Unire la destra, Musumeci: | “Spero di poterci riuscire”

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03 Novembre 2013, 06:00

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CATANIA – È sempre più lui il grande mediatore della politica sia regionale che nazionale. Nello Musumeci parla ormai da saggio. Non vede nella politica un campo di battaglia, ma un luogo da cui si può costruire un futuro sicuramente meno plumbeo di quello attuale per le generazioni future. Il presidente della commissione antimafia all’Ars vede pure una destra rinnovata. Lui, infatti, è l’uomo che sta cercando di rimettere in dialogo le anime dell’ormai ex Alleanza Nazionale in vista di una ricomposizione che vada oltre il partito di Storace. Uno forzo che gli è stato riconosciuto in primo luogo dall’ex rivale Raffaele Stancanelli. Il quale, intervistato dal nostro giornale, ha espresso particolare apprezzamento per quest’azione pacificatrice. “Voglio ringraziarlo – riferisce Musumeci a LiveSiciliaCatania – per questa manifestazione di stima e di apprezzamento nei miei confronti. Io credo che chiunque di noi abbia il dovere e il diritto di lavorare per consolidare questo centrodestra. Stiamo vivendo un momento difficile, non soltanto con il travaglio interno del Pdl, ma anche con il tentativo di poter ricomporre un grande e credibile soggetto di destra”.

Ma lei ci crede davvero in una reunion della vecchia An?

“È un impegno per il quale sto lavorando personalmente. Spero di poterci riuscire. Ecco, io credo che un centrodestra plurale, con diverse forze, possa esistere. C’è spazio per l’area centrista del Pdl-Forza Italia, per la destra sociale e nazionale, così come l’abbiamo immaginata con An, per la Lega e per quel mondo cattolico che non si vuole riconoscere nel dialogo con la sinistra. È possibile dunque un grande centrodestra alternativo alla sinistra”.

Non crede che i suoi elettori possano fraintendere una certa dialogo con la Lega Nord?

“La presenza dei scorsi di Flavio Tosi in Sicilia, che ho avuto il piacere di accogliere, è servita ad avviare un dialogo con lui su temi comuni come quello della legalità, del contrasto alle mafie e della difesa delle identità territoriali”.

Prosegue, secondo lei, il sodalizio di Enzo Bianco con la città?

“É finito da un pezzo. Ora cominciano i problemi di ogni amministratore. Sono convinto che Bianco abbia ostentato un ottimismo assolutamente incompatibile con la drammaticità della situazione”.

Crede che la città abbia votato lo schieramento sbagliato?

“Da catanese, da padre e da nonno, voglio augurargli di poter riuscire nel suo impegno. La stagione più difficile è stata quella appena trascorsa. Dove Stancanelli, impegnato in una azione di risanamento non del tutto completata, ha fatto prevalere la politica del rigore e dei tagli. Adesso staremo a vedere. Noi dunque saremo assolutamente critici con Bianco, ma anche degli avversari leali”.

L’appeal di Bianco è crollato con il ponte del tondo Gioeni?

“No. Credo che quella vicenda sia stata soltanto un incidente. Un incidente voluto, peraltro. Ho colto molto fretta e molta superficialità nell’approccio al problema. Credo, però, che i problemi di Catania siano ancora altri e molto più grandi”.

Quali e come affrontarli?

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“Bisogna creare un clima di ottimismo che sia però rapportato agli strumenti reali di cui un sindaco può disporre. Dobbiamo sostenere la piccola e media impresa. Dobbiamo promuovere ovunque la cultura della legalità. Dobbiamo dialogare con il territorio, in tutte le sue articolazioni. Spero che Catania possa uscire dal tunnel”.

Durante lo scorso consiglio comunale lei ne è stato un protagonista assoluto, soprattutto per le sue dispute con Raffaele Stancanelli. Chi è oggi il suo erede a Palazzo degli Elefanti?

“Mi auguro che i giovani entrati in Consiglio comunale possano accostarsi alla politica con una spirito di servizio vicino alla città e di umiltà. Questo è il sentimento necessario per poter servire la politica”.

Ci faccia un nome, per favore?

“Vedo tanti giovani e tanta inesperienza. Ma c’è tanto entusiasmo e voglia di fare. Questa stessa voglia è spalmata sia nel centrodestra che nel centrosinistra. A tutti auguro buon lavoro, nella diversità delle idee e delle posizioni. Io, intanto, sto lavorando ad un vivaio di giovani all’interno del mio partito. Alla mia età ho solo il bisogno di trasmettere fiducia ai giovani e responsabilità”.

É un po’ troppo saggio, non trova?

“No, no, no. L’augurio di buon lavoro lo faccio a tutti. Sono i giovani la scommessa del futuro”.

Oltre l’augurio che si propone, qual è la sua azione concreta?

“Per quanto riguarda la mia comunità politica, sto lavorando per creare un ricambio che possa tenere alta la qualità della politica”.

Mancano i contenuti?

“Oggi vedo un grande orfanotrofio nella politica giovanile. Mancano i modelli. E io credo che bisogna agire affinché si possa essere di buon esempio per loro”.

 

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03 Novembre 2013, 06:00

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