Rebus uno: funziona la sanità? | Crocetta dice sì, il ministro no

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20 Febbraio 2015, 17:52

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PALERMO – Su una cosa il governatore ha certamente ragione: “Qualcuno è poco informato, oppure mente sapendo di mentire”. Ma adesso il “rebus” da sciogliere è proprio questo: chi mente? Chi gioca d’azzardo sulla salute dei siciliani? Sui numeri della nostra Sanità, quando la tragedia imperdonabile della piccola Nicole è ancora troppo recente?

Il ministro Beatrice Lorenzin non ha girato affatto attorno alla questione. In Sicilia non sono rispettati i Livelli essenziali di assistenza (i Lea). Nell’Isola, insomma, la Sanità non riesce a garantire ai cittadini i servizi essenziali per una cura idonea ed efficace. E non è un caso che il ministro faccia riferimento a questa situazione proprio in seguito a un interrogazione parlamentare sul caso di Nicole. Quasi alla fine del suo ultimo intervento al Question time, la Lorenzin ha detto chiaramente: “Ho previsto un’azione forte di Agenas (un’Agenzia per la valutazione della Sanità che fa capo al Ministero, ndr), tra l’altro con una funzione già individuata dal Patto della salute, proprio nel mese di luglio, aggiuntiva di monitoraggio e di affiancamento per le regioni, soprattutto per le regioni che sono sotto tutela, scusatemi se le definisco così, e dove si registra, come in questo caso, una mancanza dei livelli essenziali di assistenza adeguati alla normativa e a quelli che sono poi i fabbisogni dei cittadini”.

Un passaggio durissimo. In cui la Sicilia viene definita una “Regione sotto tutela” e soprattutto, non in grado di assicurare i Lea, appunto. Una considerazione che arriva non “a caldo” sulla scia dell’emozione per la drammatica vicenda della piccola morta a poche ore dalla nascita, ma in una sede istituzionale come il parlamento nazionale e soprattutto a tre giorni dall’insediamento della commissione congiunta Ministero-Regione. Gli ispettori ministeriali a quel punto avevano già raccolto dati e valutazioni, rassegnate al ministro prima del suo intervento al Question time.

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A quel punto, però, deve esserci stato l’inghippo. Il governatore, infatti, proprio ieri, avventurandosi, nonostante qualche imbarazzante precedente, in una precisazione “numerica”, ha fatto sapere che “non è assolutamente vero che la Regione siciliana non rispetterebbe i livelli essenziali di assistenza (LEA). Chi dice ciò o non è informato o mente sapendo di mentire. Da quando è assessore Lucia Borsellino, per la prima volta dopo tanti anni, la Regione ha superato, con un punteggio di 165, di ben cinque punti la valutazione sull’adempimento Lea e tale valutazione, viene fatta proprio dal Ministero della Salute. Si fa presente, tra l’altro, che tali Lea nel 2010 erano valutati con un punteggio di 109, lo sforzo che la Regione ha fatto è veramente notevole”. Il rebus, insomma, si è trasformato in una espressione algebrica.

Ma al di là dei numeri, resta una valutazione politica pesantissima sulla gestione della Sanità siciliana. Dall’ispezione della task force ministeriale, ha detto Beatrice Lorenzin, “E’ emerso quanto segue: l’assenza di un’efficace sistema di governance per la sicurezza dei punti nascita e la mancata attuazione nella provincia di Catania del protocollo relativo al trasporto neonatale in emergenza”. Ma non solo. Anche la Lorenzin ha snocciolato qualche numero: “I posti letto nelle unità di terapia intensiva di neonatologia (Utin) in Sicilia sono 114, numero superiore a quello fissato a livello nazionale che è pari a 80. Perché allora la piccola Nicole la notte del 12 febbraio non ha trovato un posto disponibile ? La risposta sta nella parola, almeno al momento, dalle prime verifiche che abbiamo fatto, “appropriatezza”. Non è di per sé solo importante il numero dei posti letto nelle Utin, ma l’utilizzo appropriato degli stessi e il funzionamento della rete dell’urgenza neonatale di primo e di secondo livello”. Due passaggi che mettono a nudo proprio le inefficenze del sistema sanitario regionale guidato da Lucia Borsellino. Sia sotto il profilo della “governance”, quindi sulla gestione manageriale delle aziende sanitarie, i cui vertici sono scelti proprio dal governo siciliano, sia sotto il profilo della gestione stessa dei “casi clinici”. “I punti nascita di primo livello nella regione Sicilia – ha rincarato la dose Beatrice Lorenzin – non risultano in grado di fronteggiare quelle situazioni di emergenza che sono tali da imporre il trasferimento del neonato in una struttura di secondo livello (Utin). Conseguentemente, si crea una situazione paradossale per cui le strutture di secondo livello vengono in parte a gestire, in modo del tutto inappropriato, le emergenze che dovrebbero invece essere affrontate già nelle strutture di primo livello”.

Oggi, quindi, secondo il ministro, le strutture in cui vengono alla luce i siciliani “non sono in grado di gestire l’emergenza”. Un passaggio molto pesante. Che si aggiunge anche alla ribadita possibilità di prevedere “interventi in via sostitutiva di questo Dicastero”. “Se non interviene la regione, interviene il Ministero della salute perché tragedie come quelle della piccola Nicole non abbiano più a ripetersi in nessuna parte del nostro Paese”. E le “colpe” dell’assessorato sarebbero state anche quelle di avere prorogato di mese in mese l’attuazione del protocollo relativo al trasporto neonatale di emergenza: “Ci sono stati una serie di rinvii – ha detto la Lorenzin – fatti con delibera assessoriale, quindi, è stato rinviato al 1 settembre 2015: io credo che, forse, sarà il caso di affrettare questi tempi”. In Sicilia, nascere è pericoloso, pare dire il ministro. E il futuro non pare roseo: “Ci sono state – ha aggiunto la Lorenzin – una serie di delibere fatte dalla giunta della regione, tra cui l’ultima, proprio quella del 14 gennaio, che ci ha trasmesso l’ultimo provvedimento di rifunzionalizzazione della rete ospedaliera territoriale della regione, in particolare sulla parte del percorso nascita. Ad oggi, si tendono ancora a mantenere anche dei punti nascita al di sotto dei 500 parti l’anno che per noi sono inaccettabili, lo dico, sono inaccettabili in Sicilia e sono inaccettabili in ogni punto del territorio nazionale, perché sotto i 500 parti l’anno un punto nascita è pericoloso, per la madre e per il bambino”. “Sono esterrefatto – ha commentato amaro Crocetta – che una vicenda terribile, che ha lasciato sgomenti tutti i siciliani, l’assessore e me stesso, venga strumentalizzata per finalità politiche”. Ma ancora il rebus non è stato sciolto: chi mente, la Regione o il Ministero? In gioco c’è la salute dei siciliani.

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20 Febbraio 2015, 17:52

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