Rimpasto e nomine | Ora il Pd incalza Crocetta

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31 Agosto 2013, 06:00

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PALERMO – Dal rimpasto alla vicenda dei precari. Dalla Tabella H alle nomine negli enti regionali. Il Pd siciliano ha deciso: le ferie sono finite. Sono finite davvero. È il momento di dettare l’Agenda al governo. Un lungo “vertice”, nel vero senso della parola, ha sancito il “ritorno in campo” del partito. Con tutte le anime a confrontarsi, in un hotel del centro di Palermo. Sfilano a turno, un rilassatisssimo Antonello Cracolici, Sergio D’Antoni vestito di giallo, il segretario Giuseppe Lupo, il capogruppo Baldo Gucciardi e Mirello Crisafulli, che ha chiaro l’obiettivo di giornata: “Questa legge sui precari è inaccettabile – spiega – stiamo discutendo per trovare delle soluzioni. Qua salta tutto. Tra pochi mesi migliaia di persone rischiano di restare a casa. Col pane, non si scherza”. Nel corso dell’incontro spunta anche Davide Faraone. Ma sopratutto Rosario Crocetta, che si intrattiene per circa mezz’ora con i compagni di partito. Il governatore ascolta e annuncia che staccherà la spina per qualche giorno. È stanco, qualche acciacco fisico. Il governatore ha bisogno di riposo. Ma le questioni da risolvere sono tante. E tra una settimana si tornerà a parlare anche di rimpasto.

L’idea che filtra dall’incontro di oggi, però, a prescindere dalle singole questioni, è quella di un partito non più intenzionato ad accettere che le decisioni passino sul suo capo. Sia che si tratti di scelte del presidente della Regione, sia che si tratti di provvedimenti nazionali. “Il decreto D’Alia – insiste Crisafulli – così non può essere applicato. Il Pd deve prendere una posizione chiara. Altrimenti davvero la gente finirà per sputarci in faccia. Dobbiamo pensare – precisa – a una sistema che tenga conto della realtà siciliana. Magari ottenendo delle deroghe al patto di stabilità, o la possibilità di prorogare i contratti in scadenza il 31 dicembre di almeno un anno”.

Una richiesta, del resto, che arriva dopo le prese di posizione dei colleghi democratici Gucciardi e Maggio: “Va riconosciuta la pecularità siciliana”. E ieri, sempre Mariella Maggio, ha pungolato il governatore su un altro tema. Quello rigurdante i finanziamenti agli enti e alle associazioni della ex Tabella H. “La norma che ha finalmente cancellato la ‘tabella H’ – ha detto la vicepresidente della commissione Lavoro all’Ars – non può essere considerata definitiva, occorre che il presidente Crocetta tenga fede all’impegno assunto in commissione bilancio alla vigilia dell’approvazione della legge sui contributi agli enti, varando leggi specifiche, che tengano conto della peculiarità di ognuno dei settori all’interno dei quali operano le associazioni. Non possiamo permetterci – ha aggiunto la Maggio – di arrivare a dicembre, quando sarà esaminata la nuova bozza di finanziaria senza una normativa che regolamenti in maniera chiara e definitiva l’erogazione dei contributi. La legge appena varata è servita a tamponare una situazione d’emergenza, ora sarà necessario procedere con leggi diverse a secondo dei settori all’interno dei quali si muovono gli enti, che applichino criteri di valutazione che certamente non possono essere univoci, pur tenendo conto di valutazioni di meritocrazia oltre che di riconoscimento di tutti quegli enti istituiti per legge. Non procedere immediatamente con l’esame delle proposte già presentate, tra le quali anche del Pd, – conclude – significherebbe continuare a lavorare spinti dall’emergenza e nel caos che si sta verificando con l’esclusione delle associazioni sportive”.

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Il Pd incalza il governatore, insomma. E ieri ha anche manifestato il proprio fastidio per le modalità usate da Crocetta per le nomine al vertice di enti regionali. A far traboccare il vaso, quella di Giuseppe Antoci scelto come nuovo presidente del Parco dei Nebrodi. Ma già in passato, esponenti di spicco tra i democratici avevano protestato contro i “modi” utilizzati dal governo per le designazioni. Furiosa fu la protesta, ad esempio, del presidente della Commissione attività produttive Bruno Marziano, contro le nomine dell’Irsap. Il deputato Pd allora parlò chiaramente di “sgarbo istituzionale. Non avere comunicato ufficialmente alla commissione la nomina del cda dell’Irsap e la sua composizione – aveva commentato Marziano – è un grave errore di metodo che spetta al governo recuperare”. E pochi giorni fa, anche Mario Alloro aveva ironizzato nei confronti della decisione della giunta di istituire un albo da cui pescare per le nomine future. “Lo decidono adesso – disse nella sostanza Alloro – che i posti sono già stati tutti assegnati”. In realtà, come detto, qualche altro posto “libero”, c’era. E dopo la nomina di Antoci, un candidato del Megafono al Senato, la dura posizione anche del segretario Giuseppe Lupo: “Ci auguriamo che, con l’istituzione dell’albo – ha detto – queste nomine vengano revocate. Le scelte devono essere collegiali”. Intanto, il partito ha fatto presente in maniera chiara al governatore che non si presterà a questo gioco. E che altre nomine decise con lo stesso metodo potrebbero creare serie ripercussioni all’interno della maggioranza.

Il Pd non ci sta quindi a recitare il ruolo di comparsa. E inevitabilmente, però, la questione scivola sul ruolo del partito all’interno della giunta. Se nei giorni scorsi da diverse anime del partito (l’area che fa capo ad Antonello Cracolici lo ha fatto apertamente) era arrivata la richiesta di un rimpasto di governo, oggi anche aree più vicine al governatore, come quella che fa riferimento al capogruppo Baldo Gucciardi, non si nascondono più. “Il rimpasto? Non è un’assoluta priorità e nemmeno una novità. Ne abbiamo parlato già prima delle ferie”. Ma le ferie, nel frattempo, sono finite. “E adesso – conferma Gucciardi – è il momento di passare alla fase ‘esecutiva’. E dobbiamo fare presto. Sono tante le scadenze che ci attendono e la situazione della Sicilia è davvero drammatica. Entro dicembre dovremo approvare bilancio e Finanziaria-.Il governatore aveva assicurato – prosegue – che a settembre avremmo riaffrontato il tema, attraverso un’attenta valutazione dell’operato di assessori e dirigenti. Il governo deve darsi una mossa. Se serve, anche valutando qualche innesto in giunta. È arrivato il momento – conclude Gucciardi – di parlarne davvero”. E se ne parlerà, dopo che il governatore avrà ricaricato un po’ le pile, dopo dieci mesi di governo vissuti intensamente.

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31 Agosto 2013, 06:00

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