Responsabilità civile dei magistrati |Sabelli e Legnini a confronto

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17 Aprile 2015, 19:33

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CATANIA– “Senza timore. Quale magistratura a tutela dei diritti tra supplenza e responsabilità?”. Questo il titolo dell’incontro che ha aperto la due giorni di riflessione sulla giustizia e sul ruolo dei magistrati organizzata da Unità per la Costituzione e Anm. Sul tema sono intervenuti l’onorevole Giovanni Legnini (Vicepresidente del Csm), il professore Valerio Onida (Presidente della Scuola Superiore della Magistratura), Giuseppe Maria Berruti (Presidente di sezione della Corte di Cassazione), Rodolfo Sabelli (Presidente della Anm) e il Segretario generale di Unità per la Costituzione). Il dibattito, moderato dal giornalista Nino Milazzo, è stato aperto dai saluti del segretario etneo di Unità per la Costituzione, Mariano Sciacca, e dal discorso del Presidente del Tribunale di Catania, Bruno Di Marco che ha ricordato la figura di Michele Palazzolo, “magistrato a tutto tondo” dalle grandi virtù morali e professionali. L’incontro è stato soprattutto un momento di confronto sui temi caldi che riguardano la giustizia e il ruolo dei magistrati.

A tenere banco è soprattutto la norma sulla responsabilità civile, tema introdotto da Sciacca. Un argomento di stretta attualità alla luce del primo caso di azione civile contro lo Stato per responsabilità dei magistrati, riportato oggi sulle colonne de “Il Corriere della Sera”. La storia è destinata ad accendere un focolaio di polemiche. La vicenda riguarda la Procura di Roma e un’inchiesta (che ipotizza la bancarotta) su manager di una grande azienda. I magistrati hanno ottenuto il sequestro dei beni e il rinvio a giudizio degli indagati in un dibattimento che avrà luogo a giugno. Due anni fa la pubblica accusa aveva anche avanzato al Tribunale Fallimentare un’istanza di insolvenza (respinta dai giudici) di una delle società del gruppo. Per la nuova norma la bocciatura si può interpretare come un “provvedimento definitivo” che può dare vita a un’azione civile che in questo caso dunque non arriva dopo i tre gradi di giudizio, ma a indagini in corso. Un fatto che mina la serenità dei magistrati in sede processuale. “Come a dire che se voglio liberarmi di un giudice gli faccio causa”, dice il magistrato Angelo Busacca, uno degli organizzatori dell’incontro. E rincara la dose: “Sembra che tutto sia fatto per intimorire la magistratura”.

I timori paventati dai magistrati sin dai primi passi dell’iter legislativo, insomma, prendono forma. La responsabilità civile dei magistrati “è diventato un tema politico e di riequilibrio dei rapporti” dice senza mezzi termini il presidente nazionale dell’Anm, Rodolfo Sabelli. “Di fronte ad argomenti tecnici come quelli che abbiamo usato durante le audizioni in Commissione giustizia purtroppo non abbiamo trovato condivisione pure a fronte di argomenti di assoluta evidenza” ricorda Sabelli. “Tengo a sottolineare che il tema della coerenze e della rispondenza del filtro di ammissibilità a principi di natura costituzionale era stato già affrontato e sottolineato dalla Corte Costituzionale in più di una sentenza” aggiunge.

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Complice il primo “particolare” caso che ha riguardato la Procura di Roma, di certo c’è che l’Anm non starà a guardare. “Noi stiamo conducendo uno stretto monitoraggio e creeremo un dossier che porteremo all’attenzione di tutti gli organi istituzionali, a partire dal Ministro della Giustizia” annuncia il Presidente dell’Anm. Più cauto il Vice Presidente del Csm, Giovanni Legnini. “Siamo appena agli inizi dell’attuazione di questa nuova disciplina: le caratteristiche del provvedimento e i rischi sono stati da più parti sottolineati, adesso bisognerà vedere nella fase di attuazione se questi rischi sono fondati o no”, commenta. “Per fortuna sarà la giurisdizione a dirimere i dubbi e affermare una giurisprudenza su questa delicatissima materia”, conclude Legnini.

 

 

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17 Aprile 2015, 19:33

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