09 Settembre 2011, 18:03
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Quella targa, dice, è una bestemmia. “Una bestemmia contro lo Spirito Santo, una di quelle che non possono essere perdonate”. L’ultima polemica sul nome di Totò Cuffaro ha uno spirito giudiziario-religioso: oggetto del contendere, la targa che campeggia sulla casa di via degli Orti di San Giorgio, a Siracusa, dove nel 1953 fu celebrata come miracolo la lacrimazione di una statua della Madonna, restaurata nel 2007 ad opera della Regione e riaperta al pubblico sotto il segno del presidente dell’epoca. Cuffaro, appunto: “Il presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro interprete autentico della devozione del popolo siciliano alla Madonna delle lacrime – recita la targa affissa nella casa-santuario – ha promosso il recupero di questo luogo sacro dove Maria con il segno delle lacrime ha manifestato al mondo intero il suo amore di Madre”. Tanto è bastato al direttore di Antimafia Duemila, il cattolicissimo Giorgio Bongiovanni, per scrivere dalle colonne del suo giornale una lettera aperta all’arcivescovo di Siracusa, Salvatore Pappalardo, per chiedere la rimozione della targa.
Già, perché per Bongiovanni quella dedica è un nonsense. “Si tratta di un’aperta contraddizione – scrive – mantenere una targa firmata da un condannato per mafia che non può in alcun modo rappresentare il popolo siciliano”. Anche perché Bongiovanni, che proprio in provincia di Siracusa è nato e cresciuto, da quelle parti era arrivato con una comitiva di amici provenienti dal centro-nord, per lo più dalle Marche e dal Friuli. “I miei amici – spiega il direttore di Antimafia Duemila – mi chiedevano ‘ma come fate a non indignarvi?’. Dal punto di vista di un non siciliano fra favoreggiamento aggravato e concorso esterno poco cambia: sempre di condanna per mafia si tratta”.
La polemica, però, è rimasta in sordina. Al tam-tam della rete non è seguìta un’eco a Siracusa, tanto che alla Curia cadono dalle nuvole: “Una lettera aperta? – dicono dall’ufficio Relazioni con la stampa – L’arcivescovo non ne sa niente”. Niente di più filtra dall’Arcidiocesi: “Al momento monsignor Pappalardo non è in sede”, tagliano corto. Nessuna decisione, per il momento, dalla Chiesa siracusana.
Bongiovanni, però, non ne fa una questione di fede. Non una questione personale, ma pubblica: “Io e Cuffaro potremmo anche andare in pellegrinaggio insieme a pregare la Madonna – dice – ma non dev’esserci quella targa. Un condannato per un reato così grave non può rappresentare il sentimento religioso dei siciliani, quindi anche mio”. Perché il sentimento è comune: Bongiovanni, nella sua lettera, racconta di aver pregato la Madonna “affinché liberi la Sicilia dalla mafia e faccia togliere quella targa ignominiosa che grida vendetta al cielo”. Un po’ come faceva Cuffaro, che negli anni della sua ascesa fece parlare di sé per avere affidato alla preghiera la soluzione della crisi idrica. L’acqua, poi, tornò nelle case dei siciliani. Chissà che adesso non sparisca la targa.
(Foto Antimafia Duemila)
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09 Settembre 2011, 18:03