18 Marzo 2023, 10:46
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Annunciando la riforma fiscale il governo ha attivato un processo di riforma che tutti gli italiani attendono ma i cui confini sono ancora tutti da definire. Non sono stabilite le nuove aliquote, anche se già iniziano a circolare ipotesi sui valori, ma ci sono già le linee guida che definiranno il nuovo assetto fiscale.
Occorre anzitutto dire che quello varato dall’esecutivo nazionale è un disegno di legge delega. È quindi una proposta legislativa che regola principi e indicazioni che va approvata dal Parlamento. L’organo legislativo a sua volta darà indicazioni definitive al governo su come deve essere il Fisco conferendo a Palazzo Chigi il potere di adottare i decreti legislativi che poi definiranno la materia. Questo processo durerà circa due anni. La legge infatti autorizza il governo ad adottare i decreti legislativi entro 24 mesi.
La tassa che interessa tutti i contribuenti è l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che stando alle prime indiscrezioni dovrebbe passare da cinque scaglioni a tre.
Attualmente il primo scaglione è per il reddito fino a 15mila euro e l’aliquota è del 23 per cento. Fermo restando l’applicazione allo scaglione precedente dell’aliquota base, il secondo scaglione tassa il reddito da 15 a 28mila euro con il 27 per cento. Segue il terzo scaglione che tassa la parte incrementale del reddito da 28 a 55mila euro con l’aliquota del 38 per cento, il quarto scaglione che tassa i redditi da 55mila a 75mila euro con un’aliquota del 41 per cento e infine i redditi superiori a 75mila euro che vengono tassati al 43 per cento.
Da quanto affermato dalla premier Giorgia Meloni al congresso della Cgil una tra le idee è quella dell’ampliamento del primo scaglione con un aumento della platea tassata al 23 per cento. c’è quindi chi asserisce che il piano dovrebbe essere questo. Fino a 28mila euro di reddito, si paga il 23% con un’esclusione di una fascia più bassa di no tax area. Da 28mila a 50mila euro di reddito, si paga il 35%. Oltre i 50mila euro di reddito, si paga il 43%
Quali che saranno i numeri definitivi, i principi della riforma resi noti dal governo sono poi:
Per quanto riguarda le imprese è prevista una riduzione dell’attuale aliquota Ires per chi investe e assume. Meloni ha spiegato che l’obiettivo è una tassa al 15 per cento così da evitare che le imprese italiane abbiano uno svantaggio competitivo se dovesse essere approvata la tassa minima globale per le imprese internazionali.
La riduzione dell’Ires, sarà sottoposta a condizioni. Devono essere rispettate, entro i due periodi d’imposta successivi a quello nel quale è stato prodotto il reddito, entrambe le seguenti condizioni:
La riforma dispone poi una revisione organica dell’Irap volta all’abrogazione del tributo. Si immagina quindi la contestuale istituzione di una sovraimposta Ires così da assicurare un equivalente gettito fiscale, per garantire il finanziamento del fabbisogno sanitario e il finanziamento delle Regioni che presentano squilibri di bilancio sanitario o che sono sottoposte a piani di rientro.
Un capitolo a parte avrà la riscossione. Con l’istituzione del concordato preventivo biennale e il rafforzamento dell’adempimento collaborativo si riscrivono le regole della lotta all’evasione fiscale che diventa preventiva e non più repressiva.
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18 Marzo 2023, 10:46