04 Ottobre 2018, 15:31
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Il “Reddito di cittadinanza” (Rdc) sarà uno dei protagonisti indiscussi della prossima manovra finanziaria. Insieme alla riforma delle pensioni e la “mini flat tax”, è stato inserito dal Governo nella nota di aggiornamento del Def come misura di riequilibrio sociale. “Abbiamo abolito la povertà” ha esultato il vice premier grillino Luigi Di Maio, festeggiando il primo passo verso l’istituzione del sussidio, rivendicandolo come uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle. Insomma, l’erogazione a partire da marzo 2019 sembra essere ormai quasi certa, ma molti sono i punti lasciati in sospeso dopo il proclamo dai balconi di Palazzo Chigi, incertezze che la maggioranza di Governo, fra polemiche e schermaglie interne, si sta apprestando a chiarire.
Cos’è e a chi è rivolto? Il Reddito di cittadinanza è un sussidio economico che, insieme alla “gemella” pensione di cittadinanza, nasce con l’intento di garantire il raggiungimento della soglia di povertà (780 euro mensili) a tutti i cittadini italiani. Per usufruire di questa misura, occorre quindi essere maggiorenni e avere un reddito da lavoro inferiore ai 780 euro. Del Rdc potranno quindi beneficiare anche disoccupati e inoccupati, purché siano registrati nei centri per l’impiego. Discorso simile per i liberi professionisti, che per accedere al sussidio dovranno necessariamente chiudere la propria partita iva. Resta invece tutto da sciogliere il nodo dei cittadini stranieri: la proposta che il Movimento avanzò al Senato nel 2013 prevedeva che l’aiuto fosse esteso anche a loro, ma oggi sia Di Maio, sia il collega vice premier Matteo Salvini sembrano escludere tale ipotesi Nel complesso, le stime calcolano che la platea interessata da questa misura sia di quasi nove milioni di utenti.
Le regole: il reddito va “sostenuto”. Al fine di preservarne la natura di “sostegno alla crescita”, il Movimento 5 stelle ha già stabilito alcuni “paletti” di garanzia, se non si vorrà incorrere nella revoca del reddito. Il sussidio verrà infatti erogato per un massimo di tre anni. Oltre alla già citata iscrizione ai centri per l’impiego, il cittadino dovrà iniziare un percorso documentato di ricerca lavorativa, che lo terrà impegnato per due ore al giorno. Nell’attesa di trovare una collocazione, sarà necessario offrire almeno 8 ore settimanali di attività gratuita al Comune di residenza e frequentare corsi di formazione, aggiornamento e perfezionamento. Valida poi la regola dei “tre lavori”: a chi percepisce il Rdc, i centri per l’impiego sottoporranno delle proposte lavorative, in conformità con le proprie attitudini, fino a un massimo di tre. Al terzo rifiuto, il cittadino perderà diritto al sussidio.
I vincoli. Come annunciato nei giorni scorsi dallo stesso leader grillino e dal sottosegretario all’Economia Laura Castelli, il reddito sarà spendibile solo ed esclusivamente per beni di prima necessità. Non saranno possibili spese “di lusso” o “immorali” (cit. Di Maio). Gli acquisti, poi, saranno del tutto tracciabili e sottoposti a controlli della Guardia di finanza. Il budget messo a disposizione sulla card non sarà cumulabile e dovrà essere speso interamente nel mese dell’erogazione.
Il calcolo e le coperture finanziarie. Il tetto massimo di sussidio per un cittadino singolo sarà appunto di 780 euro, per un nucleo composto da due persone di 1.170 euro, per una famiglia famiglia a tre di 1.560 euro. Ovviamente, sul reddito “peseranno” anche i figli, in base al fatto che abbiano più o meno di quattordici anni. Per quanto riguarda le coperture, il Governo dovrebbe impiegare più della metà dei soldi stanziati nella manovra: il Def ha disposto la cifra a 15 miliardi di euro, di cui almeno otto (il Movimento parla addirittura di dieci) serviranno proprio per garantire il Rdc.
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04 Ottobre 2018, 15:31