Rifiuti, la stretta della Regione | Crocetta: “Pronto a commissariare”

di

05 Novembre 2016, 12:45

6 min di lettura

PALERMO – La Regione tenta di mettere ordine nel caos del sistema dei rifiuti. Che non riguarda solo le discariche, con i ben noti problemi che riemergono ad ogni emergenza, ma che affondano a monte nella fase della raccolta. Per la quale vige nell’Isola un caos totale, con modelli che cambiano da comune a comune, e molte ombre. È quanto emerge dalle prime ricognizioni dall’Ufficio Speciale della Differenziata, l’organismo istituito alla fine dell’estate dalla presidenza della Regione per affrontare il caos della differenziata, che vede l’Isola agli ultimissimi posti in Italia con percentuali tragiche che si aggirano intorno a un sesto di quanto dovrebbero essere. Un terzo dei Comuni siciliani è sotto al 5 per cento, l’obiettivo dovrebbe essere il 65 per cento. Ma soprattutto, nei 390 comuni siciliani, il modo in cui il servizio di raccolta e conferimento è affidato non sempre sarebbe in sintonia con le prescrizioni di legge nè con le regole di buonda amministrazione. Questo il parere di Salvo Cocina, che dirige l’Ufficio speciale della differenziata e che nel corso di una serie di incontri con i sindaci ha sollecitato Comuni e Srr ad adeguarsi, evitando proroghe “emergenziali” troppo lunghe o affidamenti che non contemplino l’obbligo del 65 per cento di differenziata per chi effettua il servizio di raccolta. Quegli affidamenti, per farla breve, sono considerati irregolari dalla Regione, che è pronta a segnalare all’autorità giudiziaria le situazioni anomale. In questo senso, l’ufficio diretto da Cocina ha già chiesto chiarimenti ad alcuni comuni del Nisseno, dell’Agrigentino e del Trapanese relativamente a proroghe di affidamenti ritenute eccessive dall’Ufficio.

“Le Srr devono avviare immediatamente le procedure per avviare a regolari gare pubbliche i Piani di Ambito. I tempi tecnici per l’effettivo avvio del servizio della gara di ambito non saranno brevi ma superiori all’anno. Pertanto, nell’attesa, i Comuni devono bandire regolari gare, senza operare in deroga, che prevedano il porta a porta e il 65 per cento di raccolta differenziata. E non possono prorogare contratti in essere che non prevedono neppure questa percentuale”, sintetizza il dirigente. Che ha messo il tutto nero su bianco, in una lettera inviata a metà ottobre, diffidando i Comuni dal proseguire sulla via dei cassonetti per strada ma piuttosto di organizzarsi per il porta a porta.

Oggi il 65 per cento di differenziata è una chimera per la gran parte dei Comuni siciliani. Quelli che raggiungono questo obiettivo si contano sulle dita di due mani. Meno di un quinto dei comuni marciano sopra il 35, che in Sicilia è già un dato virtuoso. Non mancano le esperienze positive (come Pollina. Isola delle Femmine, Santa Teresa Riva, Belpasso e diversi altri piccoli comuni in giro per la Sicilia), ma in generale la situazione è in grande ritardo, soprattutto nelle grandi città (Palermo e Catania arrancano intorno al 10). “Abbiamo ottenuto una mole di informazioni notevole che denota pesanti criticità, violazioni della corretta gestione ma anche esempi virtuosi di buona amministrazione che sono in aumento dopo le ordinanze presidenziali di giugno d’intesa col ministero e la conseguente pressante azione della Regione”, osserva Cocina. La mancata differenziata si traduce nel conferimento di quasi tutti i rifiuti in discarica, uno spreco di risorse e di denaro con annessi problemi di sostenibilità nel tempo di un sistema tanto scellerato, tanto che la Regione sta lavorando per spedire l’immondizia all’estero.

“Non esiste un solo problema, le situazioni sono molto diverse ascoltando i Comuni emergono tante criticità – racconta Cocina dopo gli incontri svolti nelle scorse settimane in giro per l’Isola con gli amministratori locali -. Di certo però la strada è quella della legge: contratti discendenti da aste pubbliche, con gare, e che impongano l’obiettivo del 65 per cento con il porta a porta”. L’ufficio speciale ha dato precise indicazioni su questi aspetti ed è disponibile a dare supporto ai sindaci su aspetti tecnici e sulle “gare ponte”, nell’attesa che le SRR bandiscano quelle definitive. In un sistema frammentato e altamente inquinato come quello siciliano dei rifiuti, proroghe e affidamenti senza gara possono rappresentare un pericoloso varco d’ingresso. E non mancano su questo genere di realtà indagini della magistratura.

I Comuni dal canto loro lamentano difficoltà oggettive, come quelle, oggettive legate alla carenza di fondi e alla mancanza di impiantistica dell’umido. Perché in Sicilia capita anche che il Comune che fa la differenziata non abbia poi dove conferire l’umido destinato a diventare compost, perché non ha impianti vicini ed è magari costretto a portare il rifiuto differenziato a centinaia di chilometri di distanza con aggravi di spesa che paradossalmente lo penalizzano. Questo per esempio accade a diversi comuni del Palermitano, costretti a finire a Marsala per conferire l’umido, con aggravi di costi di oltre il 20 per cento rispetto al conferimento indistinto in discarica, hanno lamentato Comuni e Srr nel corso delle riunioni palermitane con l’Ufficio speciale. Analoghe difficoltà sono state denunciate dal Comune di Messina. “Abbiamo cercato un impianto di compostaggio nella zona, senza trovarlo — raccontava nei giorni scorsi a Repubblica l’assessore all’Ambiente Daniele Ialacqua — abbiamo chiesto alla Regione di aprire quello di Pace del Mela, che è pubblico. Ma nulla. Così l’organico lo gettiamo in discarica come i rifiuti indifferenziati, pagando una tariffa di circa 90 euro a tonnellata. Un bluff, perché così non ha senso fare la differenziata”. In ballo ci sono milioni di euro, il valore dei rifiuti riciclabili, che vanno bruciati, anzi, seppelliti in discarica.

Articoli Correlati

“Sì, manca l’impiantistica dell’umido. E su questo stiamo avviando una verifica degli impianti di compostaggio esistenti. Non c’è ancora un quadro completo ma se sulla carta abbiano capacità per 250 mila tonnellate all’anno, in realtà queste sono assai meno, forse 100 mila, visto che ci sono impianti mal funzionanti o fermi per guasti o, forse, poco regolari”. Cosa c’è dietro lo stallo che finisce per aumentare il già mostruoso flusso di rifiuti verso le discariche, in buona parte private, siciliane? È questo un punto cruciale per cambiare la rotta di un sistema disastroso che continua a costare ai siciliani denaro e disservizi.

Rifiuti: la conferenza stampa di Crocetta in pillole

“Palermo e Catania non hanno raggiunto gli standard richiesti d’incremento della differenziata in sei mesi”. Lo ha detto il governatore della Sicilia Rosario Crocetta in conferenza stampa a Palazzo d’Orleans. “Non possiamo consentire che gli sforzi che stiamo facendo – ha detto – siano vanificati dalle città capoluogo delle città metropolitane. Faremo una una riunione la prossima settimana, se i dati che abbiamo dovessero essere confermati sulla differenziata, non escludiamo il commissariamento”.

“Stiamo giocando una partita con i gestori delle discariche che in questi anni non hanno ammodernato gli impianti. Stiamo anticipando un modello che dovrà esistere non appena saranno terminati gli impianti. Non c’é alcun piano di trasferimento all’estero, abbiamo fatto una manifestazione di interesse per esplorare il mercato, se scopriamo che portarli fuori dalla Sicilia costa meno saremmo dei pazzi non a farlo perché abbatteremo anche i costi per i cittadini”. Lo ha detto il presidente della Regione Rosario Crocetta in conferenza stampa a Palazzo d’Orleans a Palermo parlando dell’ipotesi di trasferimento dei rifiuti prodotti in Sicilia fuori dall’isola .

 

Pubblicato il

05 Novembre 2016, 12:45

Condividi sui social