09 Luglio 2014, 19:19
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PALERMO – Il caso è chiuso. Archiviato. I presupposti per il fallimento non ci sono, perché la società Pea, Palermo Energia Ambiente, non è insolvente e i reati di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio non sussistono né a carico degli amministratori e dirigenti dell’azienda né nei confronti dei “creditori non soci”.
Il tribunale fallimentare e il Giudice per le indagini preliminari di Monza chiudono tanto la procedura fallimentare contro la Pea quanto l’inchiesta penale. Nel 2012 i fascicoli furono trasferiti a Monza per competenza territoriale. La Pea, società partecipata dal gruppo milanese Falck e dalla palermitana Amia, oggi in liquidazione, avrebbe dovuto realizzare uno dei termovalorizzatori progettati per risolvere l’emergenza rifiuti in Sicilia. Nel 2010 la Pea, che aveva esaurito il suo scopo, venne messa in liquidazione. In sei anni l’unica opera realizzata dalla società, a fronte di oltre 44 milioni di euro spesi per studi di progettazione e consulenze legali, era stato lo sbancamento dell’area destinata al termovalorizzatore mai costruito.
Da qui l’inchiesta parallela per una presunta bancarotta fraudolenta. La Procura, infatti, aveva chiesto il fallimento della Palermo Energia Ambiente e nel frattempo – il codice lo prevede – avviato l’inchiesta penale per la quale era indagato anche l’ex assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. Che si è conclusa con l’archiviazione. Il nome di Armao faceva parte dell’elenco dei creditori della società che a lui si rivolse, tra il 2006 e il 2009, per alcune consulenze legali. Un altro fascicolo riguardò, invece, presunti falsi in bilancio. Sotto inchiesta finirono, tra gli altri, l’ex presidente e l’ex direttore generale dell’Amia, Enzo Galioto e Orazio Colimberti. Anche questa inchiesta è stata archiviata.
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09 Luglio 2014, 19:19