura giù, evitando la promiscuità tra scuola e biblioteca, e magari mettere i libri al piano superiore”, in questo modo, conclude, si potrebbe “fare solo un servizio di accoglienza dei lettori o comunque di sportello a prestito in basso, senza che il pubblico debba accedere al piano superiore”. Una soluzione che nelle sue stesse parole “non è il massimo, ma ci permetterebbe di riaccendere un servizio”.
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15 Luglio 2016, 11:28