06 Dicembre 2016, 10:48
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PALERMO – Una battuta sul Ponte di Messina, la promessa sull’aeroporto di Trapani, poi la metropolitana di superficie a Ragusa. Nel mezzo una lunga scia di ‘clientes’ e sponsor, dislocati lungo le nove province siciliane, con il ruolo di ambasciatori di un presidente del Consiglio a caccia di consensi invano. Il 71,6% con cui la Sicilia ha detto ‘no’ alla riforma costituzionale parla di una regione insensibile ai continui viaggi autunnali del premier e impermeabile ai suggerimenti dei tanti renziani che affollano piccoli e grandi pascoli del consenso nell’Isola: un milione e 619mila no contro 643mila sì, a fronte di 5,7 miliardi promessi per i prossimi cinque anni con il Patto per la Sicilia firmato dal premier e dal governatore Crocetta ai piedi del tempio della Concordia di Agrigento. Soldi che si aggiungono a una lunga carrellata di promesse, inaugurazioni e via libera a risorse di ogni ordine e grado.
La sconfitta è netta nei grandi centri, come nelle periferie: brucia nella Palermo del primo renziano di Sicilia, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che ha girato in lungo e in largo la Sicilia a sostegno del sì. Nel capoluogo, che ha accolto Renzi il 22 ottobre e l’ultimo giorno utile di campagna elettorale, il fronte del no tocca quota 72,3%. Ai più attenti non è sfuggita la frase sibillina pronunciata dal premier nella sua ultima tappa palermitana a poche ore dal voto: “La scuola? Tre miliardi investiti, eppure abbiamo fatto arrabbiare tutti”. Una battuta non casuale dal momento che in sala ad ascoltare c’era anche Faraone, il quale dieci giorni prima aveva accompagnato Renzi al teatro Massimo per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Palermo. Non sorridono neanche l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici, molto attivo sul fronte del sì, che a novembre aveva snocciolato i numeri del comparto accorso a incontrare Renzi (“In duemila al Politeama”, annunciò), e il vicepresidente dell’Ars Giuseppe Lupo. A poco sono valsi anche i 764 milioni di euro del ‘Patto per Palermo’ da spendere in mobilità, infrastrutture e riqualificazione urbana. Schieramento del no al 71,1% a Termini Imerese, città di Beppe Lumia, mentre nella Belmonte Mezzagno del verdiniano Saverio Romano, anche lui sostenitore del sì, i contrari alla riforma raggiungono la vetta del 78,6%.
A Catania i 740 milioni di euro contenuti nel patto per la città non hanno fatto scattare la scintilla della riforma. All’ombra dell’Etna le cifre sono ancora più impietose per lo schieramento del sì, con in testa il sindaco Enzo Bianco e i deputati regionali Pd Luca Sammartino e Valeria Sudano: 25,4 contro il 74,6 per cento. Deludente anche il dato di Acireale, città del neo segretario di Sicilia Futura Nicola D’Agostino (ex Mpa) e del numero uno del Pd in Sicilia, Fausto Raciti: no a quota 75,8%. Catania è la città che ha visto Renzi a metà novembre per un convegno sulla sanità e per l’inaugurazione della Torre biologica ‘Ferdinando latteri’ alla cittadella universitaria. L’anteprima era andata in scena a fine estate, con la Festa nazionale dell’Unità. A Villa Bellini era arrivato anche l’ormai ex ‘impresentabile’ Mirello Crisafulli, ras del voto a Enna, escluso dalle Politiche 2013 dalla lista Pd, con lo stand della sua università di Medicina in lingua rumena. L’ex senatore, anch’egli convertitosi alla causa del sì, ha ormai sotterrato l’ascia di guerra con Faraone. I due, dimenticando le polemiche nate per le primarie di tre anni fa, hanno partecipato a un convegno per spiegare le ragioni del sì che evidentemente non ha convinto molto: a Enna il no è al 70,4%.
La musica non cambia a Trapani, provincia dell’assessore regionale alla Sanità Baldo Gucciardi e del deputato regionale Pd Paolo Ruggirello: qui i contrari sono al 69,8%, contro il 30,2 dei favorevoli nonostante “l’impegno personale” annunciato da Renzi per il rilancio dell’aeroporto di Birgi. A Mazara del Vallo, dove il governo Crocetta ha esibito il fiore all’occhiello del nuovo ospedale ‘Abele Ajello’ che punta a diventare un polo per la radioterapia nella lotta ai tumori, il no raggiunge quota 72,4%. Sì sconfitto anche a Marsala, dove l’amministrazione comunale è a guida Pd con il sindaco Alberto Di Girolamo: i favorevoli sono al 36%, i contrari raggiungono il 64%. Siracusa non fa eccezione e così nonostante la presenza di un sindaco renziano doc, come Giancarlo Garozzo, il no schizza al 71,7%. Periodo di vacche magre anche in provincia di Messina, nonostante l’annuncio del G7 a Taormina: la perla dello Ionio premia il no con il 71,5% dei voti. Nella città dello Stretto le continue voci che arrivavano da Roma sul miraggio del Ponte trascinano a fatica il sì poco sotto la soglia del 30%, mentre il deputato renziano di Milazzo, Tommaso Currò, ex Movimento 5 stelle, vede il fronte del no sfiorare il 70% nella sua città.
Tra le tante tappe siciliane di Renzi, infine, anche l’inaugurazione di un cantiere della Statale Agrigento-Caltanissetta, due province che nonostante ciò non hanno dato al premier il consenso sperato. Ad Agrigento, dove l’ex governatore Totò Cuffaro si è schierato apertamente per il no, i contrari alla riforma raggiungono quota 75%, mentre Sciacca, città del senatore di Ap Giuseppe Marinello, registra quasi il 70% dei no. Nelle tre sezioni del Comune di Sant’Angelo Muxaro, paesino di 1.400 anime patria del ministro dell’Interno Alfano, il sì è appena al 36%. Sconfitta interna anche per Totò Cardinale, leader di Sicilia Futura, che nella sua Mussomeli non riesce a trainare il sì oltre il 33%. Dato in linea con quello della provincia di Caltanissetta, dove il no è al 71%. Nel capoluogo nisseno, inoltre, i contrari alla riforma rappresentano il 72%. Numeri impietosi anche a Gela, città del governatore Crocetta: sì inchiodato al 28%, no che vola al 72. Un quadro a tinte fosche completato dalla provincia di Ragusa, feudo dell’ex berlusconiano Nello Dipasquale, oggi convertitosi al credo renziano: il dato provinciale registra il 32% dei sì. Nel capoluogo, dove regna un’amministrazione targata Movimento cinque stelle, la campagna elettorale aveva portato l’annuncio del finanziamento della metro di superficie per collegare la parte barocca della città con le periferie. Il risultato? Un leggero recupero del sì, fermatosi idealmente alla fermata del 38%.
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