Riforma del settore balneare |La proposta della CNA etnea

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18 Dicembre 2017, 19:07

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CATANIA – Cresce la preoccupazione fra gli imprenditori del comparto balneare in Sicilia e non solo. La lotta per il legittimo affidamento degli stabilimenti con finalità turistiche e ricreative è infatti solo all’inizio per gli oltre 30 mila operatori italiani di cui solo 1500 sono siciliani. Tutto è nelle mani del governo centrale che dovrà approvare la riforma della normativa sulle concessioni demaniali marittime, e recepire così la Bolkenstain europea. Quest’ultima è una direttiva che prevede allo scadere delle proroghe il blocco del rinnovo delle concessioni agli imprenditori che non abbiano investito determinate risorse negli stabilimenti. Un requisito che appare inaccettabile per regioni come la Sicilia già dense di impianti e di stabilimenti balneari tirati su, talora in molti anni, grazie al sacrifico e allo sforzo dei loro affidatari. Di questo tema si è parlato lungamente oggi nella sede della CNA etnea alla presenza di numerosi operatori del settore e senatori catanesi, fra cui Ornella Bertorotta, Nunzia Catalfo (M5S) e Vincenzo Gibiino (Forza Italia).

L’incontro è servito ad illustrare alle istituzioni parlamentari la proposta di emendamento all’attuale disegno di legge affinché il legittimo affidamento delle imprese marittime con la conservazione del diritto della continuità aziendale nella concessione costituisca parte normativa del testo di riordino del settore. Insomma, l’obiettivo della CNA è tutelare gli imprenditori ed evitare che da un momento all’altro si ritrovino a perdere tutto quanto avevano costruito.

Fra i primi a entrare nel merito della questione è stato il portavoce regionale del comparto Guglielmo Pacchione che ha ribadito come sia “importante il confronto per difendere gli interessi diffusi. Chi fa impresa sa che è tenuto a farlo nell’ambito delle normative vigenti. Ma oggi non vi è certezza, purtroppo. E’ difficile fare investimenti che migliorino le. Si tratta di imprenditori che vivono nel territorio, impegnando le proprie famiglie all’interno di quelle attività balneari. Vorremo investire il governo regionale del problema, e fare quello che è stato fatto per esempio in Liguria per tutelare il legittimo affidamento. Se c’è una cosa assurda che dobbiamo evitare è proprio frenare la voglia di investire degli imprenditori. Questo si ripercuoterebbe anche sul flussi turistici”. 

E la proposta della Cna sembra aver messo d’accordo i senatori, sebbene fossero di schieramenti politici opposti. “Non tutto quello che produce l’Europa dobbiamo subire – ha esordito Gibiino – L’Italia non ha nulla che vedere con gran parte dei paesi dell’Europa dov’è la direttiva Bolkestein è stata recepita. Citare il legittimo affidamento, che sul piano giurisprudenziale risulta ormai codificato, è lecito. Perché si tratta di aree marittime dove già gli imprenditori hanno investito, hanno canalizzato capitali. Quindi è normale che un imprenditore sia preoccupato all’idea di perdere la concessione. Questa iniziativa è giustissima”.

Per il segretario di Cna Catania, Andrea Milazzo, presente assieme alla presidente della Cna, Floriana Franceschini “è altresì fondamentale ribadire l’assenza di uno dei presupposti della direttiva Bolkestein per stabilire la necessità di una evidenza pubblica che rimetta a bando le concessioni in essere, ovvero la limitatezza del bene oggetto di concessione, dato che su quasi 8.000 chilometri di coste in Italia, solo 2. 500 sono state date in concessione. Infine, riteniamo assolutamente necessario il superamento dei “valori Omi” per i canoni cosiddetti pertinenziali, esorbitanti e impossibili da pagare”.

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Gian Paolo Miceli, coordinatore regionale siciliano di Cna Balneatori, ha infine fatto presente anche “l’opportunità di un passaggio istituzionale alla Regione Siciliana, come fatto in altre parti d’Italia interessate, dove il legittimo affidamento è stato riconosciuto con legge regionale”.

 

 

 

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18 Dicembre 2017, 19:07

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