28 Dicembre 2012, 17:29
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CATANIA – «A differenza di tanti altri atenei nel Paese, l’Università di Catania si trova ancora in una situazione di “sicurezza contabile”». Sono queste le rassicuranti conclusioni del rettore dell’Università di Catania Antonino Recca, contenute nella relazione al bilancio unico di Ateneo (previsionale 2013 e pluriennale 2013-2015) discussa oggi nelle sedute del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione. Rassicurazioni quanto mai opportune, pronunciate a pochi giorni dall’allarme sull’imminente “default” di molte realtà accademiche lanciato dallo stesso ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Francesco Profumo.
La sicurezza contabile dell’Ateneo catanese – ha precisato il rettore – è stata assicurata dagli interventi finanziari e gestionali messi in atto «col sacrificio di tutte le componenti la comunità universitaria sin dal 2010» e finalizzati al costante mantenimento dell’equilibrio del bilancio dell’Ateneo. «Attraverso l’eliminazione dell’eccessiva esposizione e dell’incertezza finanziaria, e grazie al ridimensionamento organizzativo e al contenimento della spesa (spending review) – ha continuato – è stato possibile salvaguardare il reale valore dell’ente, per garantire un futuro alla nostra Università».
«Come succede ormai da diversi anni – si legge nella relazione approvata dagli organi di governo -, l’Università di Catania dovrà affrontare anche nel 2013 notevoli problematiche finanziarie, collegate alla progressiva riduzione delle risorse statali; ciò comporterà, inevitabilmente, maggiori difficoltà, sia per assicurare il mantenimento di un costante equilibrio del bilancio, sia per garantire, in termini di competenza, la sostenibilità della spesa complessiva. Tali problematiche che, da più di un decennio, affliggono il sistema universitario si sono oggi ulteriormente aggravate per tutti gli atenei italiani, soprattutto a causa della regressione economica che angoscia il Paese. Sempre più incessanti giungono da parte di altre università segnali di allarme istituzionale e di tracollo finanziario dei propri bilanci; ciò non può che destare preoccupazione anche per la comunità del nostro Ateneo: l’attuale scenario economico, infatti, incide negativamente non soltanto, com’è avvenuto negli anni passati, sulle spese di funzionamento e sulle disponibilità per lo sviluppo della didattica e della ricerca, ma mette seriamente a rischio anche la reale garanzia di onorare i debiti (per lavori, servizi e forniture), nonché il pagamento degli emolumenti stipendiali».
«Malgrado le crescenti difficoltà, il nostro Ateneo – ha garantito il rettore – darà però seguito a quanto programmato per il prossimo esercizio finanziario; ciò, nel rispetto di tutti gli adempimenti introdotti dalla legge 240/2010, e pertanto attraverso lo sviluppo dell’impianto contabile del nuovo bilancio unico, produttivo di un radicale cambiamento in termini organizzativo-gestionali. Tutti gli obiettivi previsti nel biennio 2011/2012 sono stati raggiunti dall’amministrazione, malgrado le difficoltà derivanti dalla grave regressione economica, che si aggiungono a quelle di natura tecnica e gestionale. Non esiste, tuttavia, purtroppo alcun segnale positivo rispetto a quanto già rilevato negli scorsi esercizi finanziari; vi è, piuttosto, l’aggravarsi dello stato di disagio in cui versano gli atenei italiani, che sta ormai degenerando in pieno collasso economico».
Con la recente approvazione della “legge di stabilità” – è cronaca recentissima -, il Governo ha mantenuto un ulteriore taglio del fondo di finanziamento ordinario, pari a 300 milioni di euro (definito ‘catastrofico’ dal presidente della Crui), a causa del quale metà delle università sono adesso a rischio default (come riconosciuto dallo stesso ministro Profumo); ne consegue un danno economico irreversibile per gli atenei. Il fondo di finanziamento ordinario, approvata la legge di stabilità, viene stimato complessivamente in 164,8 miliardi di euro.
Per quanto riguarda Catania, l’entità prevista per il fondo di finanziamento ordinario dell’esercizio 2013 corrisponde sostanzialmente alla risorsa ricevuta nel lontano 1998; in sostanza, il fondo in questione regredisce, nei fatti, di circa un quindicennio. Dall’esercizio 2008 all’esercizio 2012, il Ffo per l’Ateneo ha subito infatti, nel suo complesso, una riduzione di circa 25 milioni di euro. Che diventano 37,8 in meno, se si considerano i circa 13 milioni di riduzione prevista per il 2013.
«Lo stato di equilibrio del bilancio dell’Ateneo, derivante dall’oculata gestione delle risorse e dagli interventi posti in essere sin dal 2010, consentono, ancora per quest’anno – osserva il rettore Recca -, di effettuare una programmazione delle spese che va oltre l’esclusiva copertura degli emolumenti stipendiali, garantendo, ancora per un anno, il perseguimento delle finalità istituzionali (didattica, ricerca, servizi). Tutto ciò, sempre ottemperando nell’elaborazione delle complessive poste del bilancio preventivo e pluriennale – alle prescrizioni di contenimento e di razionalizzazione della spesa introdotte, per le istituzioni universitarie, dalle numerose norme di legge entrate in vigore dal 2008 a oggi».
«È triste tuttavia riscontrare – si legge ancora nella relazione del rettore ricca di cifre e tabelle – che gli atenei italiani sono rimasti, ormai da più di un decennio, senza alcun sostegno istituzionale da parte dei vari governi, che si sono succeduti alla guida del Paese. È doloroso rilevare che i tagli operati all’università italiana negli ultimi cinque anni sono stati pari a circa 1,5 miliardi di euro e constatare che tanti atenei, per sopravvivere, sono stati costretti dalla crisi a cancellare corsi di studio, a ridurre gli orari di apertura delle biblioteche, a bloccare l’acquisto di nuovi libri e riviste scientifiche, a sacrificare i laboratori, a trascurare servizi essenziali per il funzionamento, a ridurre progressivamente la quantità di personale impegnato nell’attività didattico-scientifica e di servizio».
«Il momento che vive il Paese è sicuramente grave – conclude il prof. Recca -, e gli sprechi nazionali non derivavano solo dalle università; purtroppo, oggi, la notizia più grave è quella che la metà degli atenei attraversano un vero stato di pericolo finanziario e i loro bilanci non sono più sufficienti per onorare i debiti contratti e il pagamento degli stipendi dei propri dipendenti».
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