11 Ottobre 2017, 19:57
2 min di lettura
CATANIA – “Se il peso elettorale di Bianco e Orlando si deve considerare sulla base dei candidati messi in lista, al posto loro mi preoccuperei”. Se la ride Rosario Crocetta perché alla fine dei giochi può presentarsi alla stampa come “un martire”. Nomen omen. “Sono votato al martirio e al sacrificio, del resto mi chiamo Crocetta Rosario”, dice ai giornalisti accorsi in conferenza stampa per sentire la sua versione sull’odissea della Lista Micari. “E’ tutto un sabotaggio”, dice ridanciano appena sceso dall’auto. Ha voglia di parlare l’ex presidente, tanto da sbagliare anche l’ingresso dell’albergo e ritrovarsi dentro un ristorante accerchiato dai cronisti.
Poi finalmente inizia la conferenza stampa. Al tavolo di presidenza ci sono Crocetta, Carmelo Leanza (che non correrà per l’Ars ma giocherà come “regista” per fare crescere il Megafono), Giuseppe Caudo (che rivendica la presenza dell’84% dei candidati megafonisti nella lista catanese) e Luigi Bosco. Crocetta è un fiume in piena. L’ex presidente rivendica il contributo del Megafono. “Senza di noi oggi non ci sarebbe nessuna lista Micari”. Poi l’affondo. “Del resto Bianco non ha messo nessun candidato in lista, Orlando ne ha messi due (sui nove in quota Micari), undici sono del Pd e trentasei del Megafono”, dice. Crocetta ripercorre gli accordi e i passi indietro fatti in questi mesi fino alla beffa dell’esclusione della lista in cui era candidato a Messina. Ovviamente tra un aneddoto e l’altro, il presidentissimo sciorina qualche dato sulle performance di governo. Non c’è acredine nelle sue parole intervallate da qualche grassa risata. Come quando racconta la curiosa vicenda della lista siracusana che qualcuno doveva consegnare alle sedici partendo da Palermo alle due e trenta. “Nemmeno io che corro come un pazzo sarei riuscito ad arrivare in tempo”, scherza Crocetta che allieta l’uditorio con l’altra strampalata storia della lista messinese con tanto di carpette dimenticate in auto e ritardi. Insomma, Crocetta può tranquillamente presentarsi oggi come “uno che pensa al centrosinistra in termini collettivi e non individuali”.
E sempre sulla scia del nome che contiene il destino, Crocetta se la ride parlando di Faraone. “Uno che si chiama così, può non avere avuto peso nel decidere il destino delle liste”, dice Crocetta togliendosi qualche sassolino dalla scarpa e rispondendo ai cronisti “sul peso elettorale” dei sindaci Orlando e Bianco dice che al loro posto si preoccuperebbe. Ma il sostegno al progetto complessivo non si discute. Crocetta sarà fedele alla linea perché “la Sicilia non può tornare indietro”.
Pubblicato il
11 Ottobre 2017, 19:57