Rimpasto, c’è la frenata dei partiti | Lega verso il sì ai Beni culturali

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12 Maggio 2020, 16:43

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Niente Agricoltura, almeno per il momento. Ma in alternativa, ecco i Beni culturali. È il dilemma della Lega in Sicilia, emerso dal vertice di maggioranza di oggi nel corso del quale si sta discutendo ancora del rimpasto di governo, così come concordato dalle forze politiche prima della manovra finanziaria.

Fino all’ora di pranzo nel corso della riunione si erano affrontati temi più “programmatici” che legati alla suddivisione delle poltrone nell’esecutivo. Ma appena si è iniziato a parlare di rimpasto, si è compreso subito che tutto sarebbe ruotato attorno alla Lega di Salvini. Che adesso dovrà decidere: accettare la proposta di entrare in giunta alla guida dell’assessorato ai Beni culturali, rimasto vuoto a causa della tragica scomparsa del rimpianto Sebastiano Tusa e ricoperto finora ad interim dal presidente della Regione Nello Musumeci.

Una ipotesi che ha preso corpo nel corso della giornata e che potrebbe portare alla designazione “in quota” di un tecnico d’area o in alternativa di un esponente politico della Lega. I nomi più caldi, nel secondo caso, sono quelli del sindaco di Furci Siculo Matteo Francilia e del responsabile organizzativo della Lega in Sicilia Massimo Gionfriddo, leggermente più indietro, al momento, l’assessore del Comune di Catania Fabio Cantarella, ma tutto può cambiare. Anche perché questi nomi erano stati individuati in un primo momento come ipotesi per l’Agricoltura, insieme a quella del deputato regionale Orazio Ragusa. Ma la proposta dei Beni culturali cambia tutto, anche perché non sarà facile individuare un nome all’altezza di Tusa.

Comunque vada, potrebbe essere questo, alla fine, l’unico cambiamento della giunta, almeno in questa fase. Non si esclude infatti che si possa tornare sull’argomento più in là, magari a giugno inoltrato, se non a luglio.

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Del resto, il presidente della Regione ha preso atto di quanto affermato dai partiti che formano la sua coalizione: l’Udc, i Popolari e autonomisti e anche Fratelli d’Italia si sono detti pronti a confermare gli assessori in carica. Vale a dire Turano e Pierobon, Scavone e Cordaro, Messina (che tra l’altro è già subentrato a Pappalardo). E così, data per scontata la conferma del fedelissimo del presidente, Ruggero Razza, la questione ha finito per ruotare attorno a Forza Italia e alla Lega.

Il leader degli azzurri Gianfranco Micciché ha detto apertamente che l’unica strada sensata, in caso di rimpasto, era quella di un azzeramento della giunta. Una mossa che centra diversi obiettivi politici: da un lato, togliersi dall’imbarazzo di compiere scelte singole (Gaetano Armao è molto gradito a Tajani, attorno a Edy Bandiera si è sollevato un coro di difesa del settore agricolo, solo per fare due esempi). Dall’altro lato, con quella dichiarazione, il presidente dell’Ars ha lanciato un messaggio agli scontenti, soprattutto dell’Agrigentino e del Trapanese, rimasti finora – per quanto riguarda i posti destinati ai berlusconiani – fuori dal giro della giunta. In questo senso, i nomi ricorrenti sono quelli di Roberto Gallo Afflitto e Toni Scilla: in prima persona o indicando un assessore d’area. Se Forza Italia decidesse di muovere alcune delle proprie pedine in giunta, ovviamente cambierebbe tutto. Ma i tempi probabilmente non sono ancora maturi.

E, come detto, alla fine tutto ruoterebbe attorno alla decisione della Lega di entrare o meno nella giunta di Nello Musumeci. Il governatore, dal canto suo, ha annunciato un giro di veloci consultazioni nei prossimi giorni con le altre forze politiche proprio sull’ingresso del Carroccio. Un passaggio di bon ton istituzionale, che non dovrebbe cambiare di molto la sostanza delle cose: Musumeci cederebbe infatti un assessorato al momento senza assessore, e le altre forze politiche non avrebbero molto da ridire.

Tutto in mano alla Lega, quindi. Il senatore Stefano Candiani, commissario in Sicilia, sta tastando il polso ai suoi. Per capire se valga o meno la pena di accettare i Beni culturali. Dai vertici del partito, a cominciare da Giancarlo Giorgetti, c’è un po’ di freddezza. Ma il rischio, in caso di mancato ingresso nell’esecutivo, è quello dello sfaldamento del partito in Sicilia, a cominciare dal gruppo parlamentare da cui è andato via Giovanni Bulla e dove Marianna Caronia non pare felicissima, e ancora meno potrebbe apparirlo Orazio Ragusa il cui nome era caldo per l’Agricoltura. La soluzione potrebbe quindi essere quella del tecnico. Magari scelto dai vertici nazionali. Che manderanno a quel punto un leghista alla guida dell’assessorato alla Cultura e… all’identità siciliana.

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12 Maggio 2020, 16:43

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