26 Giugno 2020, 20:27
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Sull’orma di Grano d’anima, poemetto pubblicato lo scorso ottobre per la casa editrice Il ragazzo innocuo, Cetta Brancato ne riprende i temi essenziali nella nuova raccolta di versi Requiem a due voci., in uscita a fine mese, per la casa editrice La Vita Felice con cui ha già pubblicato Giostre nel 2018.
Un’opera che poteva non essere scritta, si legge nella nota di chiusura, poiché non aggiunge nulla al silenzio ma provvede all’effimero dell’eterno ritorno.
Cinque soste poetiche che mutuano dalla struttura armonica della musica il rincorrersi dei versi: l’Introitus a cui seguono la Communio, il Lacrimosa, il Recordare, il Dies Irae fino ad un Libera me.
La prefazione, difatti, è affidata al Maestro Marco Betta con cui Cetta Brancato ha più volte espresso affinità liriche, creando una profonda relazione artistica. Si ricorda la scrittura delle musiche per il film Gli occhi di un altro o per lo spettacolo L’amore all’inferno, andato in scena presso il Teatro Massimo per la Settimana della Cultura.
Mentre sfioriamo tutto, sfuggendo alla profondità, un’estrema possibilità d’esistere rimane un ricordo mancato, a pelo d’acqua, un soffio di vento a direzione incerta.
Viviamo il Requiem di un Novecento che chiude l’eredità di un tempo che va via: la celebrazione della fine del maschile e del femminile che si ricongiunge in un unico destino, insieme al requiem delle piante e, perfino, all’agonia di ciò che non esiste.
Il Requiem è la rappresentazione dell’eternità, del fallimento che lascia spazio ai germogli: uno spartiacque, la possibilità di cantare i nostri morti.
Come ogni opera finale diventa il racconto dell’uomo: la nascita del mondo, la luce perpetua dell’anima.
Uccisa la memoria, l’uomo di Sicilia sanguina eternamente con il polso che batte, rimanendo cadavere per gli altri poiché nell’isola il gesto finale si compie solo quando è necessario.
Seguendo le orme di Virgilio che nel Liber II, 250,253 dell’Eneide scrive Vertitur interea caelum et ruit Oceano nox fino a Consolo con il suo Requiem per le vittime della mafia, Cetta Brancato, in quest’opera, conferma il senso dell’eternità dell’esistenza.
Le due voci liriche che compongono i versi si alternano in un canto. Sembrano essere la voce di un uomo a cui risponde quella di una donna, ma le anime s’intersecano, si confondono, s’incrociano, si mescolano.
Il Requiem di Cetta Brancato è scritto con la certezza che l’amore non ha bisogno di null’altro.
Diventa preghiera, confessione: è la libertà che ogni donna, nel trascolorare del giorno, interpreta attraverso il cambiamento, anche materno, nella cura per i propri figli e per il maschile.
Il suo Requiem è notte sempre più buia. Poi è giorno.
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26 Giugno 2020, 20:27