29 Agosto 2020, 19:38
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PALERMO – Lo smart working è una parentesi (quasi) chiusa negli uffici regionali, mentre in quelli comunali ci si prepara al rientro.
Alla Regione il punto di svolta è stata la circolare del 18 giugno con cui l’assessore alla Funzione pubblica Bernadette Grasso sottolineava l’esigenza di “assicurare il rientro in servizio”.
Gli ultimi dati a disposizione dell’assessore sono relativi alla prima settimana di agosto e dicono “che solo il 21, 2 per cento dei lavoratori” è in modalità “lavoro agile”. Ci sono ancora delle ferie da smaltire ed è lecito attendersi un rientro quasi totale dei 12.000 dipendenti a partire dai primi giorni di settembre.
Ai direttori dei Dipartimenti viene demandata l’organizzazione del lavoro e della logistica per evitare il contagio da Covid. Al momento non sono state segnalate criticità.
Con la proroga dello stato emergenza al 15 ottobre, voluta dal governo nazionale, si è spostata anche la possibilità di fare ricorso allo smart working.
Ma alla Regione lavorano affinché sia presto un ricordo. Tutto sommato l’esperienza, seppure con le inevitabili criticità, ha funzionato, ma almeno per il momento si ritorna al passato.
Stessa cosa accadrà per i dipendenti dell’amministrazione comunale di Palermo dove il tetto massimo di unità in smart working raggiunto in questi mesi è stato di 3.500 lavoratori su 6.500 circa. Alcune centinaia di dipendenti sono tornati fisicamente sul posto di lavoro.
Per arrivare al rientro a pieno organico e in piena sicurezza l’assessore al Personale e vice sindaco Fabio Giambrone ha lanciato una campagna di test sierologici su base volontaria. All’invito, che scade in queste ore, hanno già aderito oltre 2.300 persone.
Giambrone spiega comunque che lo smart working, nonostante fosse un’assoluta novità per la macchina comunale, ha funzionato.
Ne è convinto anche Giuseppe Badagliacca, sindacalista della Cisal, che attende il rientro di tutti i dipendenti dalle ferie per valutare, a pieno organico, le criticità nei luoghi di lavoro.
Badagliacca aggiunge che “ i lavoratori non hanno alcun interesse a lavorare da casa. A condizione che tutte le misure di sicurezza sanitaria per il Covid vengano rispettate. Ance perché lo smart working, se misurato e calibrato bene negli obiettivi, può funzionare come in tutti gli altri paesi del mondo”.
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29 Agosto 2020, 19:38