Renzi e la rifondazione centrista| Quelli che stanno alla finestra

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19 Ottobre 2019, 13:27

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Al centro si sta. Tutti vigili e in attesa. Nel weekend della Leopolda, Italia Viva scuote lo scenario dei moderati siciliani. Dove però non c’è troppo fretta di fare una mossa in questa fase. Nel Palazzo si aspetta di capire meglio cosa sarà della cosa renziana, quali saranno le mosse e le prospettive della creatura dell’ex premier. Che finora qui in Sicilia ha visto poche adesioni ufficiali. In Parlamento hanno varcato il Rubicone Davide Faraone e Valeria Sudano, sui territori c’è stata l’adesione dell’ex sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo e poco altro. Altri stanno lì a guardare, pronti a fare il salto ma vogliono pensarci. Sembra nelle cose ormai il transito di Luca Sammartino, che è a Firenze per la kermesse renziana, come ogni anno. Attorno al deputato catanese si potrebbe costruire un nuovo gruppo all’Ars. Le interlocuzioni con i due di Sicilia Futura sono già avviate. Nicola D’Agostino ed Edy Tamajo hanno parlato con gli stati maggiori renziani, un incontro con Beppe Picciolo ma senza Totò Cardinale, la cui strada ormai sembra distante da quella dei vecchi amici e compagni di strada Faraone e compagni. D’Agostino non andrà alla Leopolda, Tamajo sembra di sì.

Insomma, dalle parti di Sicilia Futura si guarda con interesse al progetto, ma senza troppa fretta. C’è poi il Pd. Oggi il partito si riunirà a Catania per uno degli eventi programmati nelle nove province con il commissario regionale Alberto Losacco. E questo proprio nel giorno in cui Sammartino, il big dem della provincia, sarà alla Leopolda. Il gruppo dell’Ars si riunirà martedì e sarà la prima occasione per parlare dopo la scissione renziana. I rumours di Palazzo danno in possibile uscita in direzione Italia viva il siracusano Giovanni Cafeo, che era ascritto agli orfiniani, alleati di ferro di Renzi. Un altro renziano doc, Michele Catanzaro, al momento sembra orientato a rimanere nel Pd, dove ha fatto asse con Dipasquale e Gucciardi, ex renziani, nella nuova area “dei territori”. Ma la la situazione è quanto mai fluida e la sensazione è che un pezzo di ceto politico stia prendendo tempo per osservare lo sviluppo degli eventi. Un deputato che potrebbe essere attratto dal progetto è Luisa Lantieri, già Pd, poi transitata nel gruppo Ora Sicilia. “Al momento sto ferma dove sono – risponde Lantieri -. Qualcuno ha pensato che mi sono buttata sulla destra ma io rimango sempre una persona di equilibrio e spero sempre in un grande centro. Non ho aderito a un partito. Sto guardando e intanto continuo a fare politica”.

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E come Lantieri altri moderati stanno a guardare l’evolversi della situazione, tra conciliaboli e incontri. C’è per esempio la galassia autonomista lombardiana, che si guarda attorno. Così come pezzi di Forza Italia. La divaricazione tra la linea antisalviniana di Gianfranco Micciché e quella ufficiale del partito, che ha aderito alla manifestazione romana di oggi (dove va anche Nello Musumeci), è sempre più evidente. Tanto che Antonello Cracolici ha sostenuto la necessità di “valorizzare” i distinguo di Micciché, una uscita che qualcuno ha letto come l’idea di scavalcare Renzi in una prospettiva di allargamento del campo antisovranista. I forzisti siciliani sono molto sensibili a questo genere di suggestione. Alleanze locali con i Pd si sono già sperimentate con successo, a Gela ad esempio. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo i 5 Stelle, con cui il Pd sta cercando di saldare i rapporti anche in vista delle amministrative. Un deputato forzista come Totò Lentini commenta: “E’ Il centro che manca in Italia. Ma serve gente nuova, cristiani che si impegnano. Nella speranza che Forza Italia tenga. A Roma la manifestazione mi sembra più destra che centrodestra”. E ci sono poi i popolari di Saverio Romano, che è in rotta da un pezzo con Micciché ma che conserva il suo dialogo con Forza Italia. Nessuno vuole rinunciare al sogno della rinascita centrista, nell’Italia dei populismi: “Non è possibile che un moderato si ritrovi oggi ad accettare le scelte dei vari estremismi che si sono succeduti al Governo – dice il coordinatore dell’Udc siciliana Decio Terrana – è quanto mai necessaria una “casa” alternativa e moderata per tutti coloro che credono nei valori della dottrina sociale della Chiesa e che non possono accettare scelte così radicali, per altro volatili e che cambiano direzione da un momento all’altro. Non vogliamo ‘guardare’ né a Destra né a Sinistra, vogliamo guardare al Centro”. Già, ma quale centro? Lo si scoprirà solo vivendo.

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19 Ottobre 2019, 13:27

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