24 Aprile 2015, 09:48
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PALERMO – In corteo da piazza Massimo alla Prefettura per dire “no” alla riforma della scuola pubblica targata “Renzi”. Cobas Slai, Usb e Unicobas hanno protestato questa mattina per le vie di Palermo, in contemporanea con la manifestazione nazionale di Roma. Unanime la bocciatura dei tre sindacati di base al disegno di legge in discussione alla Camera. “Negli ultimi anni la scuola ha già subito attacchi pesanti. L’approvazione della riforma, così come prevista dal governo Renzi, rappresenterebbe il colpo di grazia per l’istruzione pubblica – ha spiegato Donatella Agnello del Cobas Slai -. Siamo qui per dire “no” al taglio delle graduatorie pubbliche e per chiedere più risorse per la messa in sicurezza degli istituti”.
Ma è soprattutto sul nuovo ruolo dei dirigenti scolastici che si concentrano le maggiori perplessità dei sindacati. “Un eccesso di poteri – aggiunge Donatella Agnello – che permetterà ai presidi di decidere liberamente chi licenziare e chi assumere. È evidente il rischio di clientelismo che si nasconde dietro questa riforma”. Di “superpoteri” ai dirigenti scolastici parla anche Francesco Lo Cascio dell’Unicobas. “Una previsione che rischia di creare una eccessiva competitività tra gli insegnanti – sottolinea Lo Cascio –. Si verrebbe a creare una situazione contraria al ruolo pedagogico della scuola che è innanzitutto una comunità educativa”.
Sul punto è ancora più dura la reazione dell’Usb Palermo. “È pazzesco che i deputati siciliani stiano permettendo di formalizzare e istituzionalizzare le raccomandazioni – ha detto Carmela Cardella -“. “Il disegno di legge presenta evidenti segni di incostituzionalità -ha poi aggiunto Silvia Bisenia -. Secondo la sindacalista dell’Usb, infatti, se la riforma dovesse diventare legge “sarebbe un duro colpo alla libertà di insegnamento e impedirebbe ai docenti di formare ed educare i cittadini di domani. Ecco perché oggi siamo in piazza– conclude – a chiedere il ritiro immediato e senza condizioni dell’intero disegno di legge”.
Ma a protestare oggi a Palermo non c’erano soltanto gli insegnanti. Tra loro anche una parte del personale ATA recentemente transitato dall’organico degli enti locali allo Stato. Un centinaio di lavoratori che continuano a restare nel limbo. Per poter svolgere le mansioni di assistente tecnico di laboratorio, infatti, attendono l’attivazione di un corso di riconversione da parte del Ministero dell’Istruzione. Corso non ancora attivato, hanno spiegato i lavoratori questa mattina, per mancanza di fondi. “E così non siamo né carne né pesce e continuiamo a non essere titolari di nessuna sede. Di conseguenza – concludono – con la riforma della scuola prevista dal governo Renzi rischiamo il licenziamento perché, di fatto, considerati in esubero”.
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24 Aprile 2015, 09:48