05 Marzo 2022, 10:38
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Addentrarsi nel caos della politica siciliana alla vigilia di appuntamenti elettorali della massima rilevanza è particolarmente complicato per un addetto ai lavori, figuriamoci per il comune cittadino. Già questo elemento, il caos, vero o apparente conta poco, la dice lunga sulla scarsa qualità del dibattito in corso tra e nelle forze politiche e, in generale, con le dovute eccezioni, dei protagonisti in campo. Caos trasversale pre-elettorale, è bene sottolinearlo, mentre i problemi rimangono li a incancrenirsi, a lacerare un tessuto economico e sociale già di per sé fortemente compromesso. Voglio ricordarne almeno due: la cosiddetta emergenza rifiuti, che essendo emergenza da anni emergenza non lo è più ma espressione di un’incapacità diffusa delle istituzioni a risolverla definitivamente, e quello sanitario, emerso ancor più prepotentemente in fase pandemica.
Fermiamici un attimo sulle prossime regionali. Nello Musumeci si ricandida alla presidenza della Regione, con quale schieramento non è affatto chiaro. Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, avere ottenuto il sostegno di Giorgia Meloni ma intanto il centrodestra è in forte crisi, in disfacimento; non è la mia personale opinione, lo dicono apertis verbis la Meloni e Matteo Salvini. Eppure le auto candidature fioccano rivelando un interesse alla poltrona presidenziale da parte di Lega e Forza Italia. Ovviamente, occorre fare i conti con la mappa delle “postazioni” da dividere, e qui vuole giocare la sua partita Fratelli d’Italia: Palermo, Catania e, adesso, pure Messina. A sinistra, al netto dell’auto candidatura di Claudio Fava, che comunque ha avuto il merito di tentare di smuovere le acque, si babbìa, come al solito del resto, nella illusione forse che si possa ripetere il miracolo che portò alla vittoria con Rosario Crocetta (deludente esperienza, ma è un altro discorso). Il PD siciliano oscilla pericolosamente a giorni alterni tra alleanze potenzialmente omogenee, circoscritte al perimetro del centrosinistra, aperto, ove possibile, a liste idealmente e programmaticamente compatibili, e matrimoni un po’ innaturali, il cosiddetto “campo largo”, con partiti nettamente di destra o di centrodestra (vedi Forza Italia). Un’oscillazione assai pericolosa. Il M5S dal canto suo è tuttora senza una guida regionale ufficiale, cosa grave. Probabilmente ciò è dovuto ai guai interni al movimento che Giuseppe Conte deve gestire tra numerose difficoltà e divisioni. Sullo sfondo, vale per Palazzo delle Aquile e Palazzo d’Orleans, la noiosa querelle: primarie sì, primarie no. Se ne parla e intanto il tempo passa, in ogni caso pare si allontanino.
Come se non bastasse, perché noi siciliani, ammettiamolo, non ci facciamo mancare niente, abbiamo il ritorno sul palcoscenico di Salvatore Cuffaro e di Raffaele Lombardo (che nostalgia!) e, udite udite, abbiamo la candidatura sfavillante a governatore, tra pittoresche sceneggiate e affermazioni apodittiche (“La mia candidatura sta facendo tremare i palazzi”), dell’ormai ex sindaco di Messina Cateno De Luca. Bene, anzi, male, molto male. Per carità, il popolo siciliano di colpe ne ha a vagonate. Sottosviluppo, disoccupazione, servizi da quinto mondo, eccetera eccetera, non sono il frutto del destino crudele e malvagio, no, sono piuttosto il frutto di precise responsabilità dei siciliani, soprattutto quando entrano nelle cabine elettorali, ma non esageriamo. Magari meritiamo di essere puniti, però non fino a questo punto.
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05 Marzo 2022, 10:38