30 Aprile 2019, 06:08
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PALERMO – I palermitani pagano per la pulizia delle strade e la raccolta dei rifiuti non solo meno di quanto avviene in varie città italiane come Milano, Genova, Cagliari, Bari o Venezia, ma anche meno degli altri capoluoghi di provincia dell’Isola, “battuti” solo da Enna e Caltanissetta. Un costo di gestione, quello di Rap, che secondo la stessa azienda sarebbe “tra i più contenuti” dell’intero Paese.
I numeri, a tratti sorprendenti, sono contenuti nel piano industriale stilato dalla Rap di Giuseppe Norata e presentato al comune di Palermo: un documento cruciale, in vista del rinnovo del contratto di servizio ma soprattutto del nuovo affidamento del compito di pulire la città. Per legge, infatti, Palazzo delle Aquile può rivolgersi alla propria partecipata e non ricorrere a una gara pubblica solo nel caso in cui il servizio “in house” sia tanto economico ed efficiente da non richiedere l’indizione di una selezione all’esterno. Condizioni che, secondo Norata, la Rap sarebbe in grado di garantire.
“Palermo è una città particolare – ha detto ieri in conferenza stampa l’amministratore unico dell’azienda– Ci sarebbe bisogno di un servizio 24 ore su 24 perché i rifiuti vengono gettati a qualunque ora, di giorno e di notte. E’ complicato fare un paragone con Milano, Bergamo o con altre realtà in cui ci sono ambiti privatizzati o non vengono compresi i costi di conferimento”. Ma visto che spesso e volentieri i paragoni vengono fatti, specie dalla stampa, la Rap ha deciso stavolta di mettere nero su bianco il raffronto con le altre città italiane, seppur con alcune precisazioni: “A Catania la gara è andata più volte deserta, nonostante il corrispettivo sia più alto di quello di Palermo – ha puntualizzato Norata – e spesso in questi paragoni non si comprende il costo di conferimento che invece noi, avendo Bellolampo, dobbiamo tenere in considerazione”.
Il documento mette a paragone i costi pro capite, cioè per singolo abitante, di varie città: se a Palermo il servizio costa 183 euro l’anno a residente, in città del nord come Torino vale 215 euro, a Milano 222, a Genova 210, a Venezia 378 e a Bologna 248; a Roma 250, a Perugia 248, ad Ancona 200 e, spostandosi nel Meridione, 238 euro a Napoli, 220 a Bari, 233 a Potenza, 353 a Cagliari. Uniche eccezioni Catanzaro con 157 euro e Trento con 152. Centri che vantano peraltro una raccolta differenziata molto più alta del capoluogo siciliano: prendendo in esame i dati 2017, si va dal 58% di Venezia e Milano al 43% di Roma, dal 48% di Bologna al 67% di Aosta, passando per il 61% di Catanzaro e quasi l’80% di Trieste. Palermo si ferma ad appena il 13,8%.
Passiamo alla Tari: in base al rapporto di Federconsumatori, per una famiglia di tre persone in un appartamento di 100 metri quadrati, a Palermo nel 2017 s pagavano 306 euro contro i 448 di Napoli, i 382 di Roma, i 378 di Genova, i 321 di Milano, i 342 di Torino, i 345 di Bari, i 549 di Cagliari, i 321 di Perugia e i 376 di Venezia. Paragone ancora più stridente se fatto con le altre città siciliane: nel 2018 di Tari a Palermo si pagavano 308 euro contro i 421 di Agrigento, i 435 di Catania, i 413 di Messina, i 427 di Ragusa, i 442 di Siracusa e i 571 di Trapani.
Costi che, a Palermo, non comprendono per esempio il ritiro degli ingombranti: “Nel contratto di servizio questa voce neanche è compresa – ha precisato Norata – eppure nel 2018 ne abbiamo raccolto 4 mila tonnellate in più che nel 2017, con un costo di conferimento di 1,2 milioni di euro. Quando ad agosto dell’anno scorso mi sono insediato la perdita era di un milione al mese, oggi il primo trimestre del 2019 chiude con un attivo di 300 mila euro: la Rap non ha più problemi finanziari e dal 2022 si potrà abbassare la Tari”.
Ma la vera partita adesso è il rinnovo del contratto di servizio, in scadenza in estate. Il Comune ha già attivato un proprio gruppo di lavoro e altrettanto ha fatto l’azienda, che chiede di ricomprendere anche i costi del Tmb di Bellolampo e punta a risparmiare su altri fronti grazie al nuovo impianto di percolato o alla digestione anaerobica, oltre che azzerando lo straordinario. Una trattativa da cui sembra scomparsa la richiesta di nuove assunzioni, pur avanzata fino a qualche mese fa, e che dovrà passare anche dal vaglio dei sindacati. Una strada che si preannuncia tutta in salita.
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30 Aprile 2019, 06:08