14 Dicembre 2021, 14:57
2 min di lettura
Dove sono il padre e il figlio? Dove sono, anche se la speranza di ritrovarli vivi è ormai quasi inesistente? Ma Ravanusa vuole trovarli, come tutti noi. Per sottrarli all’oblio delle macerie. Sette corpi sono stati estratti dalla polvere, senza più vita. Mancano ancora Calogero, il papà, e Giuseppe Carmina, il figlio. Forse potrebbero essere in una parte del garage, oppure sulla strada coperta dai detriti. Secondo quanto ha riferito il sindaco, Carmelo D’Angelo, il primo a dare notizia sui social della tragedia, Giuseppe si era recato dal suo papà “per un rapido cambio di auto, pochi minuti. Lavora a Riesi e doveva lasciare il Doblo per prendere la Volkswagen in garage. Non si sa se fosse salito a casa dal padre per un veloce saluto e prendere le chiavi o se Calogero fosse sceso giù… doveva essere una visita veloce…”. Ancora un attimo fatale, come per Selene e Giuseppe, un altro Giuseppe Carmina, che erano passati a trovare i genitori e suoceri e hanno incontrato la morte.
Giuseppe Carmina è un marito affettuoso e un grande genitore, a sua volta. Così lo descrive chi ne parla già al passato, con il tempo della rassegnazione. Emerge il ritratto di una felicità spezzata. Una famiglia unita. Una tragedia inaccettabile.
Intanto, sulla distruzione arriva la carezza di Papa Francesco. “A seguito del drammatico crollo di alcuni edifici nella città di Ravanusa, causato da una devastante esplosione”, il Papa, con un telegramma a firma del cardinale Pietro Parolin, segretario, ha invia “ai congiunti dei defunti l’espressione del suo cordoglio e sentimenti di intensa partecipazione al dolore dell’intera popolazione”. Francesco, “che porta nel cuore la sofferenza di tante persone, causata anche dagli ingenti danni che gravano su molti”, manifesta “la sua accorata vicinanza, assicurando in particolare la sua preghiera di suffragio per le vittime”, e “apprezzamento per quanti si sono prodigati nelle operazioni di soccorso”.
”Non ci sono aggiornamenti su Ravanusa. I colleghi stanno ancora lavorando con i cani molecolari e si sta usando tutta la tecnologia per trovare le ultime due persone che mancano all’appello”. Sono le parole Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, da Roma. E muovono, purtroppo, allo sconforto.
Pubblicato il
14 Dicembre 2021, 14:57