22 Maggio 2018, 13:37
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PALERMO – Giovanni Musso, 48 anni, ha aspettato che arrivasse il suo turno. Gli arresti gli hanno fatto scalare le posizione di potere. E così, dopo essere rimasto al fianco del vecchio reggente Giuseppe Castelluccio, è diventato il nuovo capomafia della Noce.
Da rapinatore a uomini di Cosa nostra: un passaggio che accomuna quasi tutti gli arrestati nel blitz della squadra mobile.
La permanenza nel sottobosco della criminalità ha consentito a Musso di stare al fianco dei mafiosi che contano. C’era pure lui, anche se con un ruolo marginale, nel commando che nel 1995 mise a segno la rapina miliardaria alle poste di via Roma. Un comprimario accanto a personaggi come Fabio Chiovaro e Aurelio Neri. Il primo sarebbe diventato il reggente del mandamento in anni recenti; mentre il secondo, il più grande rapinatore che la cronaca cittadina abbia conosciuto, scelse di pentirsi.
Musso nel 2012 ha finito di scontare una pena ed ha iniziato a stare al fianco di Castelluccio, seppure fosse più anziano. Quest’ultimo a soli 37 anni sarebbe diventato il nuovo capomafia della zona. Da falegname a presunto boss. Solo che pure Castelluccio finì nei guai giudiziari e così dal 2014 Musso avrebbe preso le redini del clan.
La sua base operativa era un’agenzia di scommesse in via Girolamo Brand. Fu il primo segnale del suo ingresso a pieno titolo nel quartiere, cristallizzato con il trasferimento della sua residenza da Cruillas in piazza Noce. L’agenzia era il luogo degli incontri. O meglio degli appuntamenti, visto che preferivano spostarsi all’esterno. Passeggiavano a lungo attorno al palazzo pur di non farsi intercettare.
L’alter ego di Musso sarebbe stato Giovanni Di Noto. La sua fedina penale è sporcata da alcuni precedenti per droga. La sorella ha subito un sequestro di beni. Secondo l’accusa, la donna sarebbe stata il prestanome del mafioso Francesco Paolo Maniscalco vero proprietario de bar San Domenico che oggi continua a lavorare in amministrazione giudiziaria. Altra figura di spicco sarebbe Massimo Maria Bottino, pure lui esperto rapinatore e consuocero di Castelluccio. Anche Salvatore Pecoraro ha un passato da rapinatore mentre ora gli sarebbe stato affidata la gestione delle estorsioni.
I contatti con Musso erano spesso mediati da un giovane incensurato e dipendente dell’agenzia di scommesse. Ad un certo punto, però, fu giudicato inaffidabile. Gli sarebbe subentrato Nicolò Pecoraro, figlio di Salvatore. Di lui Musso si sarebbe servito per intestargli l’agenzia di scommesse e un panificio. Infine c’erano gli uomini del lavoro sporco: Fabio La Vattiata, Calogero Cusimano, Salvatore Maddalena, Saverio Matranga e Cristian Di Bella. Tutta gente con precedenti per rapina. Al solo Giulio Vassallo il giudice per l’udienza preliminare Walter Turturici ha concesso gli arresti domiciliari.
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22 Maggio 2018, 13:37