Regionali, consiglieri candidati |Le insidie della corsa all’Ars

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06 Settembre 2017, 05:00

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CATANIA – Una collezione di sei-per-tre. Potrebbe essere soltanto questo il lascito che molti esponenti del consiglio comunale di Catania lasceranno alla comunità all’indomani delle elezioni. Un’eredità un po’ troppo striminzita, a dire il vero. Ma ad occhio e croce, il pericolo che la maggior parte, se non tutti, degli esponenti di Palazzo degli Elefanti già scesi nell’agone delle Regionali possano non traslocare a Palermo c’è. Per carità, la partita ancora deve essere giocata e fino al triplice fischio finale il risultato è aperto, ma alcune dinamiche sono già sul piatto.

Partiamo dal caso del forzista Riccardo Pellegrino. Se il partito azzurro – come già anticipato da Live Sicilia – dovesse non candidarlo per gli imbarazzi connessi alle polemiche con l’ex presidente della commissione regionale antimafia, il danno sarebbe davvero grave. Politicamente, ma anche economicamente. Il volto del consigliere catanese campeggia già da agosto sui cartelloni delle principali arterie della provincia etnea. Corredato, per di più, da quella bandierina tricolore che ha fatto le fortune del berlusconismo. Che guaio.

In zona Sicilia Futura la situazione è molto, ma molto, diversa. Sono due i consiglieri catanesi a lottare per un dignitosissimo secondo posto: Agatino Lanzafame e Carmelo Coppolino. Difficile avere altre velleità quando il capolista è un campione di preferenze quale Nicola D’Agostino. Guardando agli ultimi campionati di A, se l’esponente acese è la Juve, gli altri si candidano ad essere la Roma o il Napoli. Difficile neutralizzare la metafora calcistica, appunto perché è improbabile che nel collegio etneo possa scattare più di un seggio per la formazione di Totò Cardinale. Chiaro, però, che anche la politica offre sempre le sue scappatoie. Se Fabrizio Micari diventasse presidente della Regione, evidentemente, ogni calcolo sarebbe più agevole. Altrimenti, tra i futuristi scatterebbe una inevitabile riflessione interna, a meno che questa non sia già avvenuta.

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Partita difficile anche per Carmelo Nicotra. In zona Fratelli d’Italia ci credono davvero che la new entry possa fare risultato. L’incognita rischia di arrivare però da un altro lato. A differenza dei sei-per-tre già in strada, il simbolo della Fiamma tricolore non campeggerà sulle schede elettorale. La scelta del partito della Meloni, ad oggi, è quella di far confluire i propri uomini nella lista presidenziale di Nello Musumeci, dove concorreranno però anche gli esponenti di Noi con Salvini e quelli di Energia per l’Italia. Un ostacolo che rende, almeno, la competizione interna ancora più agguerrita. Ma non scontata.

Tra i candidati già ufficiali, anche quella di Alessandro Porto è una partita tutta da giocare. Si è allenato parecchio in questi anni, costruendo una rete sui territori con il segno “più”. Letteralmente, perché così si chiamavano le liste di sua propagazione scese in campo nell’ultimo quinquennio nei comuni alle falde dell’Etna. Oggi è un bianchista fuori dal Pd e che non ha alcun intenzione di gareggiare sotto le insegne del partito di Renzi. Anche perché, al pensiero di dover concorrere in una lista con dentro Luca Sammartino, Anthony Barbagallo e Angelo Villari, verrebbe il magone a chiunque. Tenersi le mani libere, intanto, potrebbe aiutarlo. Ma anche avere un squadra certa in cui giocare potrebbe essere un buon inizio. Intanto.

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06 Settembre 2017, 05:00

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