Dopo Report indaga la Digos| Interrogato Rosario Patanè

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14 Dicembre 2012, 07:00

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Rosario Patanè, ex presidente della municipalità di Librino

CATANIA- La Digos indaga sull’inchiesta di Report, ieri è stato interrogato Rosario Patanè, ex presidente del consiglio di quartiere di Librino, noto per l’impegno sociale e profondo conoscitore degli equilibri che regolano, durante le elezioni, presente e futuro nelle periferie della città.

Ai microfoni di Claudia Dipasquale, Patanè aveva detto che “a Librino, qualcuno compra i voti al prezzo di 30 euro”. “Ma non è poco?”, chiedeva la giornalista, “No -rispondeva Patanè- c’è la crisi”.

Secondo alcune indiscrezioni, gli investigatori stanno cercando riscontri alle dichiarazioni di Patanè, ma soprattutto, starebbero valutando se Patanè si riferiva ad alcuni politici catanesi che sono stati immortalati durante la trasmissione andata in onda domenica scorsa.

Le telecamere di Rai3 sono andate a Librino, S. Giorgio e San Cristoforo subito dopo il responso delle regionali. Un viaggio tra le bancarelle dei mercati abusivi e i vicoli dei quartieri contesi dalle famiglie catanesi di Cosa Nostra.

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Candidamente, gli intervistati hanno ammesso di aver votato per politici che avevano “sistemato” lavorativamente i prossimi congiunti, alcuni abitanti di un condominio hanno sostenuto di essere riusciti ad ottenere l’asfalto per l’intero cortile, a spese di un candidato, in cambio dei voti.

La Procura è chiusa nel massimo riserbo, ma ci sono tutti i presupposti perché si continui a parlare di questa puntata anche nelle prossime settimane.

La lettera di Rosario Patanè

Scrivo questa lettera non per ripetere quanto trasmesso da Reporter il 09/12/2012,  ripreso poi da Sicilia live il 10/12/2012, ma perchè non è stato completato il mio pensiero rilasciato nell’occasionale intervista degli inviati di Reporter per questione di tempo del motaggio complessivo del pezzo o altro.
Il mio pensiero è che non mi meraviglio che, come ho sentito dire in campagna elettorale regionale 2012, trasversalmente i soggetti  candidati pagavano 25,30 euro a voto o promettevano posti di lavoro o davano buoni per la benzina o per la spesa nei discount.
Io non penso che se ciò succede in Sicilia è sempre una questione di “coppola e lupara”. Infatti a Milano, un paio di mesi fa, nella giunta regionale di Formigoni,un assessore venne arrestato perchè alla ‘ndrangheta milanese pagò 500 mila euro per la sua elezione.
Non vorrei che anche lì si continui con la questione la Milano da bere, perchè la vera questione, o meglio la vera delusione, è che, come sosteneva De Gasperi, mancano gli statisti, mentre, come in un noto libro di mafia e un noto film, siamo ricchi di politicchi e quaquaraquà.
Rosario Patanè

 

 

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14 Dicembre 2012, 07:00

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