Rifiuti ed energia in Sicilia: i nuovi equilibri - Live Sicilia

Rifiuti ed energia in Sicilia: i nuovi equilibri e l’assessorato

Investimenti in impianti di gestione degli scarti e di produzione di energia. Ecco perché viale Campania (a breve senza dirigente generale) sarà centrale

PALERMO – L’emergenza rifiuti e il caro bollette si legano e bussano alla porta del nuovo governo regionale guidato da Renato Schifani. La pedina dell’assessorato all’energia e ai servizi di pubblica utilità (dove ricadono anche le competenze non tema di rifiuti) sarà centrale nel prossimo esecutivo. Nel frattempo anche l’amministrazione dovrà essere rinnovata perchè il dirigente generale Antonio Martini (titolare del dipartimento all’energia e dallo scorso settembre ad interim anche dei rifiuti) è prossimo alla pensione. Insomma il rischio è che in Viale Campania a Palermo, dove ha sede l’assessorato, ci sia una mancanza di figure apicali in un momento cruciale per la vita della regione. Perché proprio da quell’assesorato passano alcuni investimenti fondamentali. A partire dai 45 milioni promessi dal governo Musumeci per la creazione di impianti di trattamento dei rifiuti nelle città siciliane. Una delibera di marzo scorso e ancora inattuata, come ha denunciato nei giorni scorsi il deputato regionale Cateno De Luca chiedendo risposte all’attuale governo. O anche la gara per la realizzazione dei termovalorizzatori, uno nella Sicilia occidentale e uno nella Sicilia occidentale, che dovrebbero garantire una soluzione sulla crisi di raccolta. 

Le rinnovabili

Il primo tema è quello dell’energia e della necessità di costruzione di impianti per la produzione da fonti rinnovabili. Qui le competenze sono divise tra l’assessorato all’Energia che programma e quello all’Ambiente che autorizza. E anche qui, nonostante i passi che sono stati fatti in termini di velocizzazione e razionalizzazione delle procedure, c’è ancora strada da fare. Le chiavi della commissione Via Vas le ha Aurelio Angelini, professore universitario scelto nel 2019 da Nello Musumeci per un incarico che stupì molti. “Come mettere Dracula all’Avis”, ha detto in campagna elettorale l’attuale presidente della Regione, Renato Schifani commentando la posizione di Angelini. Tra i due non sembra correre buon sangue e difficilmente l’attuale presidente potrà confermare l’incarico al professore. Alcuni numeri sul fotovoltaico per comprendere la situazione: all’inizio dell’estate erano 68 mila gli impianti nell’Isola su un totale di oltre 1 milione a livello nazionale; 42 MW di nuovo installato nel primo semestre con un incremento del 109% rispetto allo scorso anno mentre le regioni più virtuose registrano incrementi anche superiori al 400% con la Basilicata che guida la classifica con un incremento di oltre l’800% (dati di Italia Solare). L’Isola potrebbe svolgere un ruolo centrale nel settore delle rinnovabili (lo ha ricordato la Von der Lyden nell’ultimo discorso sullo stato dell’Unione) non solo come terra dove vengono installati gli impianti ma anche come luogo di produzione come mostrano gli ultimi investimenti promessi da Enel a Catania (mille posti di lavoro per 600 milioni per una nuova fabbrica di pannelli attualmente tutti o quasi di produzione cinese o comunque extraeuropea). 

Gli impianti di trattamento dei rifiuti

Ma rifiuti e generazione di energia da fonti rinnovabili si incontrano anche negli impianti di trattamento dei rifiuti capaci di generare energia dagli scarti. Non solo i termovalorizzatori a cui vuole affidarsi l’amministrazione regionale ma anche gli impianti di nuova generazione per la produzione di biometano. L’unico impianto di questo tipo è stato realizzato da Caltanissetta da Enersi Sicilia e tratta 36.000 tonnellate l’anno di rifiuto organico (umido e verde) e produrrà 400 metri cubi per ora di biometano per autotrazione, da immettere nella rete nazionale del gas naturale. Ma ne servirebbe almeno uno per provincia. Tra questi c’è l’impianto già annunciato da A2a a San Filippo del Mela capace di generare 6 milioni di metri cubi di gas (il consumo di energia per riscaldamento, acqua e usi di cucina di 5.500 famiglie) trasformando frazione organica dei rifiuti derivante dalla raccolta differenziata in biometano trattando 75.000 tonnellate all’anno di frazione organica proveniente dalla provincia di Messina. Un impianto, però, bocciato dall’amministrazione perchè non rientrante tra quelli previsti nella pianificazione del Piano d’Ambito di questa SRR “Messina Area Metropolitana”. Risultato? Nell’ attesa da Messina i rifiuti viaggiano per l’Isola alla ricerca della discarica (o dell’impianto) più vicini. 

La ricetta degli ambientalisti: impianti industriali

A favore della realizzazione di impianti industriali di energia rinnovabile o di gestione dei rifiuti ci sono anche gli ambientalisti di Legambiente. Perchè una cosa è la raccolta differenziata, altra cosa è l’anello fondamentale per chiudere il cerchio dell’economia circolare del trattamento o riutilizzo dei rifiuti. Nei giorni scorsi lo ha ribadito proprio da Palermo il numero uno dell’Associazione, Stefano Ciafani, che ha partecipato ai lavori dell’Ecoforum organizzato da Legambiente Sicilia ai cantieri culturali della Zisa. Ciafani boccia l’idea dei termovalorizzatori “vecchia di 20 anni fa” e invita la Sicilia a seguire “quello che chiede l’Europa in tema di gestione del ciclo di rifiuti”. Un settore, nel quale, ha spiegato nel corso del suo intervento “è finito il tempo delle analisi. Adesso serve la terapia e la terapia è indicata dall’Europa che tramite il Next Generation Ue non finanzia discariche o inceneritori. Noi vorremmo che questa regione risponda a quello che chiede l’Europa adesso e non quello che chiedeva venti anni fa”. “Venti anni fa”, spiega ancora Ciafani, “non c’erano le  tecnologie complesse che oggi ci permettono di non realizzare i termovalorizzatori”. Il numero uno dell’associazione ambientalista ha invitato tutti ad un aumento di responsabilità “ma alla Regione sembra di vedere lo stesso film del passato: nuovo governo, nuovo piano rifiuti, nuovo tempo perso”. Stessa assunzione di responsabilità anche da parte delle associazioni ambientaliste: “servono impianti industriali che realizzano compost e biometano dai rifiuti e dagli scarti e che ci rendono anche energeticamente meno dipendenti”, ha concluso Cifani, “ma servono anche impianti eolici on shore e off shore e fotovoltaico. Da parte di comitati locali e associazioni c’è un minimalismo in questo senso che a volte rasenta l’idiozia”.


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