24 Febbraio 2019, 06:32
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PALERMO – Il reddito di cittadinanza rischia di mandare in tilt gli uffici del comune di Palermo, così come quelli degli altri comuni italiani. Nel capoluogo siciliano, infatti, si cominciano a elaborare stime e strategie per far fronte a una vera e propria ondata di domande che potrebbero arrivare fino a 60 mila, per una platea di beneficiari di circa 25 mila persone.
Il punto è che il sistema, almeno fino ad ora, prevede che ogni beneficiario del reddito di cittadinanza svolga almeno otto ore alla settimana di servizi per la collettività. E il compito di organizzare questi servizi tocca proprio ai comuni che, tramite l’Anci, hanno chiesto aiuto al governo nazionale. Perché se i soldi per il reddito li mette lo Stato, tutti gli altri costi sono a carico proprio degli enti locali: dall’assicurazione ai dispositivi di sicurezza, dal materiale per i lavori al coordinamento delle attività. Il calcolo del resto è presto fatto: se su 60 mila domande ci saranno 25 mila beneficiari circa, significa dover reclutare centinaia di responsabili per i servizi che al momento Palazzo delle Aquile non sa dove prendere. Inoltre tocca ai comuni pensare e organizzare le attività e qui arriva l’altro problema: come si fa a impiegare 25 mila persone? Cosa si fa fare a un esercito di gente eterogeneo per età, capacità e titoli di studio?
Ma non è finita qui. I nuclei familiari saranno infatti smistati dall’Inps sulla base di alcuni parametri e alcuni saranno inviati direttamente ai comuni per un percorso simile a quello della carta Rei, cioè un percorso personalizzato che comprende educazione domiciliare, accompagnamento al lavoro o corsi di formazione. A Palermo gli uffici di via Garibaldi calcolano che almeno più della metà dei 25 mila beneficiari rientrerà in questa fattispecie. In pratica, il comune di Palermo dovrà elaborare e gestire lavori socialmente utili per 25 mila persone e predisporre progetti personalizzati per più della metà di questi. Una mole di pratiche e scartoffie immane, se si pensa che gli appuntamenti per la Carta Rei, che conta 12 mila beneficiari su 32 mila istanze arrivate, sono stati calendarizzati in ben nove mesi.
“I numeri della carta Rei mostrano chiaramente quale sia stato e quale sia in questo momento l’impegno gravoso che gli uffici, dalle vircoscrizioni a quelli centrali, hanno dovuto sopportare per offrire a migliaia di famiglie un servizio del quale l’ascolto e il dialogo sono parte integrante ed essenziale – dicono il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore Giuseppe Mattina – Questi numeri mostrano anche in modo inequivocabile che, senza correzioni operative, il reddito di cittadinanza rischia di essere ingestibile e in parte inattuabile, non certo per colpa dei comuni. Proprio per questo abbiamo fatto nostre le proposte che l’Anci ha inviato al governo e, in ogni caso, stiamo già lavorando per fronteggiare al meglio un servizio che tante aspettative sta suscitando in una ampia parte della popolazione”.
Ai comuni, preoccupati anche per gli effetti della quota 100 sui propri organici, toccherà infine eseguire anche i controlli anagrafici. Insomma, un carico che le già fragili spalle di Palazzo delle Aquile potrebbero non arrivare a sostenere.
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24 Febbraio 2019, 06:32