Cronaca

Rifiuti, è ancora emergenza| “Viaggio” tra i numeri della Rap

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17 Settembre 2020, 05:45

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PALERMO – Tra sette e dieci giorni per tornare alla normalità, o quasi. Palermo è ancora sommersa dai rifiuti, ma l’emergenza scattata ormai da due settimane potrebbe rientrare entro la prossima raccogliendo le circa 1700 tonnellate di immondizia ancora per strada. Una situazione che ha esasperato la città, specie in periferia, con proteste e polemiche politiche.

Nell’occhio del ciclone è finita la Rap, la società partecipata del Comune che si occupa di igiene ambientale, contro cui in molti hanno puntato il dito con una domanda ricorrente: com’è possibile che pochi casi positivi di Covid-19 abbiano mandato in tilt la raccolta e sommerso la città di rifiuti, con punte anche di 2300 tonnellate riversate davanti case e negozi? Un interrogativo non troppo peregrino e che è saltato fuori anche nel corso di alcuni vertici istituzionali.

Partiamo dai numeri. I dipendenti della Rap sono in totale 1730, ma di questi soltanto 325 si occupano di svuotare i cassonetti dell’indifferenziato: il resto si occupa di differenziata, centri di raccolta, spazzamento o è dislocato negli uffici, a Bellolampo o al Tribunale. Di questi 325 ben 208 sono operai suddivisi fra turno mattutino (114), pomeridiano (32) e notturno (62), mentre gli autisti sono 51 nel turno antimeridiano, 14 pomeridiano e 30 notturno; gli itinerari in totale sono 83 di cui 46 coperti di mattina, 13 di pomeriggio e 24 di notte.

Da quando è scoppiato il focolaio, però, la raccolta è andata in tilt sebbene il numero dei positivi ufficiali sia arrivato ieri solo a 36, di cui una trentina fra gli addetti ai cassonetti, ma a scatenare l’emergenza sarebbero stati più fattori. Anzitutto per i test e i tamponi: in un primo momento venivano eseguiti solo di mattina, cioè quando si concentra più della metà del servizio, e gli operai sottoposti all’esame (tra i 150 e i 200 i primi giorni, per un totale a ieri di 1200) non potevano quindi lavorare. Ora la media è arrivata a 120-150 test, da lunedì prossimo tutti a carico dell’Asp, ma grazie all’estensione al pomeriggio della fascia temporale chi lavora di mattina può fare il sierologico di pomeriggio e viceversa.

A questo bisogna aggiungere che le figure apicali della raccolta sono state costrette a restare a casa, rendendo più difficile l’organizzazione del servizio, e che fra gli operai è scattata la paura del contagio: se la media delle assenze in tempi normali è del 25-30% (dato comunque alto), nei giorni del picco dell’emergenza è andata dal 50 fino a punte del 70%. Dati sorprendenti, in cui comunque vanno compresi anche i positivi, chi stava in quarantena e chi godeva di permessi, congedi e 104. Ma una fetta consistente si è anche messa in malattia con un tempismo che ha destato più di un sospetto: “Abbiamo chiesto all’Inps le visite fiscali – spiega il direttore della Rap Roberto Li Causi – ma ci hanno comunicato che il servizio era sospeso”.

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A conti fatti ad oggi la media delle assenze è del 40% che, su 325 addetti, significa circa 200 al lavoro in strada. “Abbiamo spostato una cinquantina di persone alla raccolta prendendole dagli ingombranti e dallo spazzamento – dice Li Causi – Inoltre nonostante abbiamo interpellato 20 aziende private, solo tre hanno risposto positivamente per un totale di 10 compattatori, tre pale e una trentina di addetti”. Il problema sono i “furbetti”, cioè chi si è rifiutato di lavorare con le scuse più varie: il pugno duro dell’azienda sembra aver sortito qualche effetto, visto la diminuzione dei giorni di malattia, con una ventina di procedimenti disciplinari istruiti per 15 operai e cinque autisti.

Tra rimpiazzi interni ed esterni, la situazione pare lentamente migliorare: la Rap riesce a portare a Bellolampo circa 1250 tonnellate di rifiuti al giorno, cioè 400 in più della produzione giornaliera. Un trend che, se confermato, consentirebbe di tornare alla normalità in una decina di giorni. “Il Coime ci ha anche messo a disposizione un mezzo con autista – dicono dalla Rap – mentre altri enti ci offrono solo bobcat ma senza personale, che è proprio quello che manca al momento”.

“Accanto a gente inoperosa – conclude Li Causi – c’è però la stragrande maggioranza dei lavoratori che, passata la paura iniziale, si sta rimettendo in movimento, grazie anche alla collaborazione dei sindacati. Con la Prefettura monitoriamo costantemente la situazione e siamo fiduciosi di poter tornare presto alla normalità”.

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17 Settembre 2020, 05:45

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