Rapinato un avvocato: “Non riesco | a dimenticare quella pistola…”

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04 Marzo 2013, 12:38

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PALERMO – La pistola è un chiodo fisso piantato nella sua memoria. Il luccichio e il clic della sicura che viene tolta sono indelebili. Il volto dell’uomo che gliela puntava contro resta, invece, nella penombra dei ricordi.

Giuseppe Seminara, affermato penalista palermitano, ieri sera è stato rapinato in via Cannarozzo, una traversa di via Monte San Calogero. A pochi metri di distanza dal palazzo dove abita un magistrato. Intorno alle venti, appena parcheggiata la macchina sotto casa, è stato avvicinato da due uomini. “Uno aveva sui 45 anni – racconta -, l’altro era più grande. È questa la cosa che mi ha colpito. Non erano due ragazzini o due tossicodipendenti a caccia di cento euro. Era gente grande ed esperta”. Talmente esperta da presentarsi con una pistola in pugno: “Era un’arma automatica. Il più anziano la puntava verso terra. Ogni tanto, però, l’alzava verso di me. Mi hanno preso il portafogli. Avevo cento o duecento euro al massimo. Hanno frugato nelle tasche. Cercavano altri soldi. Poi, uno di loro ha detto ‘prendi la macchina… allontanati e non guardare’. Li ho convinti a lasciarmi il telefonino. Forse hanno capito che rubandolo rischiavano di essere rintracciati”.

Ed è allora che il quarantatreenne penalista ha chiamato la polizia. Gli agenti hanno ritrovato la macchina pochi metri più avanti rispetto a dove era stata parcheggiata poco prima. “Forse non volevano rubarla – aggiunge il penalista-. hanno solo evitato che potessi inseguirli”. L’avvocato ha mantenuto la freddezza necessaria per non reagire. Per evitare colpi di testa: “Ho sperato solo che tutto finisse il più presto possibile. In questi momenti pensi ad acconsentire ogni loro richiesta per salvaguardare la tua vita”.

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Non è la prima volta che Giuseppe Seminara subisce una rapina, eppure non considera Palermo una città meno sicura di altre: “Sono cose che possono accadere e accadono ovunque. Certo la situazione di forte disagio economico contribuisce ad alimentare questi episodi”. E non si sente neppure poco protetto: “Cosa deve fare la polizia? Gli agenti che si sono intervenuti mi hanno detto che erano passati dalla strada pochi minuti prima. Non possiamo pretendere un controllo 24 ore su 24. La cosa che mi ha sorpreso, lo ripeto, è che non si trattava due ragazzini”.

Gente grande ed esperta di cui, però, non è riuscito a conservare un’immagine nitida nella mente. “Faccio l’avvocato – racconta – e spesso sono io a chiedere a qualcuno se ricorda la faccia di chi lo ha rapinato. E adesso sono io stesso a trovarmi questa situazione. A parte l’altezza, di loro non ricordo nulla. La tua attenzione si concentra sulla pistola, quella sì che non posso dimenticarla”.

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04 Marzo 2013, 12:38

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