07 Giugno 2012, 18:17
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Un secondo “primo marzo”. Dopo la “marcia per il lavoro” che, per la prima volta nella storia della Sicilia, ha messo insieme sindacati e associazioni di categoria di ogni colore e segno per chiedere a gran voce misure straordinarie per la crescita economica, Confindustria Sicilia, Cgil, Cisl e Uil ci riprovano. Ad accendere la miccia, questa volta, è l’enorme credito che le aziende del settore rifiuti vantano nei confronti della Regione: quasi un miliardo di euro. “E in assenza di pagamenti – si legge in una nota congiunta – le imprese sono ormai allo stremo e non riescono più ad assicurare l’erogazione puntuale degli stipendi”. Da qui la decisione di scendere in piazza per manifestare civilmente e chiedere al governo di intervenire celermente prima che la situazione si faccia irrecuperabile. La data è ancora da decidere, “ma si tratta di pochi giorni”, dice il vicepresidente regionale di Confindustria, Giuseppe Catanzaro (nella foto). Il luogo si conosce già: davanti al Palazzo dei Normanni, a Palermo. “A creare lo stato d’emergenza – secondo industriali e sindacalisti – sono la mancata attuazione della Legge di riforma del 2010, che ha di fatto impedito una corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti e il mancato smobilizzo dei crediti degli Ato Rifiuti”.
“Per questo – continua la nota – si è costretti a dare il via a una forma civile di protesta per l’insipienza di alcuni amministratori locali e dei loro fiduciari delegati (funzionari e liquidatori) che stanno portando a rischio di fallimento le aziende private siciliane, con il conseguente licenziamento di migliaia di lavoratori che operano nel settore. Sappiamo che gli scioperi e i blocchi stradali selvaggi determinano attenzioni e pressioni per trasferimenti di nuove ‘risorse’, mentre il lavoro reale, quello delle imprese che da anni pagano le tasse unitamente ai lavoratori, non fa notizia e non porta consenso elettorale. Ma le imprese e i sindacati dei lavoratori non utilizzeranno questi mezzi di pressione e organizzeranno la manifestazione con responsabilità e civilmente, ma con la determinazione di chi reclama un diritto sacrosanto: avere riconosciuto il frutto del proprio lavoro”.
Quindi la stoccata ad alcuni amministratori locali: “Condanniamo i comportamenti vergognosi di alcuni sindaci che, da una parte, lamentano disagi dopo avere avallato per anni assunzioni clientelari attraverso le società d’ambito e aver tralasciato di combattere la vasta evasione della Tarsu e della Tia per miseri calcoli elettorali, e dall’altro continuano a disattendere di onorare i debiti contratti per anni verso le imprese erogatrici del servizio. Alla scadenza degli Ato, fissata per il 31 dicembre 2012, il governo deve evitare il caos sociale e farsi garante dei debiti che gli Ambiti territoriali hanno verso le imprese”.
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07 Giugno 2012, 18:17