05 Dicembre 2019, 20:13
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L’indagine che ha portato ai domiciliari il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto è partita da un campo di calcio. L’inchiesta del procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio e del sostituto Daniele Di Maggio, che ha coinvolto oltre al sindaco anche il vice sindaco e un assessore del Comune nel Palermitano, accusati a vario titolo di corruzione, abuso d’ufficio, falso materiale ed ideologico, sono iniziate quando il presidente di un’associazione di Casteldaccia, che aveva in gestione un campo di calcio, si è presentato dai carabinieri e ha raccontato delle minacce che il candidato a sindaco Giovanni Di Giacinto gli avrebbe rivolto.
Il calcio e il voto
Era il luglio del 2018. Il sindaco avrebbe incontrato Sebastiano Benforte nel porticciolo di San Nicola l’Arena pochi giorni prima delle elezioni amministrative del 10 giugno del 2018 e avrebbe chiesto in modo minaccioso di imporre agli elettori della figlia Sara, candidata nella lista Rinasca, antagonista a quella del sindaco Di Giacinto, di effettuare il voto disgiunto, dietro la minaccia di estromettere l’associazione dalla gestione del campo comunale. Gli elettori avrebbero dovuto esprimere una preferenza per il sindaco Di Giacinto e un’altra per il Consiglio comunale. Uno tra i primi provvedimenti della nuova giunta Di Giacinto fu l’ordinanza 62 con la quale fu intimato alla società “di provvedere allo sgombero immediato del campo di calcio in contrada Fiorilli occupato abusivamente”. “E basta! – lamentava Benforte parlando con un amico – uno alla giustizia… si deve credere alla giustizia…. perché prima fa gli imbrogli… io vinco la gara di appalto e tu prendi e tu me l’annulli… […] …perché io non ti ho votato a te… pezzo di cosa inutile!”. E così, arriva la denuncia e scatta l’inchiesta.
Le assunzioni per la raccolta dei rifiuti
Gli inquirenti scoprono in questo modo quello che l’accusa descrive con un complesso sistema di favori e tangenti. I posti di lavoro il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto li avrebbe chiesti anche alla società Fisma srls a cui il Comune, con ordinanza sindacale del 5 ottobre del 2018, aveva affidato il servizio di raccolta, trasporto e conferimento dei rifiuti differenziati. In cambio il primo cittadino avrebbe ottenuto l’assunzione di sei operai tra i quali il cugino dello stesso Di Giacinto. L’assunzione sarebbe stata ottenuta trovando una soluzione che è stata ascoltata dai carabinieri nel corso di diverse conversazioni tra il sindaco e Giuseppe Magro, legale rappresentante della Fisma, cioè modificando il preventivo già inviato inserendovi una spesa ulteriore di 2500 euro al mese per l’utilizzo della piattaforma ambientale, in modo da “compensare” la spesa per gli operai.
Il centro antiviolenza e le “sanatorie”
Un altro filone riguarda gli interventi per prevenire e contrastare la violenza contro le donne e i minori attraverso un accordo di partenariato tra il Comune e la “Luna Nuova Cooperativa Sociale”. In questo caso, il sindaco avrebbe dato il via libera al partenariato che avrebbe facilitato l’accesso ai fondi messi a disposizione dalla Regione siciliana. In cambio, secondo l’accusa, il sindaco avrebbe inviato una decina di dominativi tra i quindici che erano previsto dal progetto per svolgere il servizio civile.
Agli arresti sono finiti anche la funzionaria Rosalba Buglino e il geometra Salvatore Merlino, libero professionista. In questo caso, la vicenda finita sotto la lente degli inquirenti alcune sanatorie edilizie considerate irregolari.
Da sindaco a deputato, e ritorno
Il quadro dell’inchiesta è dominato dalla figura del sindaco Giovanni Di Giacinto che è al terzo mandato e ha sempre avuto un ruolo politico di peso in varie formazioni nell’area del centrosinistra. Nella passata legislatura è stato capogruppo all’Assemblea regionale del “Megafono”, il movimento politico di Rosario Crocetta. Poi è passato tra i socialisti europei diventandone capogruppo e infine a “Sicilia futura”. Alle regionali del 2017 non è stato più rieletto. In compenso nel giugno 2018 è tornato a fare il sindaco. E proprio da questa tornata elettorale è partita l’inchiesta. L’ha innescata il padre di una candidata in una lista dello schieramento avverso il quale ha segnalato ai carabinieri di avere ricevuto da Di Giacinto una strana richiesta: indurre gli elettori della figlia al voto disgiunto con la preferenza per Di Giacinto come sindaco. In caso contrario avrebbe revocato la concessione del campo sportivo a una associazione vicina alla candidata. Cosa che sarebbe realmente accaduto. Nel frattempo il sindaco era finito sotto inchiesta per la mancata demolizione della villetta abusiva nella quale nel novembre 2018 sono morte nove persone, intrappolate dalla esondazione di un fiume in un’area sottoposta a un intenso abusivismo edilizio.
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05 Dicembre 2019, 20:13