Riina vs Messina Denaro: | “I pali dell’eolico se li infili…”

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20 Gennaio 2014, 19:31

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PALERMO – Totò Riina ne ha per tutti. Persino per Matteo Messina Denaro. Contro il latitante di Castelvetrano usa parole dure. Gli rimprovera di pensare solo agli affari e di infischiarsene dei problemi del suo capo. Si aspettava, forse, un atteggiamento diverso dal padrino latitante che fedele finora lo era sempre stato.

Gli investigatori leggono tra le righe dello sfogo di Riina il tentativo, non riuscito, di ottenere l’intervento di Messina Denaro. “A me dispiace dirlo questo… questo signor Messina (Matteo Messina Denaro ndr) – sbottava Riina – questo che fa il latitante che fa questi pali eolici, i pali della luce, se la potrebbe mettere nel culo la luce ci farebbe più figura se la mettesse nel culo la luce e se lo illuminasse, ma per dire che questo si sente di comandare, si sente di fare luce dovunque, fa luce, fa pali per prendere soldi ma non si interessa…”.

Il capo dei capi si rammaricava dell’assenza del padre di Matteo, Francesco Messina Denaro: “… ora se ci fosse suo padre buonanima, perché suo padre un bravo cristiano u zu Ciccio era di Castelvetrano… capo mandamento di Castelvetrano… a lui gli ho dato la possibilità di muoversi libero.. era un cristiano perfetto…”. Era stato don Ciccio ad affidare il figlio alle “cure” di Riina: “.. questo qua questo figlio lo ha dato a me per farne quello che dovevo fare, è stato qualche 4 o 5 anni con me, impara bene, minchia tutto in una volta si è messo a fare luce in tutti i posti… fanno altre persone ed a noi ci tengono in galera, sempre in galera però quando siamo liberi li dobbiamo ammazzare”.

Ed è ora che Lorusso diceva a Riina che “è inutile stare a subire questa situazione passivamente certo”. La risposta di Riina: “Intanto io ho fatto il mio dovere ma continuate, qualcuno non dico magari tutti, ma qualcuno, divertitevi una scopettonata nella testa di questi cornuti”. Inevitabile collegare l’episodio alle risultanze di un’altra indagine. Quella che portato in cella, tra gli altri, la sorella del latitante, Patrizia Messina Denaro. “Il latitante non poteva incontrarlo”. Persino uno dei Riina dovette incassare il grande rifiuto di Matteo Messina Denaro tramite Vito Gindola, mafioso di Campobello di Mazara, a cui si sarebbe rivolto il genero di Riina. E così sarebbe andato a vuoto il tentativo di contatto fra il padrino corleonese e il capomafia trapanese che ai corleonesi aveva sempre risposto signorsì. Come quando fu deciso di piazzare bombe in giro per l’Italia negli anni delle stragi in Continente. Stavolta, però, Messina Denaro, se sono vere le ricostruzioni del cugino, il dichiarante, Lorenzo Cimarosa, avrebbe fatto un passo indietro, in nome di quella prudenza che, come ha raccontato il dichiarante, lo costringerebbe a pensare “solo a stesso e a gestire la sua latitanza”. Atteggiamento ora confermato dalle parole di Riina. Se non Messina Denaro chi potrebbe raccogliere l’invito ad una nuova stagione di attentati? Forse proprio la mafia pugliese di cui fa parte Alberto Lorusso, l’uomo che ha raccolto la rabbia del capo dei capi.

 

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20 Gennaio 2014, 19:31

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