La truffa delle false vedove | Dodici arresti a Messina

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26 Gennaio 2013, 14:19

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False vedove ricevevano la pensione di reversibilità di un coniuge mai morto, poi, con la cessione del quinto ottenevano prestiti da società finanziarie, il tutto con la complicità di compiacenti funzionari dell’Inpdap di Messina.

Sono 12 le persone arrestate nell’ambito di una operazione portata a termine stamani dalla sezione di Polizia Giudiziaria della Polizia, diretta da Fabio Ettaro: quattro in carcere, otto agli arresti domiciliari. Misure cautelari emesse dal gip Maria Vermiglio, richieste dai sostituti procuratori, Fabrizio Monaco e Diego Capece Minutolo. Indagati anche 4 promotori finanziari. L’indagine della Pg viene avviata nel novembre 2011, quando il direttore dell’Inpdap denuncia strane anomalie: le lagnanze della mancata corresponsione della pensione di reversibilità da parte di alcuni beneficiari. Gli agenti spulciano le pratiche pensionistiche e scoprono che molte erano prive di documentazione, altre erano corredate da false certificazioni. Si indaga tra il personale addetto. I sospetti puntano, in particolare, su un funzionario, Angelo Genitore, 56 anni. Scattano le intercettazioni e si scopre che Genitore, con la complicità di alcuni colleghi, era la mente- sostiene l’accusa- di una organizzazione che truffava, oltre l’Inpdap, anche alcune finanziarie.

Secondo la ricostruzione fornita dal dirigente della Pg, infatti, Genitore individuava soggetti, preferibilmente donne, in grave stato di disagio economico, proponeva loro di fingersi vedove e, dunque, destinatarie di pensione di reversibilità. I “deceduti” erano frutto di una attenta ricerca. Il funzionario, infatti, selezionava, dalla banca dati di cui disponeva, il nome di pensionati non coniugati, così che, dopo il suo decesso, nessun coniuge potesse vantare il diritto alla pensione. Anche a corredare la pratica di tutta la falsa documentazione necessaria per ottenere il trattamento pensionistico ci pensava lo stesso Genitore, con l’aiuto di tre colleghi compiacenti: Rosario Grasso, 57 anni, Mario Miceli, 42 anni, e Nicolina Buda, 49 anni. Ma la truffa non si fermava lì. Fase successiva- a detta degli inquirenti – sarebbe stata la richiesta di un prestito a società finanziarie. Cedevano il quinto della pensione ed ottenevano il denaro che, nella logica della spartizione stabilita, andava per l’80% all’organizzazione, per il restante 20% al beneficiario. Sui 10 casi accertati dalla Pg, dal 2009 a fine 2011, è stato calcolato un danno patrimoniale di 105mila euro per l’Inpdap; di 150mila euro per le finanziarie che, ovviamente, non riscuotevano la rata mensile di rimborso prestito.

La truffa – stabiliscono le indagini – sarebbe proseguita anche dopo il licenziamento di Angelo Genitore, avvenuto nel febbraio 2012, perchè su di lui pendeva l’accusa di truffa per una vecchia vicenda. All’interno del suo ex ufficio gli restavano i complici a portare avanti il business delle “false vedove”. Tra gli indagati anche 4 promotori finanziari, gli stessi che più volte sono stati impegnati nelle pratiche di rilascio prestiti in favore dell’organizzazione.

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Particolare curioso venuto fuori dalle intercettazioni è dato dai contrasti che, ben presto, sono sorti tra beneficiari e artefici della truffa, per “intrecci da prelevamento”. I primi, infatti, spesso si recavano allo sportello dell’Ufficio postale a ritirare la pensione, contemporaneamente alla persona delegata alla stessa funzione. Ne nacquero vere e proprie liti, intercettate dagli agenti. Una, in un caso, sfociò nella “rivelazione”. Francesca Mangiapane, 49enne di Furnari, stanca di essere “preceduta” nel prelievo dalla delegata Mara Gazzignato, (moglie di Mario Miceli), decide di rivelare che lei “il marito ce l’ha, e pure vivo”. L’organizzazione aveva previsto tutto, tranne gli intrecci da prelievo e le vendette.

Questi i nomi delle sette false vedove e di un falso vedovo, tutti agli arresti domiciliari:

Antonina Miceli, 51 anni, di Messina; Mara gazzignato, 43 anni, di Padova ma residente a Messina; Francesca Mangiapane, 49 anni,di Furnari; Simonetta Oco, 65 anni, di Firenze; Domenica Oliveri, 57 anni, di Messina; Tommasa Bonna, 62 anni, di Messina ma residente a Cinisello Balsamo ( Mi); Maria Cucinotta, 52 anni, di Messina, e Caremelo Iaria, 77 anni, di Fondachello Fantina. Per i quattro dipendenti Inpdap, il gip ha stabilito il carcere.

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26 Gennaio 2013, 14:19

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