Emanuela, il ‘giallo’ | della telefonata

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23 Giugno 2018, 16:54

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ROMA- “Non possiamo rinunciare a cercare la verità, la verità e la giustizia sono un diritto che nessuno potrà mai toglierci”, “il Papa ci aiuti, lui può chiudere questa storia”. Lo dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che questa sera in piazza Giovanni XXIII, vicino al Vaticano, ha organizzato un sit-in per ricordare la sorella Emanuela a 35 anni esatti dalla sua scomparsa.

Ora spunta un nuovo elemento che potrebbe aiutare a fare luce nel buio di una vicenda tutt’oggi avvolta nel mistero, una presunta telefonata dei rapitori in Vaticano la sera stessa della scomparsa. A rivelarlo è lo stesso Pietro Orlandi che spiega: “Abbiamo fatto denuncia di scomparsa in Vaticano l’anno scorso a novembre e insieme abbiamo chiesto risposte a tutte le incongruenze che ci sono state in questi anni rispetto alle indagini, dalle telefonate che sono state fatte in Vaticano che non avevano mai messo a disposizione degli inquirenti, all’ultimo fatto di cui siamo venuti a conoscenza ieri”.

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“Noi – afferma – siamo sempre stati convinti che la prima telefonata dei rapitori fosse stata il 5 luglio, cioè dopo che Giovanni Paolo II aveva già lanciato un appello per Emanuela. Invece la prima telefonata è arrivata il giorno stesso della scomparsa di Emanuela. Emanuela è scomparsa alle 19 e 15 circa, tra le 20 e le 21 è arrivata la prima telefonata, prima al centralino poi alla sala stampa vaticana dove annunciavano il rapimento di Emanuela e dicevano di voler parlare con la segreteria di stato”. 

 

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23 Giugno 2018, 16:54

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