Regione, Bianco lancia Grasso |”Il Pd ha solo due strade”

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30 Aprile 2017, 14:04

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CATANIA – Lo stanzone che guarda al profilo dell’Elefante simbolo della città Enzo Bianco non lo vuole lasciare per una candidatura alle regionali, né per un possibile ritorno a Roma. Lì, tra gli affreschi che si affacciano sulla via Etnea, Bianco sta mettendo a punto la strategia “antigrillina” che passa da due strade obbligatorie: primarie di coalizione entro giugno oppure Pietro Grasso, presidente del Senato, candidato alla presidenza della Regione. Nel Pd, però, non è tutto così semplice, c’è la “grana” Crocetta da affrontare e, anche in questo caso, Bianco ha una soluzione.

Lei ha pensato realmente a dimettersi per candidarsi alla presidenza della Regione?

Seriamente sì, ma l’unico argomento che mi faceva dubitare era il fatto che a ottobre si voterà per le regionali e 4 mesi dopo per le politiche. Il voto per le regionali siciliane ha un valore politico nazionale e il risultato può influenzare le politiche in un senso o nell’altro.

Perché ha deciso di restare a Catania?

I catanesi si sarebbero sentiti traditi, molti non hanno dimenticato che nel dicembre del 1999 lasciai la città per fare il ministro, alcuni catanesi, a distanza di 17 anni, si sentono ancora traditi. Oggi lo sarebbe ancor di più perché ho un sacco di cose che sono in via di completamento, per esempio il Corso Martiri della Libertà (piano residenziale e alberghiero per 250mila metri cubi di edificazione nel centro di Catania ndr), a ottobre apriranno i cantieri. Ci sono un miliardo e 200milioni di euro del Patto per Catania che rilanceranno l’economia. Mi sono sentito come l’agricoltore che nel momento del raccolto si gira dall’altra parte e cambia mestiere.

Ha avuto un’interlocuzione con il partito nazionale? Come sono i suoi rapporti con Renzi?

I miei rapporti con Renzi sono ottimi, sono un suo sostenitore, ho un buon rapporto personale con Orlando e Emiliano. Io non cerco lo scontro, sono schierato con Renzi, sono elemento di diritto dell’assemblea del Pd. Da più parti della segreteria nazionale mi è stato espresso apprezzamento, ma io resto al Comune di Catania.

Qualcuno nel Pd ha remato contro però…

Ma questo è normale, non tutti mi amano, però ho avuto tante attestazioni di stima, da parte del mondo del commercio, dell’industria, non c’è l’unanimità e io dico subito che chiunque sarà il candidato io lo sosterrò lealmente

Lei chi sosterrà?

Se dico un nome mi faccio cinque nemici!

Quali sono i nomi in ballo?

Lupo, Cracolici, Faraone, D’Alia, tutte personalità che hanno dimostrato di avere passione e entusiasmo. Se poi c’è anche qualche personaggio della società civile ben venga.

Cosa ne pensa della ricetta dei centristi di sostenere Lagalla?

Io di cucina me ne intendo, questa ricetta qui mi sembra mal costruita, con poche possibilità di arrivare a un piatto e senza una buona combinazione di fattori, con tutto il rispetto per Lagalla. Abbiamo bisogno di un candidato in cui tutti ci riconosciamo.

Rispetto all’avanzata del Movimento 5 stelle il Pd cosa sta rischiando?

Il partito democratico deve capire che oggi c’è in Italia l’opinione pubblica è “contro” e non “per” qualcosa. Questo sentimento può essere intercettato dai 5 Stelle più che dalla destra. Il Pd deve capire che deve puntare su un progetto. L’esperienza Macron dimostra che se si presenta un progetto serio, con cultura di governo, si può vincere, credo che dovremmo rispondere a questo rischio con una scelta chiara, con alleati, il mio suggerimento a Matteo Renzi è di non pensare di interpretare da solo tutte le sensibilità che si devono mettere insieme, serve un ponte a sinistra, ma anche un ponte al centro per intercettare una parte di consenso e risultare vincenti. Un progetto analogo a quello dell’Ulivo

Il Pd è in grado, fatte queste premesse, di esprimerlo, questo candidato alla presidenza della Regione?

Secondo me sì, deve prevalere non la logica delle correnti, ma deve prevalere la logica dell’interesse generale. Credo che la conduzione della vicenda in mano alla segreteria regionale, col sostegno della segreteria nazionale, perché le elezioni regionali sono molto importanti per lo scenario nazionale, possa consentire alla nave di arrivare in porto.

E il Pd potrebbe convergere su un candidato esterno?

Certo, io faccio il nome di Pietro Grasso, se quest’ipotesi fosse praticabile non si andrebbe neanche a primarie.

Il Pd oggi ha una grana che si chiama Rosario Crocetta, che al momento è candidato alla presidenza della Regione.

Io auguro al presidente Crocetta, nei mesi che ha davanti a sé, di completare alcuni progetti che ha in corso. Il bilancio del suo mandato è fatto di luci e ombre, ma vanno evidenziate anche le luci perché oggi la condizione finanziaria della Sicilia in prospettiva è sensibilmente migliorata rispetto a qualche anno fa. Ci sono anche ombre, sono stati cambiati troppi assessori, come se si trattasse di una squadra alla ricerca affannosa di leadership. Penso che Crocetta se si faranno le primarie abbia tutto il diritto di partecipare, ma spero sia utilizzato come una risorsa importante per la Sicilia anche in altri incarichi e altre responsabilità. Credo che la Sicilia abbia bisogno di andare verso primarie di coalizione.

Ma il tempo stringe…

Le primarie vanno fatte il prima possibile, addirittura a giugno, entro giugno perché questa concatenazione di appuntamenti elettorali rischia di non giovare alla Sicilia.

Lei non si dimette per le regionali e neanche per per le politiche?

Sono molto grato a chi mi ha prospettato questa possibilità, la mia missione è quella di completare il percorso che ho fatto in città, con l’augurio che l’opposizione diventi più responsabile e non si opponga alle cose importanti per la città, come la sede catanese del museo egizio di Torino. C’è un pezzo di intellettuali travestiti da politici che quando faccio qualcosa si oppongono per partito preso. La città pullula di turisti, ci sono musei aperti, mille cose che attirano i turisti. Catania non la voglio lasciare e alle prossime regionali possiamo vincere.

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30 Aprile 2017, 14:04

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