16 Novembre 2016, 11:01
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CALTANISSETTA – Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è arrivato poco fa a Caltanissetta insieme al ministro per le Infrastrutture, Graziano Delrio, con cui sta visitando il cantiere per la realizzazione della galleria “Caltanissetta”, una delle opere per il raddoppio della statale 640 Caltanissetta-Agrigento nella zona di contrada Bigini, tra Caltanissetta e San Cataldo. Il Presidente del Consiglio e il ministro delle Infrastrutture presenziano alla firma del contratto di programma Anas Regione per opere 500 milioni. “Abbiamo dovuto sistemare le opere pubbliche rimaste a metà. Oggi i 470 milioni di euro sbloccati sono un passo avanti gigantesco sulle strade di questa Regione. Non sono l’unico passaggio”, le parole di Renzi. “Delrio è qui, stasera sarà a Marsala perché non dimentichiamo la necessità di investire sull’aeroporto di Trapani. Siamo stati a Catania, poi saremo a Palermo con Fincantieri e non solo. C’è necessità di investire sui porti e sull’economia del mare ingiustamente tagliuzzata negli anni passati. E’ come se la Bella addormentata si fosse svegliata, non c’è stato bisogno del bacio del principe Delrio, non di un investimento particolare ma di serietà e rigore”, sottolinea. “Caltanissetta-Agrigento. Il più grande cantiere Anas. Oggi sbloccati altri 470 milioni per strade siciliane #avanti”, scrive poi il presidente del Consiglio su Twitter, al termine della sua visita al cantiere.
“Per troppo tempo abbiamo sprecato tempo perché qualcuno ha pensato di far vincere la cultura dell’austerity e quindi ha dimezzato gli investimenti pubblici in Italia, con un ragionamento filosofico suicida che ha portato la riduzione di 20 miliardi di finanziamento – ha detto Renzi -. Non lasceremo che l’Italia commetta gli errori del passato quando si è deciso di tagliare sulle opere pubbliche perché chi taglia sulle opere pubbliche sta tagliando il suo futuro, la sua possibilità di crescita”. Poi, sulle polemiche con l’Ue: “Stiamo facendo una battaglia in Europa. La bandiera dell’Europa è qui con noi e la teniamo al nostro fianco ma l’Europa faccia il suo mestiere, che è promuovere la crescita e non solo l’austerity, investire sul futuro e non solo in burocrazia”.
“Ieri per la prima volta dopo anni l’Italia nel terzo trimestre ha fatto segnare un Pil superiore a Francia e Germania. Intendiamoci, soltanto nel terzo trimestre ma se per la prima volta dopo anni c’è un segnale più dell’Italia maggiore di Francia e Germania è indice che una parte del Paese si è già rimessa in moto. Se riusciremo a far ripartire il Sud saremo nelle condizioni di diventare la locomotiva d’Europa”, ha aggiunto il presidente del Consiglio. “Per troppo tempo – ha aggiunto – c’è stata grande attenzione per il Nord e scarsa attenzione per il Sud, questo ‘combinato disposto’, una parola che va tanto di moda per ora, ha portato la Sicilia a ritardi fortissimi e carenza occupazionale”, ha aggiunto in seguito nel corso del suo intervento alla cerimonia di firma dell’accordo tra Anas e Regione Siciliana. “Abbiamo due Italie – sottolinea – una che cresce in termini di posti di lavoro, cioè il Nord, e un’Italia che continua ad arrancare, cioè il Sud. I numeri sono: 656mila posti di lavoro in più con il Jobs act, 700mila inattivi in meno e la cassa integrazione che improvvisamente crolla. Ma a fronte di questi tre numeri dobbiamo registrare un’assurda differenza tra Nord e Sud”.
Un passaggio sulla finanziaria nazionale: “Tra poco Del Conte dell’Anpal firmerà un atto molto importante da 730milioni di euro, che sono quelli della decontribuzione per il 2017. Gli incentivi del jobs act solo per il Mezzogiorno saranno confermati integralmente. Le aziende che scelgono di assumere al Sud hanno la decontribuzione totale come il primo anno del Jobs act. E’ una importantissima scelta che abbiamo fatto per il 2017. Dicono che gli incentivi funzionano e pensano di criticarci…”.
“In Sicilia c’è bisogno di un sistema di infrastrutture più semplici. Abbiamo due grandi sfide che sono gli aeroporti di Comiso e Trapani, oltre a Palermo. Abbiamo ridotto le tasse ai grandi vettori: diciamo loro, venite a investire in Sicilia, venite a portare rotte perché una realtà più bella non c’è altrove – ancora Renzi -. I 470 milioni nuovi annunciati oggi sono pronti a essere spesi e controllati, perché se ci sono furti o problemi bisogna arrestare i ladri e non le opere pubbliche. Bisogna comunicare in modo diverso la Sicilia, anche per questo abbiamo scelto di portare il G7 in Sicilia per abbattere lo stereotipo tipico per cui la Sicilia è solo la mafia”.
Sul referendum la stoccata alla minoranza dem: “Ci son quelli che per trent’anni potevano cambiare le cose e non le hanno cambiate e ora pur di non vedere che altri lo facciano, fanno carte false per evitarlo. E questo è ingiusto, ingiusto, ingiusto. Perché se vuoi bene all’Italia speri che chi arriva dopo faccia meglio, non di segargli le gambe. Se vince il Sì l’Italia entra nel futuro, se vince il No ci teniamo quelli di prima e magari torna qualcuno”. E ha aggiunto: “Più si entra nel merito più la riforma toglie alibi a tutti. Non c’è più potere per il presidente del Consiglio ma si semplifica il sistema politico. Se voti No stai difendendo la ‘Casta’: contento te, contenti tutti. Non mi venite a cercare poi… Se di fronte alla domanda vuoi ridurre parlamentari e costi della politica gli italiani votano No, se c’è gente che brinda sono i sostenitori della Casta, non gli innovatori. Quelli che per anni hanno sempre detto No al cambiamento”.
Marco Falcone, capogruppo di Forza Italia all’Ars, attacca: “In questa due giorni di campagna elettorale nella nostra terra per il referendum, il presidente del Consiglio Renzi tenta di introdurre specchietti per le allodole, presentando quali nuovi finanziamenti, per un totale di 500 milioni di euro, risorse da tempo attribuite alla Sicilia, soldi nostri che dovevano arrivare da almeno tre anni e che per colpa dell’incompetenza del governo Crocetta e dell’ostitlità del governo nazionale, aspettiamo ancora. La firma odierna è dunque pura fiction, dal 2012 ad oggi il governo regionale ha sempre rassicurato sull’imminente sblocco delle opere, promesse puntualmente smentite dai fatti, anche oggi quindi non poteva mancare un altro impegno che Renzi scriverà sul ghiaccio. Il presidente del Consiglio la smetta di fare chiacchiere, quel che è certo è che il 4 dicembre la Sicilia lo ripagherà come merita”.
Anche il presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia, commenta la visita del premier in Sicilia, a margine di un incontro con gli studenti a Palermo all’istituto di storia patria: “Renzi è arrivato in Sicilia per ribadire le sue ragioni sul voto del referendum o è qui in veste di presidente del consiglio? Bisognerebbe chiarire questa commistione che peraltro spiega molte cose della legge. Naturalmente – aggiunge – è un suo diritto farlo, trovo discutibile questo non capire se parla il capo del partito o il premier, e dato che si parla di materia costituzionale i due ambiti andrebbero separati, sennò si influenza l’elettore. Lo trovo discutibile, insieme alla lettera inviata agli italiani all’estero corredata da foto che lo ritraggono vicino a Obama o alla Merkel, suggerendo l’idea dell’uomo di governo. Bisognerebbe fermarsi invece al merito della questione”.
“Calamandrei diceva che quando si tratta di materia costituzionale il governo non dovrebbe intervenire. Qui invece è il governo a portare avanti questo disegno di legge e già questa è un’anomalia – prosegue il presidente Anpi – I cittadini devono votare, ma informati e consapevoli e questo è mancato, anche perché in un primo momento Renzi aveva detto che si sarebbe ritirato in caso di vittoria del No, trasformandolo in un plebiscito personale su di lui, ma se vince il No Renzi non è affatto obbligato a dimettersi. Nel 2006 Berlusconi ha perso clamorosamente un referendum ed è rimasto al governo”. “Mi pare ingiusto insistere in questa campagna su effetti immaginari inventati, piuttosto che sui contenuti – conclude Smuraglia -. La materia è ostica persino per un giurista. Dal mio punto di vista se vincerà il No saremo riusciti a difendere la Costituzione da uno stravolgimento che non merita e tutto procederà come prima, è la politica che deve fare il suo corso, e il presidente del Consiglio sta in carica finché il parlamento gli dà la fiducia”.
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