19 Novembre 2014, 16:27
4 min di lettura
PALERMO – “Resta il dubbio sul fatto che l’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, prevista come obbligatoria, sia stata raggiunta”. L’intesa “obbligatoria” è quella riguardante il regolamento sulla “definizione degli standard qualitativi, strutturali, ecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”. Il regolamento, insomma, sul quale si fonda la nuova rete ospedaliera siciliana, quella che prevede il taglio di circa 400 posti letto e la “chiusura” di nove ospedali. Su quel regolamento, adesso, ci sono larghe ombre. E a mettere nero su bianco questi dubbi è addirittura il Consiglio di Stato attraverso un parere durissimo col quale “stronca” il documento esitato dal Ministero della salute e sul quale tutte le Regioni stanno rivedendo i loro piani ospedalieri. E mette in dubbio appunto l’intesa (obbligatoria) raggiunta, stando al governo nazionale, il 5 agosto scorso.
La “bomba” è esplosa oggi in commissione Salute all’Ars. Lì i deputati si erano riuniti per discutere appunto sull’approvazione del Piano per la rete ospedaliera. Un Piano che prevede una rimodulazione di posti letto e unità operative sulla base dei dettami del Ministero. Ma in commissione, oggi, non c’era l’assessore regionale alla Salute. Lucia Borsellino, infatti, è volata a Roma. Vuole vederci chiaro.
La Commissione, dal canto suo, ha sollevato parecchi dubbi. Il parere del Consiglio di stato, infatti, “rafforza” le legittime rivendicazioni “localistiche”. Il Piano regionale, che prevedeva il depotenziamento, se non lo “svuotamento” degli ospedali di Giarre, Mazzarino, Noto, Leonforte, Barcellona Pozzo di Gotto, Salemi e Scicli, oltre che dell’ospedale palermitano “Ingrassia”, da trasformare in “ospedali di comunità” dedicati solo a lungodegenti, non piace ai deputati delle zone interessate.
Il “compromesso” in commissione è tutto in una risoluzione caldeggiata dal presidente Pippo Digiacomo e che ha ricevuto l’ok stamattina dei deputati. Una sorta di emendamento al Piano del governo regionale. In sintesi, il documento prevede non tanto la chiusura di quegli ospedali (che avverrebbe comunque solo nel 2017) ma una rivisitazione dell’intero sistema sanitario regionale. La risoluzione, infatti, impegna il governo Crocetta a “valutare tutte le unità semplici e complesse” attraverso una griglia di indicatori. Solo alla fine di quel procedimento, si potrà intervenire in maniera chirurgica, non tanto chiudendo interi ospedali, ma sopprimendo le unità operative inutili e i doppioni.
La risoluzione, però, rappresenta un atto di indirizzo. Di cui il governo può o meno tener conto. Anche se lo stesso assessore Borsellino ha auspicato, su questo delicatissimo argomento, la più ampia condivisione politica possibile. A dire il vero, tecnicamente il governo potrebbe anche non tenere conto del parere della commissione legislativa. Il parere che verrà dato dai deputati probabilmente domani, infatti, è obbligatorio ma non vincolante. Deve insomma essere espresso, ma non impegna il governo a seguire quell’indirizzo.
E nemmeno il voto favorevole appare così scontato. Anzi. Le voci di dissenso sono ampie e trasversali. “Non siamo per nulla convinti – hanno ad esempio dichiarato i deputati del gruppo di maggioranza dei Drs, Beppe Picciolo e Salvo Lo Giudice – dell’ultima bozza programmatica che riorganizza la sanità in Sicilia, purtroppo più volte rimodulata nonostante gli impegni precisi assunti dalla Commissione Sanità itinerante con chi opera nei territori; si tratta di un balletto, politicamente inaccettabile, di cui dovrà farsi carico, suo malgrado, l’assessore Borsellino che non potrà continuare a chiedere sacrifici ai siciliani. Abbiamo ribadito ieri e lo ripeteremo stamani in commissione – hanno aggiunto Picciolo e Lo Giudice – che vogliamo conoscere in maniera inequivocabile i criteri precisi in base ai quali verranno applicati i tagli alle piccole strutture ospedaliere in odore di diventare “ospedali di comunità”.
Durissimo il deputato della Lista Musumeci Gino Ioppolo: “Dopo il parere del Consiglio di Stato è chiaro che stiamo navigando a vista. Se l’intesa non c’è, saltano tutti i criteri alla base di quel regolamento. Mi riferisco anche ai limiti temporali fissati dal governo nazionale. Abbiamo chiesto al governo regionale di sospendere ogni valutazione sulle unità da sopprimere all’effettiva entrata in vigore della nuova rete ospedaliera”.
“Nessun ospedale – ha rassicurato però il presidente della commissione Digiacomo – oggi è ‘predestinato’ ad essere convertito o ridimensionato. Questa indicazione è stata accolta dalla commissione e dal governo: un segnale deciso, dunque, di trasparenza e rassicurazione per i territori, oltre che per le strutture e il personale”. Insomma, la risoluzione, voluta dal presidente scongiurerebbe la chiusura automatica degli ospedali. Ma su quel Piano, come detto, incombe il parere del Consiglio di Stato: “Quel parere – spiega Digiacomo – qualora si traducesse in un atto del governo nazionale, porterebbe a una rivisitazione dei criteri in positivo. La situazione per la Sicilia, insomma, potrebbe solo migliorare”.
E quel parere è molto netto e invita “l’amministrazione a chiarire la sussistenza o no dell’Intesa (in Conferenza Stato-Regioni, ndr) e subordinare a tale sussistenza il proprio parere favorevole”. E non solo. Il Consiglio di Stato interviene persino sulla “forma” di quel regolamento: “Si raccomanda all’Amministrazione una rilettura e riscrittura dell’intero testo”. Il testo sul quale si basa anche la rivoluzione della Sanità siciliana.
Pubblicato il
19 Novembre 2014, 16:27