10 Maggio 2017, 19:13
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PALERMO – Sono fermi. Con un occhio rivolto verso Roma e un altro verso Palermo. Né il centrosinistra, né il centrodestra oggi hanno un proprio candidato in vista della elezioni regionali. E nessuno sembra nemmeno così vicino alla scelta di un nome. Di un nome che metta d’accordo tutti, ovviamente. Tutte le forze politiche che dovranno comporre le coalizione destinate a sfidare il Movimento cinque stelle. Tra i grillini, al di là dei passaggi dal web, la partita oggi pare molto più chiara: salvo sorprese, sarà di nuovo Giancarlo Cancelleri il candidato.
Altrove, invece, si naviga a vista. Nel centrosinistra pochi giorni fa Davide Faraone ha provato a dare uno “strappo”: primarie entro luglio e candidatura alle consultazioni da presentare entro maggio. Maggio, nel frattempo è arrivato. E la celebrazione delle primarie non sembra, al momento, né vicina, né sicura. Il segretario regionale del Pd Fausto Raciti, infatti, ha fatto sapere di voler convocare una direzione regionale del partito. Probabilmente nei prossimi giorni, comunque entro la prossima settimana. In quella sede si parlerà di regionali. Ed emergeranno quasi certamente le divisioni dem. Dove non tutti hanno questa voglia di sottoporsi al voto del “popolo” del Pd. A cominciare dal governatore uscente Rosario Crocetta che rivendica una sorta di diritto alla ri-candidatura. Una rivendicazione che suona, in realtà, come una carta da far pesare sul tavolo delle contrattazioni in vista del “dopo”.
Sulle primarie del Pd, poi, al momento incombono soprattutto due incognite. La prima è relativa alla possibilità che sia direttamente il segretario nazionale Matteo Renzi a individuare un candidato unitario. Un nome che possa ottenere la più ampia condivisione possibile. E a quel punto, le primarie sarebbero riposte nello sgabuzzino. Anche se ancora non c’è un nome né una indicazione dei vertici nazionali del partito. L’altra variabile è relativa al perimetro della coalizione. E in particolare al ruolo dei centristi di D’Alia e Alfano che sulle primarie hanno frenato: vogliono sapere, prima, quali siano le intenzioni del Pd in vista delle politiche. Della coalizione, invece, potrebbe far parte una forza politica inedita, che dovrebbe rappresentare i sindaci e gli amministratori locali. In pratica, l’Anci guidata da Leoluca Orlando. Un progetto che potrebbe rappresentare la prosecuzione naturale di quanto accaduto in questa tornata delle amministrative, con la scelta dei dem, pur senza simbolo, di appoggiare l’attuale sindaco di Palermo. Variabili, dicevamo, che risentiranno anche dei risultati proprio delle elezioni comunali.
A proposito dei centristi, ecco che gli uomini di Alternativa popolare oggi rischiano di rimanere col classico cerino in mano. Intrappolati tra le possibili aperture di Renzi ad altri pezzi di centrosinistra in vista delle politiche (scelta che potrebbe avvertirsi già sulle Regionali siciliane di qualche mese prima) e le ultime dichiarazioni degli esponenti del centrodestra. Se la chiusura di Nello Musumeci a Ncd e Udc è chiara e antica, sembra chiarissima anche la recente posizione assunta dal commissario di Forza Italia Gianfranco Micciché, che a margine di un “ufficio politico” degli azzurri ha parlato di coalizione nella quale comprendere solo forze politiche “non responsabili ovviamente di aver appoggiato i governi Crocetta”.
Un concetto che Micciché ribadisce oggi a Livesicilia: “Non abbiamo alcun interesse – dice – ad allearci con quei partiti. Loro ormai fanno parte del centrosinistra. Non vogliamo avere a che fare col Pd e i suoi fratelli. Il nostro obiettivo semmai – prosegue – è quello di recuperare l’elettorato di centrodestra che al momento vota altrove, ma con grande disagio”.
In realtà, oggi c’è anche da recuperare un pezzo della potenziale coalizione di centrodestra che ha già compiuto altre scelte. “Noi andiamo avanti – dice infatti Nello Musumeci – e abbiamo già fissato una cena di autofinanziamento per i prossimi giorni. Il tavolo con Forza Italia è saltato il 27 marzo scorso, con la scelta di quel partito di non svolgere le primarie. Oggi stiamo percorrendo due strade diverse. Ma io spero ancora che si possano incrociare. Certamente – prosegue il deputato regionale – non potrà essere Micciché a scandire i tempi”. Il leader siciliano di Forza Italia, dal canto suo, si dice convinto che “questa non può essere la decisione definitiva di Musumeci. Lo considero troppo intelligente – dice – per pensare che possa cadere in questa trappola. Sono certo che troveremo i tempi e i modi per ragionare insieme. Per me resta un candidato certamente credibile, ma nessuno può imporre obblighi o fissare paletti. Nessuna pressione, quindi – aggiunge Micciché – il tempo c’è. E se non avremo fretta, raggiungeremo un buon risultato, nell’interesse di tutti”.
Ma è proprio sui tempi che le due facce del centrodestra siciliano sembrano distanti anni-luce: “Ragionare ancora? Stiamo ragionando da un anno – dice Musumeci – e pensare che il candidato possa essere scelto a luglio è irragionevole. Adesso basta: chi vuole farci conoscere la sua volontà, lo faccia pure. Io spero in una coalizione più ampia possibile, spero ancora che le nostre strade si possano incrociare. Ma nel frattempo bisogna finirla con una storia che va avanti da un po’. Quella – conclude Musumeci – secondo cui io sarei ‘troppo di destra’. Io sono un moderato che si è messo al servizio della gente. Gli estremisti sono quelli che vogliono imporre il peso dei partiti”. E così, come cinque anni fa, il centrodestra si ritrova lacerato. In una palude.
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10 Maggio 2017, 19:13