28 Aprile 2021, 11:26
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Un fondo agricolo nelle campagne tra Naro e Canicattì, simbolo della mafia rurale siciliana e agrigentina, è stato restituito questa mattina alla collettività dopo un lungo iter cominciato con il sequestro disposto più di trent’anni fa dal giudice Rosario Livatino, ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990.
E la formale cerimonia di consegna avvenuta questa mattina, a cui ha preso parte il procuratore capo Luigi Patronaggio, chiude simbolicamente un cerchio il cui nome di Rosario Livatino è il filo conduttore.
Proprio lui, da membro della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, aveva contribuito alla confisca del terreno alla famiglia Caramazza e, dopo esser passato nelle mani di potenti famiglie mafiose quali i Di Gioia e i Guarneri di Canicattì o al boss Giuseppe Genco Russo, adesso viene restituito alla cooperativa sociale che porta il nome del giudice che proprio tra qualche giorno, il 9 maggio, verrà proclamato beato.
La Procura di Agrigento guidata da Patronaggio si inserisce nell’ultima fase di questo tortuosissimo percorso, accogliendo il grido d’aiuto della cooperativa sociale, bersaglio negli ultimi tempi di danneggiamenti, furti e intimidazioni.
Un fondo agricolo che, seppur formalmente acquisito dall’Agenzia Nazionale dei Beni confiscati prima e dal Comune di Naro poi, era stato occupato illegalmente anche negli ultimi tempi da un pastore con il suo gregge. “Questa è una grande scommessa, lo sviluppo economico nella legalità” ha dichiarato Patronaggio. “Restituire beni confiscati alla mafia per portare economia legale dove allora c’era quella illegale”
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28 Aprile 2021, 11:26