21 Febbraio 2020, 05:36
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PALERMO – Più di trecento telefonate a testa, con guadagni tra i quattromila e i seimila euro nel giro di un mese e mezzo. Gli affari andavano a gonfie vele per le due donne e l’uomo arrestati ieri dalla squadra mobile, accusati di sfruttamento della prostituzione. Per ogni cliente che le dieci ragazze ‘ospitavano’ negli appartamenti del sesso, finiva nelle loro tasche il venti per cento. Una somma che su 266 prestazioni avrebbe fatto incassare ad una delle indagate, Maria Arena (detta Mery), più di cinquemila euro tra la metà di maggio e i primi di luglio dello scorso anno.
In base alle indagini, sarebbe stata la 38enne, insieme alla 34enne Rita Barrile, a pubblicare gli annunci sui siti on line tramite i quali venivano presi gli appuntamenti. E con la collaboraizone del 47enne Felice Gambino, gli appartamenti venivano sorvegliati per segnalare l’eventuale presenza delle forze dell’ordine nelle vicinanze. Tutti e tre, secondo quanto emerso dall’inchiesta “Express Service” avrebbero di fatto gestito gli appartamenti a luci rosse in cui avvenivano i rapporti sessuali a pagamento, ma le ragazze si sarebbero prostituite, in alcuni casi, anche a casa dei clienti o in macchina, per essere poi riaccompagnate.
Un giro di prostituzione che si sarebbe mosso soprattutto nel centro città, con tre abitazioni individuate in via Bonanno, dalle parti di via Libertà; via Serenario, zona Dante; e in via Chiaramonte, vicino al Policlinico. Arena, Barrile e Gambino sono stati a lungo monitorati. La polizia, dopo un lungo periodo di osservazione, ha trovato conferma nelle intercettazioni, che hanno svelato un meccanismo ormai collaudato che avrebbe dato vita ad un giro d’affari da migliaia di euro.
I tre, ritenuti veri e propri procacciatori e quindi intermediari delle nove ragazze palermitane e della giovane rumena coinvolta, avrebbero elencato al telefono le caratteristiche fisiche dettagliate di ognuna, oltre al tipo di prestazione effettuata e una sorta di ‘listino prezzi’ che partiva da quaranta euro e arrivava ad ottanta. E tutto partiva dagli annunci pubblicati sui più noti siti internet.
“Ciao siamo due donne esperte massaggiatrici – si legge – e riusciremo a regalarti momenti di relax. Libera corpo e mente dallo stress giornaliero, riusciremo a farti provare il puro piacere del benessere. Ti aspettiamo”. E ancora: “Regalati una pausa. Siamo due ragazze pronte a farti rilassare. Siamo qui per te nel centro città”. “Siamo due ragazze bellissime, sensuali, affascinanti e ovviamente palermitane – si legge ancora tra gli annunci che riportano gli stessi numeri di telefono – Vieni a trovarci, è un posto pulito e riservato, siamo una bionda e una mora”.
E al telefono, le indicazioni per trovare gli appartamenti parlavano chiaro: “Siamo vicino alla Statua di via Libertà”, quando il cliente veniva indirizzato in via Bonanno, “Via Dante e piazza Lolli”, nel caso di via Serenario e “dalle parti della stazione”, quando l’incontro doveva avvenire in via Chiaramonte. A finire nei guai è stata anche la proprietaria di quest’ultimo appartamento, che secondo gli inquirenti ha affittato l’immobile ai tre pur essendo consapevole dell’attività di prostituzione che si svolgeva all’interno.
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21 Febbraio 2020, 05:36